Giorgio Barbieri presenterà domenica a Palazzo Calciati Crotti il suo ultimo libro:"La mia Cremona. I racconti di una vita"
22 luglio 2024: “In questi caldi giorni d'estate mi è venuto in mente di scrivere qualche ricordo della mia gioventù a Cremona. Storie a cavallo fra gli Anni Sessanta e Settanta. Chi c'era ricorderà, chi non c'era magari conoscerà qualcosa della Cremona che non c'è più. Il titolo è 'La mia Cremona'. Oggi parto con il racconto numero 1”.
Comincia con questo post sulla pagina personale di Facebook di Giorgio Barbieri, storico giornalista e scrittore cremonese, la serie di racconti che, visto il seguito e le tante richieste attraverso i commenti, si sono riversati sulle pagine del libro ‘La mia Cremona. I racconti di una vita’ pubblicato da Atena ed.
Il libro verrà presentato in anteprima domenica 1 dicembre 2024, alle ore 16 a Palazzo Calciati Crotti di corso Garibaldi 1 a Cremona , in occasione del mercato ‘Creare’ di alto artigianato. A dialogare con l’autore ci sarà in critico letterario Claudio Ardigò, che del libro ha scritto la prefazione.
Il libro è un viaggio a ritroso nel tempo attraverso aneddoti, luoghi persone e personaggi. il cui ricordo rimane immutato nella memoria dell’autore, tutti legati da un solo comune denominatore, la città dove è nato e dove è sempre vissuto: Cremona.
Cremona tutte le città del mondo, subisce l’onta del lento passare del tempo, dei cambiamenti imposti dalle ‘necessità’ di chi l’amministra, ma per chi vi è nato e cresciuto, rappresenta uno scrigno di ricordi la cui chiave, è riposta nei luoghi e nelle persone che, per caso o per scelta, si possono incontrare ogni giorno per le vie della città e della mente.
Le quasi due generazioni che mi dividono da Giorgio, vengono azzerate dalla passione per quello che condividiamo: il giornalismo, la ‘beneamata’ Cremonese e la nostra città. Per questo motivo, attraverso questa breve intervista, ho cercato di capire e raccontare dove e come sia iniziato questo suo viaggio.
-L’inizio di ogni viaggio, corto o lungo che sia, è racchiuso nel primo passo. Cosa ci puoi raccontare in merito alla tua scelta di scrivere questi racconti sul tuo profilo social?
“Ho iniziato a scrivere questi racconti quasi per gioco su facebook in un caldo pomeriggio d’estate. Non sono partito con una idea fissa ma sono andato un po’ a caso. Così come mi venivano in mente I ricordi della mia gioventù. Ho passato notti insonni nel letto a scriverli con la mente per poi riproporli il giorno dopo”
-Ogni passo un capitolo. Quale hai scelto per accompagnare il lettore oltre la copertina del libro?
“Ovviamente sono partito dalla Cremonese, dalla mia prima partita vista allo Zini nel 1959 accompagnato da mio padre. La passione per I colori grigiorossi è nata lì e non si è più spenta. Il secondo racconto invece ricorda lo stadio, con i personaggi che popolavano quel terrapieno di terra e fango dove oggi ci sono I Distinti”.
-I social, nello specifico Facebook, ti danno modo di confrontarsi giornalmente con chi ti segue, in ogni momento della giornata, anche attraverso lo schermo di un telefonino. Secondo te, cosa si è perso con l’arrivo di internet e dei cellulari nei rapporti umani e cosa si è guadagnato.
“Io sono uno di quelli che i social li usa, ma nessuno potrà mai sostituire quelle relazioni sociali che nascevano in una osteria, nelle ‘vasche’ in Galleria, nelle sale da ballo e nelle ‘festine’ in cantina. Non avevamo niente ma eravamo felici. Proprio perchè lo stare insieme era l’unico modo per parlarci faccia a faccia”.
-I tuoi racconti mettono in rilievo i cambiamenti che ha portato il progresso nel nostro vivere quotidiano: le domenica al cinema si contrappongono alle serate sul divano con Netflix; dai telefoni a gettone ai cellulari; dalle lettere e cartoline a Whatsapp.
“E’ chiaro che il progresso ha modificato il nostro modo di vivere. Certamente in meglio per molti aspetti, ma ha accresciuto l’invidualismo e rubato spazio ai rapporti sociali. Io racconto una realtà che ormai è stata superata, ma che in fondo rimane attuale per capire cosa è successo in pochissimi anni”.
-Quanto ha influito la tua professione di giornalista per scoprire Cremona in tutte le sue pieghe ed i suoi pertugi e di riflesso in tutte quelle persone che nel tempo, la riempiono di cose e fatti di cui poi hai scritto?.
“Indubbiamente molto. Quando ho cominciato a scrivere (non c’erano ancora I computer, si stampava con il piombo) sono stato costretto a fare la gavetta. Che significa seguire la cronaca nera, gli incidenti, I processi in tribunale. La strada migliore per diventare un buon giornalista è proprio quella di saper scrivere di tutto. Poi mi sono specializzato nel calcio grigiorosso. Fare questo mestiere è importante proprio perchè ti permette di avere contatti con tanta gente”.
