Francesco Robolotti, chi è? Le fantasiose targhe delle strade di Cremona. Targhe toponomastiche confuse, disomogenee e poco chiare: viaggio in una città senza stile
Ma chi è Francesco Robolotti? Un cartello è apparso in questi giorni sulle indicazioni turistiche di Santa Maria della Pietà e San Siro proprio sulla via dedicata all'illustre cremonese? Domanda legittima perchè ben pochi cremonesi (e tanto meno i turisti) sanno chi sia questo medico, storico, archeologo, patriota aderente alla Giovane Italia. L'occasione del cartello serve però a ripotare l'attenzione sul disordine delle targhe delle strade cremonesi: disarmoniche, trascurate, quasi tutte da ripristinare. Insomma servirebbe un generale ripensamento anche per migliorare il decoro e togliere alcuni strafalcioni.
Riproponiamo un magnifico pezzo che scrisse per "la Cronaca" il 30 agosto del 2009 (15 anni fa) il professor Gianfranco Taglietti sul caos delle targhe delle strade e delle piazze di Cremona, una vera anarchia di dimensioni, materiali e incisioni. Forse è trempo di porvi rimedio come è già accaduto in diverse città.
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Omogenee, ben studiate, ben disegnate, ben collocate, danno al forestiero l'impressione di una amministrazione comunale attenta alla tutela del decoro della città, realizzate da persone di buon gusto, animate da amore per l'ordine, per la chiarezza.
Firenze, Bologna, Pavia: hanno ricevuto in eredità, assieme all'antico, una sorta di signorilità, componente minore, ma componente, dell'anima cittadina, col fine di ben impressionare, di rimanere nei ricordi, di invitare a tornare.
TARGHE UNA DIVERSA DALL'ALTRA, SENZA SOTTOSCRIZIONE
Cremona, città della musica, con ambizioni turistiche, non crede in questi modesti ma non insignificanti valori. Tutto al contrario: targhe quadrate, rettangolari, lunghe, corte, con le lettere sbiadite, slavate, maiuscole e minuscole, a caratteri romani, a bastoncino tipo Novecento, incavate, in rilievo, in marmo, in metallo: una varietà sgradevole, insomma. E quei nomi di personaggi poco o per nulla conosciuti, di poeti senza fama, di condottieri senza vittorie clamorose, di artisti con poca arte, perché non illustrarli con un nome comune e con una data?
Ruggero Manna non resterebbe ignoto ma diverrebbe un musicista morto a Cremona nel 1864; Gherardo Patecchio non susciterebbe la domanda "ma chi era costui?" e risulterebbe un poeta, anche in volgare, vissuto a Cremona dal 1197 al 1238. Francesco Pecorari, avrebbe la sua professione di architetto; veramente, andrebbe cancellato, dato che solo sulla base di un'opera da lui compiuta a Milano, il campanile del San Gottardo, gli hanno attribuito, per via di somiglianze, ma senza prove, la ghirlandina del Torrazzo e l'hanno supposto cremonese (questo dal 1930, per iniziativa di un podestà, ligio alle disposizioni del Regime, a cui parve un po'... popolaresco il nome di via del Bissone, esistente dal 1515, pensate (in successione via Bisonus, contrada Bisonis, vicolo Bissone), così chiamata dall'osteria del Bissone, che esiste tuttora con la sua insegna viscontea cigolante, con ritagliata una biscia e che è con tutta probabilità il più antico esercizio pubblico di Cremona e che è ancora una pregiata osteria, senza alloggio ma con un pianoforte, su cui hanno messo le artistiche mani personaggi quali Guccini e Gino Paoli (se ben ricordo).
Quel Podestà, che sostituì il nome del Bissone col nome del Pecorari, del tutto ignorante dell'origine del nome osteria, decise la sostituzione anche del nome di vicolo Osterie, che è diventato via Janello Torriani. Ha lasciato, invece, via dei Tre re, che pure era un'osteria, forse per riverenza verso i tre Re, che sono i tre Re Magi. Via dei Tre Re esiste tuttora sia pure senza osteria.
