3 aprile 2022

Dagli archivi segreti degli americani. Quando l'agente segreto Usa Dalila25 incontrò a Cremona un importante funzionario doppiogiochista

Nel 2022 il nome Dalila25 potrebbe essere associato ad una realtà social dove l'anonimato dovrebbe funzionare, paradossalmente, come mezzo per farsi conoscere senza farsi riconoscere. Il nome Dalila nella tradizione biblica fa riferimento ad una persona che indebolisce o distrugge dall'interno, nella Bibbia Dalila è colei che fa innamorare il potente e invincibile Sansone per poi tradirlo e, tagliandogli i capelli, lo priva della sua forza sovrumana facendolo catturare dai filistei.

Nel 1945 Dalila25 aveva ben poca attinenza con i social, di qualsiasi natura fossero ai tempi, ma è un personaggio chiave nella storia degli ultimi mesi di guerra in nord Italia. Nel gennaio 1945 gli Alleati dovevano sferrare il colpo di grazia per chiudere la partita con i nazisti ma, anche dopo la caduta Reichstag a Berlino, per i paesi liberati si apriva il dubbio della ricostruzione tra le macerie lasciate dalla guerra. Dalila25 era la chiave di volta per rendere più facile il passaggio dalla guerra alla ricostruzione, così come la chiave di volta è una pietra che sostiene l'intera struttura dove è applicata Dalila25, o più semplicemente Dalila, era il nome in codice di un agente segreto, identità sconosciuta, che doveva girare il nord Italia per trovare contatti o simpatizzanti in grado di ridurre al minimo i danni e i sabotaggi dei nazisti in ritirata.

Dalila era l'agente segreto operativo dell'incredibile piano d'azione IVY, nome in codice dell'operazione Ivonne, che si componeva di una delicatissima serie di azioni da compiere tra il gennaio 1945 e la fine della guerra. IVY racconta una verità immaginata ma realmente poco conosciuta; fin dalla fine del 1943 i servizi segreti americani avevano fatto un'enorme opera di selezione tra vari candidati, trovando un paio di profili compatibili alle loro esigenze che vennero addestrati alla perfezione senza tralasciare nulla. Per sviluppare IVY gli americani avevano messo in campo enormi risorse e vari specialisti in modo da poter infiltrare in Lombardia, Piemonte e Veneto una persona per poter accedere a informazioni di primo ordine. L'investimento per i servizi segreti era molto alto quindi il risultato doveva essere garantito e così, dopo svariati mesi di addestramento, di analisi, di prove linguistiche e sfruttando lo sviluppo di contatti più o meno validi Dalida entra in campo partendo da Viareggio nel gennaio del 1945 con una sola missione: recuperare informazioni e persone che serviranno agli Alleati nei mesi successivi per tutelare la struttura industriale del nord Italia. Per rendere la missione perfettamente operativa gli americani mettono sul tavolo ogni possibile risorsa disponibile in America e in Italia, dai cittadini antifascisti a membri delle Forze Armate disponibili a collaborare pur di potersi liberare dal giogo nazi fascista. I fascicoli sull'operazione IVY confermano in maniera eccellente quello che vediamo nei film di spionaggio, sempre se ben fatti, dove nelle pellicole i candidati come Dalila dovevano saper creare una trappola con fiammiferi e fil di ferro o immagazzinare mentalmente una marea di informazioni su luoghi e persone da visitare o da contattare, il tutto spiegato rigorosamente in italiano.

Nomi, cognomi e indirizzi, corporatura ma anche la balbuzie, il mancinismo, lo strabismo, ogni caratteristica fisica o psicologica della enorme rete di contatti fedeli agli Alleati nel nord Italia doveva entrare nella testa dell'agente, così come la presenza di piccoli mercati, bar, casa di piacere o altro in prossimità dei luoghi destinati alla raccolta di informazioni. Verba volant, scripta manent poteva essere il motto degli addestratori dei servizi segreti americani, se Dalila doveva venire catturato non avrebbero dovuto trovargli nulla tranne che del denaro contante e i documenti falsificati, ogni altra cosa avrebbe potuto compromettere altre operazioni, si ragionava per compartimenti stagni, informando in maniera orale pochissime persone. I segreti sono tutto e tali dovevano rimanere, per Dalila venir catturato significava una sola cosa come spiegato nelle regole d'ingaggio di IVY; dover morire, i servizi segreti americani non prevedevano né lo scambio di prigionieri né operazioni per la sua liberazione. Dall'addestramento richiesto risulta chiaro che l'agente doveva essere preparato senza alcuna esitazione di nessun tipo, non tanto per scampare ai controlli di polizia quanto per raggiungere il vero nocciolo della operazione IVY, ovvero conoscere e reclutare, perché quando sei davanti ad un titubante rappresentante della Repubblica Sociale Italiana non devi avere esitazioni, o lo recluti o sei un agente compromesso.

