Abiti usati: la Caritas annuncia con rammarico lo stop alla raccolta a partire dal primo agosto, una decisione storica che lancia un segnale fortissimo
Dopo molti anni anni, la Caritas Cremonese e la cooperativa sociale Carità e Lavoro devono interrompere definitivamente la raccolta di abiti usati. Dal 1 agosto 2025, dunque, all’interno delle parrocchie del territorio della Diocesi di Cremona non ci saranno più gli inconfondibili cassonetti gialli.
A darne notizia, «con grande rammarico», è la Caritas Cremonese, l’unica finora rimasta in Lombardia a svolgere direttamente il servizio di raccolta, che nei giorni scorsi ha comunicato con una lettera inviata alle parrocchie la decisione obbligata di interrompere il servizio
Le ragioni sono molteplici e sono di ordine economico, normativo e logistico. A spiegarlo nella lettera inviata ai sacerdoti è don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas Cremonese e presidente della cooperativa sociale Carità e Lavoro: «Purtroppo il mercato dell’abbigliamento è cambiato radicalmente: gli abiti usati hanno perso molto valore e se ne accumulano quantità sempre maggiori che devono essere smaltite con costi molto elevati. Oltre a questo – aggiunge don Codazzi – l’entrata in vigore di un nuovo regolamento europeo a inizio anno ci ha costretti a prendere una decisione drastica e definitiva».
Secondo questo regolamento, infatti, anche i tessuti danneggiati non possono più essere smaltiti nei rifiuti indifferenziati, ma devono essere riciclati dai gestori pubblici o da ditte specializzate convenzionate.
«In concreto – prosegue il direttore di Caritas Cremonese – ciò significa che i Comuni devono raccogliere separatamente non solo carta, vetro, plastica, ed altro, ma anche tutti i tipi di rifiuti tessili. Per poter continuare a offrire il servizio di raccolta, come Caritas avremmo perciò dovuto sottoscrivere convenzioni specifiche con ogni Comune. E questo può farlo solo un’azienda specializzata nello smaltimento e riciclo rifiuti».
Tutte ragioni che portano dunque alla decisione, sofferta ma inevitabile, di interrompere completamente la raccolta di abiti usati nelle parrocchie a partire dal 1 agosto 2025.
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commenti
marco
25 luglio 2025 10:50
Dispiace, ma almeno smetterà il saccheggio ai cassonetti con conseguente abbandono di quelli che non interessano...esempio? Quello vicino all'edicola situata accanto al palazzo Due miglia.
Non è della Caritas ma è uguale.
Annamaria
25 luglio 2025 14:36
Peccato che nessuno sappia come si devono conferire gli scarti e/o rifiuti tessili alla piattaforma della differenziata, se sei un utente domestico. Ho chiesto più volte, anche direttamente all'assessore durante una delle (rarissime) assemblee del quartiere centro, ma nessuna risposta mi è stata fornita circa le modalità di conferimento. Aspetto di sapere come posso fare per portare alla piattaforma gli indumenti non più utilizzabili e, già che ci sono, sarei curiosa di sapere le date e i luoghi dove l'ecocar farà tappa nei prossimi mesi. Sarò distratta io ma mi pare che il mezzo per la raccolta nei quartieri dei rifiuti elettrici/elettronici si sia perso per strada e mi pare decisamente idiota dover prendere l'auto (vietatissimo arrivare alla piattaforma in bici o altro mezzo a due ruote, anche se si deve smaltire una radiolina) per portare due piccoli faretti ....
Potrei provare a chiedere direttamente ad aprica ma, visto che il comune ha il pieno controllo sull'operato della stessa (si capisce il sarcasmo?), mi aspetto risposte esaustive dal comune.
Poi ci si stupisce se la malavita si arricchisce con il ciclo dei rifiuti?....