VIA GIOVANNI CADOLINI (ORFANOTROFIO)
Dicevamo, dunque, di nomi di artisti ignoti senza alcuna indicazione. Tra gli altri Giuseppe Rabboni (1800-1856), che fu un bravo flautista, e Tommaso Aleni, pittore, a Cremona (sec.XV-XVI) Marc’Antonio Ingegneri, musicista,(Verona 1545 ca.-Cremona 1595).
Veramente, qualche tentativo di indicare, non la professione, ma il nome precedente, è stato fatto, con risultati, però, direi, umoristici. Una strada in centro città, via Giovanni Cadolini, ha sotto il nome: Orfanotrofio (sbiadito, ma c’è), lasciando aperto il varco ad ogni congettura. Che Cadolini fosse un orfanotrofio non convince, o un benefattore di tale Istituto, o un alunno? Nessuna di queste ipotesi è valida, Orfanotrofio vorrebbe indicare il nome precedente a Cadolini. All'inizio della via, angolo Sofonisba Anguissola, dove fino a qualche anno fa la Sip, l'azienda dei telefoni, aveva suoi uffici e un locale dove si potevano consultare le rubriche telefoniche, esisteva, dal 1785, l’Orfanotrofio maschile, con la Chiesa di San Giovanni nuovo. L'aveva destinato agli orfani Giuseppe II dopo avere soppresso il convento delle suore Benedettine. Da qui il nome dato alla strada, via dell'Orfanotrofio. Era stata in precedenza, via della Posta vecchia, perchè da questa strada partivano, un tempo, le diligenze. A Giovanni Cadolini è stata dedicata nel 1917, l'anno della sua morte. Patriota, co- lonnello garibaldino, laureato in in- gegneria idraulica, deputato dal 1861, senatore dal 1905, " aveva sacrato l'intera vita agli innovati destini d'Italia".
Un'altra perla è viale T. Trieste Con questa abbreviazione aberrante.
VIALE TRENTO
VIALE TRIESTE
L'indicazione è sulla targa a bandiera dal lato di piazza della Libertà, mentre lungo il viale si legge viale Trento e Trieste, via Trento e Trieste, in nome evidentemente della libera ispirazione. A voler essere precisi, la delibera del Consiglio comunale del 14 dicembre 1918, prevedeva che la lunga "via dei Passeggio" fosse divisa in due parti: viale Trento, da porta Venezia a via Aselli; viale Trieste da via Aselli a porta Milano.
In seguito, nell'elenco delle strade, figurò un unico nome: viale Trento e Trieste e l'errore è rimasto, segno di sinecura da parte di chi doveva sovrintendere. Piccole cose? Pignolerie? Certo, ma anche la negligenza con cui si è provveduto e si provvede a questo settore.
Superficialità e bizzarria è l'aver fatto sorgere sulle nuvole della fantasia nomi inventati, accanto a nomi di località reali, nella "zona dei castelli", a lato del maggior "castello" della nostra provincia. E’ accaduto così: alla zona, con parecchie viuzze, erano necessari molti nomi "di castelli". Dopo aver esaurito i nomi di castelli veri: Castelbasso, Castelbello, Castelforte, Castellalto, Castelletto, mancando ancora parecchi nomi si è avuta la pensata di... andare a gara nell'inventare nomi di castelli inesistenti: Castelchiaro, Castelsereno, Castelmezzo, Castelfiorito, Castelpiano. Non dico che questi nomi siano brutti, ma sono mischiati ad altri ap- partenenti a località vere e proprie.
VIA PLATINA: GIOVAN MARIA O BARTOLOMEO SACCHI?
Alcune piccole anomalie, di cui nessuno si cura: via Mosa, che dovrebbe essere via di porta Mosa, dal momento che il nome deriva da una porta nelle mura della città (la voce è di derivazione dialettale, forse dal tedesco Moos, che significa "pantano", "muschio", ad indicare la zona bassa, acquitrinosa). Nella zona si trovano corso Vacchelli, corso XX Settembre e non si capisce perché si denominino "corsi".