Per portare a termine IVY l'agente Dalila aveva a disposizione di tutto; soldi, favori, segreti, la corruzione o l'omicidio, il silenzio o il ricatto, ogni sfumatura della vita di ogni giorno andava utilizzata per continuare la missione, perché da quella missione doveva ripartire il sistema industriale e produttivo italiano. A fine febbraio l'agente è a Cremona, ha nella testa il nome di un funzionario della Repubblica di Salò, Dalila lo conosce perché gli addestratori gli hanno fatto studiare a memoria le caratteristiche, soprattutto psicologiche, del candidato. Sa dove abita, dove lavora e dove va a bere il caffè a metà mattina, sa quali sono i punti deboli del suo carattere, la spia lo deve contattare e carpirgli informazioni con o senza reclutamento, quello poteva arrivare anche dopo, ma la parte fondamentale della missione erano le informazioni sulla realtà industriale cremonese. L'interesse degli americani è rivolto principalmente alla Armaguerra, l'industria della quale oggi stanno scomparendo anche le ultime vecchie mura in via Castelleone. L'Armaguerra era una perla della produzione industriale bellica in Europa, i nazisti volevano i macchinari e i tecnici, gli americani le teste pensanti e i disegni dei brevetti che avevano dato origine ad alcune armi raffinatissime e avanzatissime per l'epoca. Dai resoconti il lavoro di Dalila va a buon fine ma i nazisti avevano già requisito macchinari, materiali e persone e trasferito tutto nei bunker del lago di Garda, l'agente acquisisce alcune informazioni sul sentimento bellico cittadino che, ormai, è quasi nullo.

I cremonesi pensano solo a ricostruire e a ripartire con la una vita normale senza tutti gli stenti sofferti negli ultimi anni, per gli americani questo concetto poteva dare origine ad un eventuale cambio di strategia durante la risalita delle forze armate verso nord.

Una volta lasciata Cremona Dalila parte verso Milano dove dovrà avere un colloquio con un alto dirigente di una industria dedita alla produzione di componenti per radio. Il piano IVY si basava essenzialmente sul fatto che l'agente doveva mantenere un profilo molto basso, doveva letteralmente scomparire per presentarsi soltanto davanti a militari o persone simpatizzanti con gli Alleati, le informazioni erano oro in quei mesi. Gli statunitensi, pragmatici come sempre, avevano stabilito un prezzo per le persone in Italia coinvolte nel piano IVY, in caso di morte la famiglia avrebbe ricevuto 750000 lire di allora, pari a circa 60000 euro odierni, nel contratto veniva stabilito anche il costo dell'abbigliamento e le spese varie necessarie per portare a buon fine la missione. Il “breviario” delle regole studiate per la spia era chiaro, frasi di riconoscimento brevi ed efficaci, la parola chiave da memorizzare in caso di agente doppiogiochista nemico era “Rosati”, termine appositamente studiato in quanto utilizzabile sia come cognome o come aggettivo all'interno di una frase, rendendo più facile il lavoro per la spia. Nei mesi passati in nord Italia Dalila faceva riferimento, tramite un apposito cifrario radio, ad una sola persona all'interno dei servizi segreti americani, il famoso tenente James detto “Il martin pescatore” Angleton dell'unità Z. Angleton ebbe a che fare con Cremona quando a fine conflitto arrestò il nazista inglese John Amery, che in città aveva trovato alloggio, e quando, nell'agosto del 1945, interrogò la ragazza cremonese Rosa Capelli in qualità di cameriera del capitano delle SS Guido Zimmer. L'interrogatorio della cremonese servì solo per avere conferma di ciò che Angleton sapeva da mesi, tanto che Rosa venne liberata subito dopo senza alcuna accusa, del resto già Dalila aveva provveduto ad informare il martin pescatore su quali pesci fossero da reclutare o meno. 

Marco Bragazzi


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