Esposto in Cattedrale il più antico presepe cremonese, in legno intagliato nel 1480 da Bongiovanni de' Lupi. E' il Presepio del Paladino
Una straordinaria sorpresa in Cattedrale. Esposto nell'ultimo altare a sinistra prima del transetto c'è il più antico presepe cremonese, una preziosa ancona lignea intagliata da Bongiovanni de' Lupi. Un regalo straordinario per i cremonesi che frequenteranno il Duomo in queste feste e per i turisti che potranno ammirarlo insieme alle mereaviglie della "Cappella Sistina della Valpadana". E' uno dei più antichi presepi, cioè la rappresentazione plastica della Natività con figure a tutto tondo sullo sfondo di un paesaggio a rilievo, era a Rivolta d'Adda, ed è oggi visitabile presso il museo diocesano di Cremona.
Il primo presepe è documentato verso la fine del Duecento dalle statue di marmo superstiti scolpite da Arnolfo di Cambio per «l’Oratorium praesepis» in Santa Maria Maggiore a Roma, ed esistono documenti precedenti in cui si accenna luoghi di culto specificamente dedicati al presepio a Napoli. Tuttavia la consuetudine di rappresentare con figure a grandezza naturale ora di legno, ora di marmo o terracotta, la nascita del Bambino Gesù, considerata una filiazione diretta delle sacre rappresentazioni liturgiche o "misteri" che già si andavano svolgendo, fin dai primissimi secoli del Millennio, nelle piazze e nelle chiese di tutta Europa, si diffonde solamente nel Quattrocento, specie in Emilia, in Lombardia, nelle Marche e nel Regno di Napoli.
Ed è appunto al 1480 che risale l'ancona di Bongiovanni de' Lupi, realizzata ad intaglio, comunemente conosciuta come il Presepio del Paladino, dal luogo in cui era conservata originariamente. Sul retro è presente la firma e la data dell'opera, per cui siamo sicuri della sua attribuzione. Bongiovanni de' Lupi era un artista di Lodi e di quest'opera ne realizzò un'altra simile, però andata distrutta da un fulmine del 1632. L'ancona con la natività venne ritrovata all'inizio del '900, quando ci furono i primi lavori di restauro presso l'oratorio del Paladino.
Al centro della scena troneggia un portale gotico dorato, affiancato a destra da un angelo con il motto del Gloria in excelsis deo. Lo sfondo è dominato da un pastore con le sue greggi, dal paesaggio e da degli edifici della città. Il centro focale della scena è il bambino Gesù, adagiato in una cesta di vimini, senza fasce, fatta eccezione per le mutande aggiunte a posteriori dalle suore. Accanto vi è la Vergine inginocchiata, con vesti verdastre e dorate, avvolta in un ampio mantello. A destra c'è san Giuseppe in adorazione con abiti dorati dai risvolti rossi, preceduto da tre angioletti oranti con capigliature voluminose con alte corone, secondo l'uso tedesco. Dall'arco fuoriescono il bue a l'asinello per scaldare il neonato con il loro respiro. Con il restauro del 1957 si sono apportate delle modifiche all'opera: originariamente la Vergine aveva in capo un'alta corona metallica dorata e, accanto al portale c'erano, a destra, una stella cometa, invece a sinistra era posto l'angelo, oggi spostato. Sappiamo che l'opera si trovava sopra all'altare della chiesa del paladino, ma a inizio del '900 viene spostato per essere poi posto nella chiesa di Rivolta. Oggi invece viene conservato nel museo diocesano di Cremona.
Cremona non ha mai avuto, a differenza di altre città lombarde, una grande tradizione di sculture in pietra. Non ha avuto in eredità un patrimonio di statue, bassorilievi, monumenti o fontane. Ciò che contraddistingue Cremona dalle altre città è, invece, una grande tradizione di arte lignaria, coltivata e trasmessa da grandi ebanisti, da intagliatori e intarsiatori di prim'ordine. I motivi sono molteplici: i costi del materiale, innanzi tutto, sia per l'acquisto, data la lontananza geografica dalle cave, che per le fasi di lavorazione, e poi le difficoltà derivanti dall'instabilità politica e economica spesso attraversata dal territorio. Il patrimonio ligneo conservato in città è invece ricchissimo. Ne è un esempio straordinario e pressochè sconosciuto il bellissimo presepio di Giovanni Angelo Del Maino in legno scolpito, dipinto e dorato conservato nel museo diocesano.
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