Crisi energetica, si è fermata anche l'Acciaieria Arvedi facendo smaltire ai dipendenti ferie arretrate. Cassa integrazione per 400 a Terni
La crisi dell'energia mette a rischio la produzione dell'acciaio in tutta Europa. In diverse fabbriche è scattata la cassa integrazione. Nella mappa pubblicata ieri da "Il fatto quotidiano" redatta dal Centro Studi della Cgil figura anche l'acciaeria Arvedi di Cremona. Per ora non si è fatto ricorso ad ammortizzatori sociali ma all'acciaieria di via Acquaviva si è dato il via allo smaltimento delle ferie arretrate con il fermo degli altoforni. Una breve ripresa dopo lo stop annuale di agosto (ripresa dell'attività di produzione il 27 agosto), poi la decisione di fermare il tutto per due settimane. La prossima settimana si proseguirà a giorni alterni ma non è escluso che anche il gruppo cremonese possa far ricorso in futuro agli ammortizzatori sociali. Costo del gas e dell'energia, costo del rottame, del nichel e del cromo ma anche una contrazione delle commesse abituali e la forte concorrenza di Cina e Corea, queste sarebbero le ragioni dello stop. D'altra parte il gruppo ha messo in cassa integrazione 400 lavoratori all’Ast di Terni, acciaieria di proprietà di Arvedi (che qualche settimana fa ha acquistato anche l'acciaieria di Vasto). "Vista la contrazione del mercato di riferimento – si legge nella lettera inviata alle Rsu dall'acciaieria di Terni – che ha determinato il conseguente calo delle commesse di lavoro, registratosi ormai da qualche tempo e proveniente soprattutto da parte della committenza abituale, nonostante gli sforzi profusi per reperire nuove ed alternative occasioni di lavoro tutt’ora in corso, la società si trova nella condizione di dover ridurre la propria attività produttiva». Per questo sono previste delle misure di sospensione e/o riduzione delle attività lavorative: «Per tale effetto si richiede l’intervento della Cig ordinaria e delle relative provvidenze, che a decorrere già dal 16 settembre 2022 e sino al 30 settembre, per un periodo presumibile di tre settimane, potranno interessare fino a un massimo di 400 dipendenti circa, tra quadri impiegati e operai rispetto a un organico aziendale complessivo che attualmente risulta essere pari a 2.278 unità lavorative».
Ma la situazione è simile anche in altre acciaierie lombarde - come sottolinea il documento dei metalmeccanici della Cgil - dall'Alfa Acciai di Brescia (in solidarietà fino al marzo 2023), al gruppo Marcegaglia di Bergamo e Lodi (che ha prorogato il fermo estivo) e altre ancora.
Cassa integrazione, prolungamento delle chiusure estive, fermate temporaneee, flessibilità degli orari di produzione. Le acciaierie italiane producono ormai a singhiozzo. Per questo è necessario un intervento immediato da parte del governo.
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commenti
L'innominato
18 settembre 2022 10:55
Ottima occasione per controllare il miglioramento della qualità dell'aria e delle polveri sottili ?
Daniel Disingrini
18 settembre 2022 12:05
Tutto questo succede perché un pazzoide, Mario Draghi, NON vuole pagare il gas che la Russia ci fornisce, e oltretutto manda armi affinché i russi siano UCCISI.
Il problema si risolve alla base togliendo di mezzo Mario Draghi.
E' tutto così semplice.