Esercizi pubblici sempre più in difficoltà: "Stiamo vivendo un lockdown mascherato. Siamo aperti ma è come se fossimo chiusi"
“Stiamo vivendo un lockdown mascherato. Siamo aperti ma è come se fossimo chiusi". Così Alessandro Lupi, presidente provinciale Fipe Confcommercio. "Con responsabilità - prosegue - offriamo un servizio alla comunità ma le spese di gestione superano di gran lunga quelle di gestione delle nostre attività. La clientela è ridotta almeno dei due terzi nei ristoranti e bar. Ancora peggiore il quadro per alberghi (al lumicino per il blocco del turismo) e dei locali da ballo e discoteche (completamente bloccati) Una situazione insostenibile che rischia di avere conseguenze pesantissime sul futuro delle realtà del settore. Come Fipe e come Confcommercio chiediamo attenzione al Governo, per evitare una deriva pericolosissima: quella della chiusura definitiva delle nostre partite iva, con ricadute pesantissime sul fronte occupazionale e su quello dell’impoverimento delle nostre città e paesi. Non basta garantire la possibilità di accedere a bar e pubblici esercizi. Oggi il turismo è bloccato, il lavoro sta tornando ad essere smart e da casa, le scuole progressivamente reintroducono la didattica a distanza. In generale è accresciuta la paura di essere contagiati e, per questo, si tende a limitare la vita sociale. In occasione delle festività, un momento strategico per le imprese, moltissime sono state le disdette. Il ritorno al lavoro, dopo la pausa per le festività, è arrivato con il contagocce. Anche perché la frequentazione delle nostre attività ha visto imporre nuove limitazioni, come quella del super green pass. Scelte comprensibili e condivisibili per il contenimento della pandemia, ma le aziende non possono essere le sole a pagare il conto di queste decisioni e di queste limitazioni. Non possono – provate come sono dagli ultimi due anni – affrontare da sole la nuova emergenza che stiamo attraversando. Purtroppo, ad oggi, manca la minima attenzione al problema. E ritornano attuale le immagini simbolo di qualche mese fa, quella di ristoratori accasciati nella loro cucina, disperati perché abbandonati a loro stessi e con pochissime prospettive di ripartenza. Non vogliamo arrenderci”.
“Come associazione di rappresentanza – continua Lupi - chiediamo misure efficaci ed urgenti. Prioritaria è la proroga degli ammortizzatori Covid, scaduti con la fine del 2021”. “Come imprenditori - aggiunge - siamo i primi a voler salvaguardare i nostri collaboratori, sui quali abbiamo investito in formazione, ma anche in relazioni umane rafforzando fiducia. Per noi “piccoli” (come ci chiama Di Vico) l’azienda e chi vi lavora è come una seconda famiglia. Siamo preoccupati. La Cassa Covid, per ora solo annunciata, deve essere tradotta in un decreto di proroga. Diversamente rischia di generare gravi ripercussioni sulla tenuta occupazionale del settore. Moltissimi posti di lavoro sono a rischio. Se pensiamo al superamento dell’emergenza non possiamo permettere (come è già avvenuto in tempi recenti) l’ulteriore dispersione delle competenze presenti nel comparto”.
“La richiesta che, come Fipe e Confcommercio avanziamo all’esecutivo di Mario Draghi, è quella di ulteriori 13 settimane di cassa Covid. - spiega il direttore generale di Confcommercio Cremona Stefano Anceschi - Vogliamo scongiurare, in ogni modo, ridimensionamenti e problemi sociali e, contestualmente, riteniamo indispensabile salvaguardare le prospettive per un settore strategico per l’economia del Paese. Quasi una beffa, dal momento che la riforma degli ammortizzatori rischia di aggiungere costi alla pressione fiscale per le imprese, per di più senza criteri equi. Quotidianamente raccogliamo la preoccupazione die nostri iscritti, la loro delusione e la loro sacrosanta rabbia. Molti sono pronti a tornare in piazza, a far sentire la loro voce. Non possiamo che sottoscrivere e condividere le loro ragioni. Come Confcommercio e Fipe lanciamo un appello forte alle Istituzioni: se la situazione dovesse perdurare per le prossime settimane, va rivalutato il tema dei ristori. Oggi gestire una attività è sempre più difficile. Aumenti delle materie prime e dell’energia hanno ridotto la nostra marginalità. In attesa del ritorno alla normalità si disponga la proroga delle moratorie bancarie e fiscali, così come si valuti ad incentivi concreti in tema di affitti. Misure indispensabili non per rilanciare il settore ma, semplicemente, per evitare un suo drastico e pericoloso ridimensionamento”
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