10 febbraio 2023

Giorno del ricordo. Quei bambini della Caserma La Marmora, nati dalle famiglie degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia

Oggi  è il Giorno del Ricordo “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giulianodalmata, delle vicende del confine orientale”.  Alle 11 del 10 febbraio 1947 i rappresentanti dei ventun paesi belligeranti si trovarono a Parigi per firmare il trattato di pace che poneva fine alla seconda guerra mondiale. Le condizioni per l’Italia sconfitta furono pesantissime: cessione alla Jugoslavia delle province di Zara, Pola, Fiume e di parte di quelle di Trieste e Gorizia, per un totale di 7429 chilometri quadrati e 502.124 abitanti. I cittadini delle provincie giuliane e dalmate, non volendo accettare di divenire jugoslavi, preferirono abbandonare quelle terre ed in 350.000 presero la via dell’esilio. 36.000 su 40.000 lasciarono Pola imbarcandosi sulla nave “Toscana” dal 1 febbraio al 20 marzo del 1947, ma l’imponente spostamento della popolazione durò per oltre vent’anni. I profughi giunti in un’Italia distrutta dalla guerra furono raccolti in un primo momento nelle vecchie caserme orma vuote e nei campi di concentramento dei prigionieri di guerra appena abbandonati. Una tragedia nella tragedia della guerra. Cremona fu tra le città protagoniste delle vicende di quegli anni, poiché accolse una numerosa comunità di profughi. Proponiamo insieme alle splendide foto di Giuseppe Faliva, un ricordo di Giorgio Bonali.

Le fotografie degli splendidi bambini nati dalle famiglie degli esuli provenienti da Istria, Fiume e Dalmazia alloggiati presso la caserma La Marmora di Cremona, sono il ritratto di una gioventù cresciuta in mezzo a mille difficoltà. Era il 1947 e anche la nostra città ha conosciuto il triste calvario dei tanti sfortunati che hanno pagato sulla propria pelle il prezzo di una guerra perduta.

La Prefettura, nonostante le difficoltà legate alla ricostruzione, aveva organizzato un centro di raccolta profughi per ospitare migliaia di istriani, fiumani e dalmati in attesa di una definitiva sistemazione in altre città italiane e all'estero, o prima di essere coinvolti nella vita attiva e produttiva della nostra città. In un primo momento era stato adibito allo scopo l'asilo Martini di via Dante ma, essendo aumentato il numero dei profughi, venne adattata la caserma La Marmora, di via Villa Glori, molto più capiente, insieme all'ex convento di Santa Chiara. La sistemazione portava così ogni famiglia ad avere un box ricavato montando dei fogli di compensato o addirittura delimitato da coperte appese ad uno spago. Per molti profughi, tuttavia, la vita ricominciava e si guardava al futuro con maggiore speranza: così circa un migliaio di loro si sono definitivamente fermati a Cremona e in provincia, inserendosi nel tessuto sociale con la disponibilità che è propria delle genti di confine.

Molti hanno ottenuto una casa negli edifici costruiti dallo lacp negli anni Cinquanta, altri sono stati assegnatari delle case costruite a Borgo Loreto negli anni Sessanta per dare loro una definitiva sistemazione e chiudere il Centro raccolta di via Villa Glori. Si costituiva in questo modo a Borgo Loreto, tra le vie Novasconi, Sardagna e piazza Garibaldi, un piccolo centro dove si sentiva parlare dialetto veneto e dove era possibile riportare le tradizioni tipiche della terra d'origine.

Noi cremonesi abbiamo avuto continue occasioni per apprezzarne la civiltà e la loro grande capacità di inserirsi nella nostra società con discrezione e intelligenza, fino a diventare un punto di forza della nostra città; credo che complessivamente meritino una piena partecipazione al ricordo delle loro tragedie e sofferenze. Abbiamo avuto in molti amici e colleghi di scuola e di lavoro con un cognome che originariamente finiva con il "ch", abbiamo goduto di tanta lealtà nei rapporti e profittato della loro solida cultura. Ora penso che la pubblicazione di queste belle immagini sia un modo per rendere loro un sincero omaggio e rappresenti un forte segno di vita che si contrappone ad un ricordo di tragedie e morte.

E se qualche lettore si dovesse riconoscere in una di queste fotografie, voglio dirgli, con un parere da nonno, che era proprio un bel bambino.

foto di Giuseppe Faliva

Giorgio Bonali


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commenti


michele de crecchio

12 febbraio 2023 23:14

L'ex-caserma La Marmora era stata, in origine, un seminario, ceduto ai militari dal vescovo Bonomelli. La cura delle anime (e non solo, naturalmente) era affidata alla parrocchia di Sant'Agata retta dall'indimenticabile mons. Guido Astori che aveva come collaboratore l'altrettanto indimenticabile don Egisto Borsella, fratello del prof. Giovanni, germanista recentemente scomparso.