Efrem Morelli si prepara alle paralimpiadi di Parigi (un record). "Cosa insegna lo sport? Responsabilità, impegno, costanza. E a ripartire quando si cade"
Campioni si nasce o si diventa? Forse non c’è una risposta, ma di sicuro campioni non ci si improvvisa. Serve sempre e comunque tanta passione, dedizione e sacrificio.
Efrem Morelli è un campione. Oggi è un campione paralimpico di nuoto, tesserato con la Società Canottieri Baldesio e il GS Fiamme Oro, con un palmares in cui perdersi contando le medaglie d’oro vinte in giro per il mondo, tra campionati europei, mondiali e gare paralimpiche.
Questa volta però con Efrem voglio fare una chiacchierata un po’ diversa dal solito, voglio chiedergli come interpreta il mondo dei giovani e dello sport ai giorni nostri, lui che lo vive dall’interno e ad alti livelli da oltre 30 anni. Lo chiedo proprio a lui perché non è più un ragazzino ma un uomo maturo, ma anche e soprattutto per la sua storia personale: prima campione di motocross già da giovanissimo e poi, a seguito di un incidente nel 2000, ha dovuto reinventarsi la sua innata indole da sportivo andando a scoprire la passione per il nuoto, praticato inizialmente a titolo terapeutico, che invece l’ha portato ad arrivare sul tetto del mondo.
«Oggi vedo che per moltissimi atleti conta prima di tutto l’immagine più che l’attitudine, ciò che emerge dai social più che il vero talento. Ci sono moltissimi atleti che hanno un forte ritorno di immagine anche se in realtà sul piano sportivo il rendimento è scarso. Questo è un approccio non sano, è un castello di carte che prima o poi cade e li travolge». Un approccio ‘acchiappa like’, una sorta di paese dei balocchi, pericoloso soprattutto per i più giovani, che vorrebbero bruciare le tappe, ma in realtà spesso finiscono per bruciare solo sé stessi.
Inutile dire che i risultati arrivano con la costanza e la passione, spesso servono anni di allenamento e dedizione ed in questo frangente molte volte i giovani finiscono per abbandonare: «Serve tempo ed impegno, ma ciò non sempre combacia con le esigenze della vita: sul piano economico in primis -spiega Efrem- Io in questi 20 anni ho sempre lavorato ed ho avuto la fortuna di poterlo fare in proprio. Con un lavoro dipendente come avrei potuto gestire tutti gli impegni di allenamenti, gare, trasferte? Come atleti riceviamo un contributo spese, ma non è certo uno stipendio».
Tradotto in pratica, Efrem si allena dalle 2 alle 3 ore ogni giorno, esclusa la domenica; la sua giornata ha dei ritmi ben scanditi, divisi tra il lavoro all’autolavaggio di Via Milano e l’allenamento, in vasca e fuori. Poi ci sono le gare: «Sono appena tornato dal World Series di Lignano Sabbiadoro, la prima gara importante dell’anno per confermare la preparazione. Finalmente quest’anno c’erano 47 nazioni, quindi una platea di atleti molto stimolante».
Efrem è tornato con due titoli italiani 50 rana e 150 misti, World Series oro nei 50 rana e quarto posto World Series nei 150 misti. Da qui nemmeno il tempo di rilassarsi, ma di nuovo in vasca per prepararsi alla prossima prova internazionale: ad agosto partenza per i campionati mondiali a Manchester, validi per la qualifica alle paralimpiadi di Parigi 2024.
Già sarebbe abbastanza dire di gareggiare ad una competizione olimpica, ma poter raccontare di essere in procinto di farlo per la quinta volta è davvero da grandi campioni. Soprattutto se sei all’alba dei tuoi 44 anni, quindi non proprio un ‘giovanotto’ per il mondo dello sport.
«L’ultima paralimpiade, a Tokio, sono arrivato quarto per un soffio. Ma al di là del risultato, l’esperienza è stata surreale a causa delle restrizioni per il Covid. – spiega Morelli- Dalla quarantena all’arrivo in albergo alla diffidenza tra noi atleti nel villaggio olimpico, dalla paura di risultare positivo ai tamponi quotidiani alla difficoltà di gareggiare in un palazzetto da 15.000 posti completamente vuoto, dove sentivi anche l’eco della tua voce».
E proprio il nuoto è stato uno degli sport maggiormente penalizzati dal Covid: «Le piscine sono stati gli ultimi impianti a riaprire, con tutte le difficoltà poi di organizzazione e gestione. Negli ultimi mesi si è aggiunto il caro bollette, che dato un’ulteriore mazzata agli impianti già in difficoltà» conferma Efrem.
Una nota positiva il campione cremonese la coglie quando parla ai ragazzi nelle scuole, soprattutto medie e superiori, dove ha seguito diversi progetti dedicati allo sport sia nella nostra provincia che in Emilia, dove ha incontrato una quindicina di scolaresche, insieme ad altri atleti che spiegano loro l’importanza dello sport come scuola di vita: «La vita da sportivo è una vita sicuramente di sacrificio, ma insegna tantissimo. Sul piano delle responsabilità, dell’impegno e della costanza. Insegna a vincere e a perdere, a ripartire quando si cade; le strigliate degli allenatori sono un aspetto fondamentale, soprattutto per quando ci si affaccerà poi al mondo del lavoro, a cui oggi i ragazzi arrivano in età sempre più adulta. L’esperienza sportiva sicuramente è un valore aggiunto per affrontare la vita lavorativa. E poi chi fa sport impara a gestire i propri impegni e di sicuro non ha tempo di annoiarsi». E spesso, purtroppo, è proprio la noia a tradire i nostri giovani e farli perdere dietro a false chimere. «Ma i giovani che incontro di solito dimostrano interesse, seguono volentieri i nostri racconti ed intervengono con domande e curiosità. Molti di loro praticano già uno sport, auguro loro di poterlo fare guidati sempre dalla passione» conclude Efrem.
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