Gravi talune omissioni del nome davanti al cognome. Via Platina, ad esempio, non si capisce a quale personaggio sia dedicata, dato che due sono i personaggi con questo... soprannome degni di memoria: lo squisito intagliatore in legno del sec. XV, Giovan Maria Platina, o - come è più probabile - Bartolomeo Sacchi (1421481) detto il Platina, autore di una "Vita dei Pontefici". Anche se in tempi recenti si è parlato piuttosto del primo dei due, quale esecutore dello splendido armadio conservato nel nostro Museo Civico, è più probabile che la via sia dedicata al secondo, dato che nella mappa del 1873 citata dal Cavalcabò è indicato il nome di Bartolomeo Platina.
Davanti a Manini, cui è pure dedicata una via, andrebbe messa una L.: si saprebbe che la strada è stata dedicata a Lorenzo Manini (1775- 1821), scrittore, editore, pubblicista, autore delle "Memorie storiche della città di Cremona", e non - ad esempio - a Ferdinando Manini, morto il 12 novembre 1882, sacerdote di ispirazione rosminiana, fondatore di un Istituto di rieducazione (Istituto della carità).
LA PIÙ COMPLETA ANARCHIA
Nelle nostre targhe regna la più completa anarchia. Le indicazioni della attività e della data di nascita ora ci sono, ora non ci sono, senza una evidente motivazione; ora ci sono da un lato della strada e non dall'altro lato. Bernardino Ricca, dalla parte del corso, non si sa per quale merito abbia intitolato la via; è "pittore" verso Piazza santa Lucia. Nè è il solo con questa... anomalia! E pensare che, già nella pianta del Campi (1583) erano indicati, oltre i nomi delle contrade, delle piazze, delle chiese, le dimore dei cittadini più illustri del tempo, con accanto la relativa professione: Juris consultor (dottore in legge), causidicus (avvo- cato), physicus (medico), flebotomus (salassatore, basso chirurgo), mensor (architetto, geometra), lapicida (scultore).
Ai tempi nostri, invece, si suppone che tutti sappiano chi erano e quando vissero: Sofonisba Anguissola (pittrice; Cremona, 1527 - Palermo, 1625), Walter Stauffer (industriale svizzero; Sesto cremonese, 1887 - Berna, 1974), Giovanni Cadolini (ingegnere, deputato, senatore, colonnello garibaldino; Cremona, 1830 - Roma, 1917); Giuseppe Bottani (pittore; Cremona, fine 1717 - Mantova, 1784); Giuseppe Cesare Abba (garibaldino,scrittore; Cairo Montenotte, 1838 - Brescia, 1910); Alessandro Pampurino (pittore, 1460 ca. - incerta la data della morte: 1522 o 1526); Coriolano Malagavazzo (pittore, 1543 o 1547; Mila- no 1595).
SOLO COGNOMI - DI CHI ?
Solo cognomi. Di chi? troviamo nomi e cognomi, a volte solo i cognomi: Bertesi (Giacomo), Lancetti (Vincenzo), Oberdan (Guglielmo), Zaccaria del Maino (Giuseppe), Be- nigni (Rodolfo), Paolucci de' Calboli (Fulcieri). La mancanza del nome è piuttosto grave, in quanto con il cognome si designa normalmente la famiglia e non il titolare celebrato con la strada. A volte i nomi appaiono addirittura abbreviati: M. Maffi è Mauro; A. Boldori è Attilio; A. Fontana è Antonio; G. Cadolini è Giovanni... Talvolta, tra la via e il nome c'è la preposizione, a volta non c'è (magari nella stessa strada!), con differenze davvero inspiegabili: via Pescatori (e "dei Pescatori"), via Arenili (e "degli Arenili"), via degli Ontani va bene, ma non altrettanto risulta via Cipressi.
