E' di origine cremonese la suora finita in manette insieme ad altre 25 persone per il suo ruolo di intermediaria tra un clan della 'Ndrangheta e i detenuti del carcere in cui operava come volontaria
Un'accusa pesantissima: usare il proprio incarico spirituale per fare da intermediaria tra un clan 'ndranghetista e i detenuti, col compito di trasmettere e ricevere comunicazioni e informazioni utili per pianificare strategie criminali. Suor Anna Donelli, 57 anni, cremonese di origine e da olte 15 anni volontaria nel carcere di San Vittore a Milano e nel penitenziario di Brescia.
"La suora è dei nostri" sarebbe l'intercettazione che non lascia margine di interpretazione e che mette la religiosa al centro della maxi operazione della polizia di Stato e dei militari della Guardia di finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Brescia. Per questo la suora cremonese è tra le 25 persone arrestate nell'operazione antimafia, che ha portato anche al sequestro preventivo di oltre 1,8 milioni di euro oltre a numerose perquisizioni nelle province di Brescia, Reggio Calabria, Milano, Como, Lecco, Varese, Verona, Viterbo e Treviso.
Suor Anna, dell'ordine delle Suore della Carità, nata a Cremona, ha intrapreso il suo percorso vocazionale all'età di 21 anni; la sua storia personale è segnata a 34 anni dalla morte improvvisa della sorella gemella, che all'epoca aveva tre figli piccoli, in un incidente stradale. La sua vita da monaca l'ha vista per anni impegnata in prigione, come volontaria e proprio all'interno delle carceri ha evidentemente portato avanti, da insospettabile, la sua attività legata alle cosche 'ndrine, coinvolte in tutta una serie di reati che vanno dalle estorsioni al traffico di armi e droga, ricettazioni, usura, reati tributari e riciclaggio, oltre al reato di scambio elettorale politico mafioso.
Suor Anna «Collina», ribattezzata così per il suo ruolo di arbitro di calcetto nelle ore d’aria dei carcerati, era attiva dentro e fuori le mura del carcere per il recupero dei detenuti. Ora le accuse mosse contro di lei sono pesanti, in quanto avrebbe agito da intermediaria sfruttando proprio l’incarico spirituale che svolgeva e che le consentiva di avere libero accesso alle strutture penitenziarie, per trasmettere «ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai soggetti sodali o contigui al sodalizio reclusi in carcere», ricevendo a sua volta dai detenuti «informazioni utili per meglio pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative delle Forze dell'ordine e dell'Autorità giudiziaria» e proponendosi per favorire «lo scambio informativo tra i detenuti e i loro prossimi congiunti nel caso di divieti di colloqui», e infine «risolvendo dissidi e conflitti tra i detenuti all'interno del carcere».
La religiosa è stata ritenuta "a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere" e per questo per lei ed altri 24 soggetti sono scattate le manette. Tra le persone finite agli arresti ci sono anche l'ex consigliere comunale di Brescia Giovanni Acri ed agli arresti domiciliari si trova anche Mauro Galeazzi, ex assessore a Castel Mella, arrestato in passato per tangenti poi scarcerato e assolto.
L'indagine è partita a settembre 2020 per sondare l’operatività, in territorio bresciano, di un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista, originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte (in provincia di Reggio Calabri), residente da anni in questa provincia, spiegano gli investigatori in una nota, «e legata da rapporti federativi alla cosca “Alvaro”, egemone nella zona aspromontana compresa tra i comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte».
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