-Circa un anno fa presentavi il tuo libro ‘U.S. Cremonese. La storia (1903-2022)’. 120 anni di storia di storia che in parte hai potuto condividere grazie alla tua professione. Come descriveresti il legame con i colori grigiorossi?
“La Cremonese è la Cremonese. Per uno nato e vissuto sempre a Cremona è un legame di sangue. Ho avuto la fortuna di vivere una lunga storia grigiorossa e nel primo capitolo ricordo quanto sia cambiato il calcio (e lo stadio Zini) in tutti questi anni”.
-Immagino che il vero limite di questo libro siano le pagine che possono contenere i tuoi ricordi. C’è un racconto che avresti voluto inserire nel libro e che poi riflettendoci, non hai messo?
“Sono un paio I racconti che non ho messo, Il primo riguarda il mio impegno nel Movimento Studentesco a Cremona negli anni del 1968. L’altro i tanti omicidi che ci sono stati in città in quegli anni. Mi riprometto di recuperarli però nel prossimo libro”.
-Un ricordo tira l’altro, con il rischio di farsi travolgere dalle emozioni e dalla malinconia. Come hai vissuto la stesura del libro?
“E’ giusto vivere di ricordi (ma senza rimpianti) perchè ti aiuta a capire meglio chi sei. Infatti ho cercato di scrivere questi racconti con gli occhi di un ragazzino degli anni Cinquanta. E’ chiaro che le emozioni riaffiorino ogni volta che tocchi un momento particolare della tua vita. Ad esempio qui parlo di mio padre Deo come di una persona a cui piaceva bere (ed è vero) ma se ho acquisito certi valori lo devo a lui. I ricordi sono personali, nessuno può darti una mano a farli venire a galla. Quindi il libro arriva dal mio cuore e dalla mia testa. Forse qualche fotografia scovata nel cassetto mi ha dato una mano a ricordare. Ho riso quando ho visto quel bambino con il pagliaccetto e I pantaloni corti ma dietro ad ogni fotografia c’è una storia”.
-Fotografie, cartoline e lettere sono ormai cimeli di un tempo perduto che però, per chi le possiede hanno un valore immenso ed irripetibile. Nel tempo hai imparato a metterle in un scatola di scarpe come si usava spesso fare?
“Io sono un discreto filatelico e quindi sono abituato a catalogare francobolli di ogni parte del mondo. Le cartoline sono la testimonianza visiva di tempi che non ci sono più. Un esempio? Quando racconto delle mie estati in colonia a Finalpia scrivo che il momento più bello era quello della distribuzione delle lettere dei genitori. Mia mamma mi mandava ogni giorno una cartolina di Cremona. Le ho ancora tutte nel cassetto”.
-I giovani, e non solo, riversano le loro emozioni ed i loro ricordi nella memoria dei loro cellulari illudendosi che le costudiranno intonsi e per sempre. Una illusione?
“Nulla può sostituire quello che rimane nella tua testa. Telefonini e social ti aiutano a mettere insieme I pezzi, ma è il cervello che elabora I ricordi. Le emozioni arrivano da lì e non da una foto o una frase sul cellulare”.
-Ogni racconto è uno sguardo nel quale si riflettono luoghi, oggetti e persone. A quali sei più legato?
“L’oggetto è sicuramente il pallone. Il luogo la casa di via Mincio dove sono nato e sono cresciuto. La persona è certamente mio padre, che ho un po’ messo alla ‘berlina’ nel libro”.
-Di questo passò arriverà sicuramente il giorno in cui sarà possibile, entrando nella mente con chissà quale diavoleria, si potrà rivivere un ricordo. Potessi farlo quale sarebbe il racconto nel quale vorresti rivivere?
“Certamente quello delle festine con gli amici nelle cantine. Per tornare alla musica di allora, ai primi baci, alla atmosfera che si viveva quando si spegnevano le luci”.
-Un noto giornalista apriva le sue trasmissioni con una frase che lo ha contraddistinto e che io adatto per proporti quest’ultima domanda: “La vita è un ‘solo un ricordo’ o i ‘ricordi’ aiutano a vivere meglio?
“Nessuna malinconia, solo voglia di condividere ricordi che più o meno molti altri hanno vissuto e che la maggior parte non conosce. La nostalgia non aiuta certo a vivere meglio, io continuo a guardare avanti”.
Ringraziando Giorgio Barbieri per la sua disponibilità, rinnovo l’appuntamento a domenica prossima 1 dicembre 2024, alle ore 16 a Palazzo Calciati Crotti di corso Garibaldi 1 a Cremona, dove si potrà incontrare di persona Giorgio Barbieri, per portarsi a casa un bel libro da leggere con tanto di dedica sulla seconda pagina di copertina.
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commenti
Lilluccio Bartoli
29 novembre 2024 09:22
Al riguardo di come siano cambiati i rapporti con l'avvento dei social(s) sulla mia pagina fèesbuc, capeggia questa scritta...
NON MI INTERESSANO GLI AMICI SUL TABLET, LI PREFERISCO AL TAVOLO.
Sà tè ghè crèdèt mija daghè n'uciàada...
https://m.facebook.com/bartoliclick/