Ma tralasciamo queste omissioni e queste differenze, così come trascuriamo le maiuscole e le minuscole, per non essere tacciati di... pignoleria e veniamo agli errori veri e propri. Il Sonsis, naturalista (4a strada a sinistra di via Boschetto) è Giuseppe, non Giovanni; i fratelli Dattero continuano a rimanere... frutti esotici, mentre il loro nome è Dattaro; via S. F. d'Assisi, o San F. d'Assisi, invece di San Francesco d'Assisi, sarebbero da definirsi addirittura... ridicoli, se non si temesse di essere irriverenti; via Magazzini G., per via Magazzini generali è pure inspiegabile.
ROBERTO ARDIGÒ SENATORE NO, FILOSOFO
Stravagante è via Cambi Bombarda anziché via Giovan Battista Cambi, detto Bombarda, scultore. Che De Stauris stia per De Stavolis può anche essere scusato, così come Corrazzini (con due -erre-!!) invece di Corazzini. Terminiamo con il far notare che il Biffi non fu uno "stori- co", ma, se mai, un "letterato". Piuttosto grossa ci pare che Roberto Ardigò sia indicato come "senatore", quando è noto che egli fu filosofo, il maggior rappresentante del positivismo italiano; vero è che fu anche senatore, ma -nominato ad 85 anni d'età- non prestò neppure giuramento e neppure una volta mise piede in palazzo Madama.
Anna Frank (1929-1945), ebrea, marterizzata dai "nazisti", suscita commiserazione per essere stata così maltrattata anche dallo scalpellino! Dico "scalpellino", perché non è pensabile che un qualsiasi impiegato comunale abbia dettato quella scritta.
NON DELLA CORNA MA DEL PLEBISCITO
Chiediamo (senza molte speranze) la revisione generale di tutte le targhe cittadine, affidando il compito ad una commissione di esperti, perché tali insegne sono troppo importanti per essere lasciate all'estro o alla faciloneria di qualche... addetto. Si correggano almeno gli errori segnalati.
Ai concittadini chiediamo di preoccuparsi dei nomi delle proprie strade, di protestare, nella speranza che qualche politico li ascolti... Le proteste, in qualche caso, hanno avuto effetto.
Due esempi: alla 3a strada a destra di via Palestro, il Consiglio comunale nel 1958 attribuì il nome di Cabrino Fondulo, ma il "crudele masnadiero" (che fu Signore di Cremona, Marchese di Castelleone, conte di Soncino, Vicario imperiale, che convocò a Cremona un Concilio a cui presenziarono un Papa ed un Imperatore) turbò i sonni di qualche... residente, tanto che undici anni dopo si provvide a mutare il suo nome (famoso!) in quello di un pittore (quasi ignoto), Giovanni Paolo Fondulo, allievo del Campi, che si trasferì assai presto in Sicilia. La pruderie moralistica degli abitanti aveva avuto ragione sulla realtà storica, ma c'è anche un altro... caso: una via del quartiere Riposo aveva ricevuto la denominazione di Antonio Della Corna, un pittore, scolaro del Mantegna e forse nativo di Soncino. Ora quella strada si gloria del- l'insegna di via del Plebiscito. Vuoi vedere che in quel Della Corna qualche residente ha visto una spiacevole allusione... e ha fatto pressione, in Comune per far cambiare il nome alla via?
Insistete, insistete.... e se c'è qualcosa che non vi va, vedrete che qualcosa forse cambierà.
Gianfranco Taglietti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Elena
29 agosto 2024 15:12
Venite a vedere cosa succede a Firenze, anche in centro storico.
Non sono tutte rose e fiori
Pierpa
29 agosto 2024 15:52
Bell'articolo "agostano", con tutto il rispetto per il prof Taglietti. Enigmi da risolvere a valanga: via Del Vasto, (chi o cosa ?) Che differenza c'è fra via Lungastretta e via Strettalunga? Si potrebbero passare in rivista quasi tutte le vie della città. Belcavezzo? Bella Chioppella? Boh? E il Panizza dell'Argine Panizza? Mah!