Maria
25 luglio 2025 18:04
Io sono sola e non ho la macchina ho 75 anni sono andata in bicicletta x un ferro da stiro mi hanno mandato indietro
Fiorenzo
25 luglio 2025 19:30
Cosa ci si può aspettare da gente che ragiona solo con l'intelligenza artificiale?
Fiorenzo
25 luglio 2025 19:27
Per forza non rispondono, perché non sanno rispondere. Stanno annegando nella marea dei loro assurdi regolamenti, leggi e direttive. Infine: se continua così (e nulla fa presagire diversamente) la criminalità potrà solo ingrassare.
sebastian
26 luglio 2025 11:30
Scusate ma i vestiti non andavano ai poveri ??? allora tutta una presa in giro . adesso ho capito perché voglio a tutti i costi i migranti .
Che truffa
Annamaria
26 luglio 2025 15:45
La Caritas raccoglieva abiti usati anche prima che la "fast fashion" diventasse una piaga a causa dei volumi mostruosi di abiti praticamente "usa e getta". Questo causa, tra i tanti problemi, anche quello di avere una quantità di abiti che equivalgono a spazzatura. Non sono esperta in materia, è probabile che gli abiti usati raccolti debbano poi essere vagliati, se non viene fatta una raccolta separata tra abiti ancora utilizzabili e "scarti tessili" generici. Secondo quanto riportato nell'articolo la Caritas non ha una struttura adatta a compiere questo tipo di selezione e di conseguenza di conferimento/smaltimento di quanto non più utilizzabile. Pare di capire che, come spesso accade, le norme vengono fatte "in teoria", senza sapere cosa succede nella vita reale e senza dare indicazioni o supporto a chi da anni si occupa di questo tipo di raccolta. Gli scarti tessili, da quelli dell'industria fino al paio di calzini con più buchi che calzino, rappresentano una fonte di materie prime secondarie importante. Invece di complicare le cose sarebbe utile stabilire poche regole chiare (con controlli adeguati per scongiurare truffe o infiltrazioni malavitose) adeguatamente spiegate. Se le informazioni venissero diffuse in modo chiaro ci sarebbero meno problemi e fraintendimenti.
Claudia
26 luglio 2025 17:19
I vestiti venivano venduti!
I soldi poi venivano usati dalla chiesa, si presume per opere di carità.
Claudia
26 luglio 2025 20:43
Bene. Ogni tanto le regole europee servono. Ora toglieteli in tutti i paesi questi cassonetti che accumulano solamente pattumiera
Luciana T
27 luglio 2025 04:13
Rammarico per un servizio ai meno fortunati, d'altra parte il business green dei rifiuti non riguarda solo la malavita. Gli inceneritori della Germania prosperano sulla differenziata per cui si fa pagare da altre nazioni. Sono attrezzati da decenni a guadagnare/speculare sulle vite altrui, in effetti. A livello locale, l'amministrazione comunale ha investito molto in... bidoni. Forse pensano che l'indifferenziato sia il posto giusto, in modo da garantire volumi e conferimenti maggiori per la gioia e le tasche di Aprica. Pranzare spesso al ristorante spesati da noi garantisce alla giunta Virgilio idee proprio brillanti e risparmia loro di prendere la bici per andare a casa o comprarsi un panino. Il 'nuovo' che avanza non ha tempo da perdere quando si tratta di riempirsi la panza. E poi rischierebbero di scoprire la condizione pietosa delle strade e della viabilità.
Ros quiroz
27 luglio 2025 06:54
Quindi la gente che vuole donare non puo più per norma europea . Benone!! Cosi obligano il popolo a comperare comperare anche a basso costo pur sapendo che gli abiti economici sono di plastica ed altro. Grazie all'Europa che ci costringe piùa fare quel che le multinazionaliste globalistie vogliono ammalarci
Gianni
27 luglio 2025 17:45
Hanno finito di vendere ai mercatini vintage? Non rende più? O c'è un accordo con il comune per aumentare i rifiuti e quindi le tasse!?