15 dicembre 2025

Esposto in Cattedrale il più antico presepe cremonese, in legno intagliato nel 1480 da Bongiovanni de' Lupi. E' il Presepio del Paladino

Una straordinaria sorpresa in Cattedrale. Esposto nell'ultimo altare a sinistra prima del transetto c'è il più antico presepe cremonese, una preziosa ancona lignea intagliata da Bongiovanni de' Lupi. Un regalo straordinario per i cremonesi che frequenteranno il Duomo in queste feste e per i turisti che potranno ammirarlo insieme alle mereaviglie della  "Cappella Sistina della Valpadana".  E' uno dei più antichi presepi, cioè la rappresentazione plastica della Natività con figure a tutto tondo sullo sfondo di un paesaggio a rilievo, era a Rivolta d'Adda, ed è oggi visitabile presso il museo diocesano di Cremona.

Il primo presepe è documentato verso la fine del Duecento dalle statue di marmo superstiti scolpite da Arnolfo di Cambio per «l’Oratorium praesepis» in Santa Maria Maggiore a Roma, ed esistono documenti precedenti in cui si accenna luoghi di culto specificamente dedicati al presepio a Napoli. Tuttavia la consuetudine di rappresentare con figure a grandezza naturale ora di legno, ora di marmo o terracotta, la nascita del Bambino Gesù, considerata una filiazione diretta delle sacre rappresentazioni liturgiche o "misteri" che già si andavano svolgendo, fin dai primissimi secoli del Millennio, nelle piazze e nelle chiese di tutta Europa, si diffonde solamente nel Quattrocento, specie in Emilia, in Lombardia, nelle Marche e nel Regno di Napoli.

Ed è appunto al 1480 che risale l'ancona di Bongiovanni de' Lupi, realizzata ad intaglio, comunemente conosciuta come il Presepio del Paladino, dal luogo in cui era conservata originariamente. Sul retro è presente la firma e la data dell'opera, per cui siamo sicuri della sua attribuzione. Bongiovanni de' Lupi era un artista di Lodi e di quest'opera ne realizzò un'altra simile, però andata distrutta da un fulmine del 1632. L'ancona con la natività venne ritrovata all'inizio del '900, quando ci furono i primi lavori di restauro presso l'oratorio del Paladino. 
Al centro della scena troneggia un portale gotico dorato, affiancato a destra da un angelo con il motto del Gloria in excelsis deo. Lo sfondo è dominato da un pastore con le sue greggi, dal paesaggio e da degli edifici della città. Il centro focale della scena è il bambino Gesù, adagiato in una cesta di vimini, senza fasce, fatta eccezione per le mutande aggiunte a posteriori dalle suore. Accanto vi è la Vergine inginocchiata, con vesti verdastre e dorate, avvolta in un ampio mantello. A destra c'è san Giuseppe in adorazione con abiti dorati dai risvolti rossi, preceduto da tre angioletti oranti con capigliature voluminose con alte corone, secondo l'uso tedesco. Dall'arco fuoriescono il bue a l'asinello per scaldare il neonato con il loro respiro. Con il restauro del 1957 si sono apportate delle modifiche all'opera: originariamente la Vergine aveva in capo un'alta corona metallica dorata e, accanto al portale c'erano, a destra, una stella cometa, invece a sinistra era posto l'angelo, oggi spostato. Sappiamo che l'opera si trovava sopra all'altare della chiesa del paladino, ma a inizio del '900 viene spostato per essere poi posto nella chiesa di Rivolta. Oggi invece viene conservato nel museo diocesano di Cremona.
Cremona non ha mai avuto, a differenza di altre città lombarde, una grande tradizione di sculture in pietra. Non ha avuto in eredità un patrimonio di statue, bassorilievi, monumenti o fontane. Ciò che contraddistingue Cremona dalle altre città è, invece, una grande tradizione di arte lignaria, coltivata e trasmessa da grandi ebanisti, da intagliatori e intarsiatori di prim'ordine. I motivi sono molteplici: i costi del materiale, innanzi tutto, sia per l'acquisto, data la lontananza geografica dalle cave, che per le fasi di lavorazione, e poi le difficoltà derivanti dall'instabilità politica e economica spesso attraversata dal territorio. Il patrimonio ligneo conservato in città è invece ricchissimo. Ne è un esempio straordinario e pressochè sconosciuto il bellissimo presepio di Giovanni Angelo Del Maino in legno scolpito, dipinto e dorato conservato nel museo diocesano.

f.l.


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