17 febbraio 2023

Energia e complicità al Ponchielli per l’Ensemble Orchestral de Dijon. La compagine formata da studenti, amatori e docenti è un esempio da seguire

Un gran bel colpo d’occhio quello che si è trovato di fronte il pubblico del Teatro Ponchielli. 93 musicisti schierati sul palco sono ormai difficili da vedere anche nelle grandi Fondazioni Lirico-Sinfoniche. 

L’Ensemble Orchestral de Dijon è un progetto nato nel 2004 e riunisce studenti (in gran parte), docenti ed amatori accomunati dalla provenienza dal capoluogo francese. Giunti a Cremona il 13 febbraio, gli strumentisti hanno passato questi giorni a provare in teatro il repertorio proposto in concerto all’interno di una Masterclass orchestrale propedeutica proprio alla realizzazione dell’esibizione.

Un programma tanto interessante quanto complesso quello proposto dalla compagine d’oltralpe che vedeva in incipit il primo e l’ultimo movimento di Sinfonia Fantastica di Berlioz. Già dalle prime note è emerso l’entusiasmo ed il clima positivo di complicità fra le file. L’orchestra ha trovato un buon assestamento con “fantasticherie”. Bene anche “sogno di una notte di Sabba”, con particolare menzione alle sezioni di ottoni e legni che hanno proposto un suono compatto ed intonato.

Quando Maurice Ravel scrisse il suo Bolero lo pensó per l'Opéra national de Paris dove andrò in scena il 22 novembre 1928, diretto da Walther Straram con la coreografia di Bronislava Nijinska; protagonista fu Ida Rubinštejn, le scene e i costumi realizzati da Alexandre Benois. Il successo fu tale che due anni dopo egli stesso lo diresse senza balletto, in forma di concerto. La partitura è un grande crescendo musicale che disarma lo spettatore con questa gigantesca orchestra schierata ma che principia solo con un tamburo ed un flauto. In questa pagina musicale gli strumenti sono “soli” e ciascuno dei fiati ha una frase delicatissima da proporre ed eseguire con linearità e gusto. L’orchestra francese porta a termine un’esecuzione piuttosto pulita, col giusto piglio, pur con qualche piccola marginale sbavatura. Flavien Boy prende un tempo giusto, rispettando il volere del compositore che in una nota (dopo aver assistito ad alcune esecuzioni poco ortodosse) scrisse che il suo Bolero dovesse durare 17 minuti e che il tempo dovesse essere il medesimo da capo a fine. Quest’ultima postilla era dedicata ad Arturo Toscanini col quale ebbe una discussione legata all’esecuzione del direttore italiano che acceleró in modo spropositato il “tactus” per poi dilatarlo nel finale. Inutile dire che Ravel non gradì, ed anzi commentó “I virtuosi sono incorreggibili, sprofondati nelle loro chimere come se i compositori non esistessero”.

Dopo la pausa l’Ensemble si è cimentato in un’altra pagina di straordinaria bellezza: La Sagra della Primavera di Igor Stravinsky. Non ci si deve far ingannare dalla traduzione italiana, il compositore alludeva a tutt’altro che ad una festa di paese. Piuttosto quest’opera è una “consacrazione”. Il gioco di continui cambi di ritmo, di melodie, di colori orchestrali rende questa composizione decisamente ostica da eseguire. L’orchestra mostra tutto il lavoro fatto negli scorsi giorni, evidenziando il dettaglio tecnico dei passaggi più complessi. Conclude un buon assieme generale, che non guasta mai. 

Ancora una volta Flavien Boy dimostra il giusto peso nella tenuta dei tempi e nella gestione dei flussi sonori, guidando con polso deciso il suo grande ed entusiasta Ensemble Orchestral de Dijon.

Applausi scroscianti hanno convinto il direttore ad un bis. Boy si è allora rivolto alla sala e ha ironizzato: "C'è una tradizione, non si esegue mai bis dopo La Sagra della Primavera. Ma visto che ho compiuto qualche errore, ripeterò le ultime pagine per permettere all'orchestra di suonarla bene" ha chiuso scherzando fra nuovi applausi. E quindi la sala ha goduto nuovamente delle ultime battute di Stravinsky. Una serata scandita da un programma non banale ma di facile ascolto eseguito da questo gruppo il cui progetto dovrebbe essere preso d’esempio anche nella nostra città. Milano ci ha anticipato anni fa con l’orchestra amatoriale “LaVerdiPerTutti”, composta dalle prime parti dell’Orchestra Sinfonica di Milano e da dopolavoristi diplomati, appassionati e studenti. Chissà se a Cremona… 

 

fotoservizio Gianpaolo Guarneri/Studio B12

Loris Braga


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