1 marzo 2024

Gli Alpini di Cremona e Mantova hanno lasciato la vecchia sede di via Realdo Colombo dopo un contenzioso con Padania Acque finito in Tribunale. Lanfranchi: "Non li abbiamo sfrattati"

Dove sono finiti gli Alpini? Una domanda che ormai è più di un sussurro fra le strade di Cremona. La Sezione di Cremona-Mantova dell'Associazione Nazionale Alpini non si trova più nel capoluogo, nella sede di via Realdo Colombo. Ora è ospitata infatti fra le sacre mura della Parrocchia di Cavatigozzi. Ma andiamo con ordine.

Nel 2006 gli alpini cremonesi ricevettero una proposta da AEM di trasferirsi all'interno di un grande locale in via Realdo Colombo. In cambio? Gli operosi militari in congedo avrebbero risistemato interamente la sede, bisognosa di diversi interventi. Fatto il preventivo, gli alpini accettano e mettono a bilancio 350 mila euro di lavori. Il presidente di AEM Franco Albertoni, quindi, propone alla Sezione di commutare l'affitto della sede in un simbolicissimo versamento di 100,00 euro annui, proprio perchè il grande esborso per la ristrutturazione avrebbe corrisposto a 25 anni di affitto. Ed è proprio di 25 anni, infatti, la concessione dell'uso dei locali alle penne nere. Negli anni '10 del 2000 poi l'edificio di via Colombo passa a Padania Acque, che di buon grado prosegue nei rapporti cordiali con gli Alpini per tre anni. Poi qualcosa si rompe: prima il tetto, poi i rapporti. La Sezione, allora guidata da Carlo Fracassi in scadenza di mandato, nel 2019 segnala a Padania Acque l'ammaloramento del tetto giunto ormai all'inagibilità di alcuni locali sottostanti. Da qui in poi la vicenda assume toni meno cordiali e la risposta dell'azienda non lascia spazio ad interpretazioni: costa troppo e non intende intervenire per ripararlo. La situazione precipita quando, oltre al danno, i membri dell'Associazione d'Arma ricevono una citazione in giudizio da parte di Padania Acque. In prima battuta la SpA chiede di versare 80mila euro e di abbandonare immediatamente l'immobile. Gli alpini non ci stanno e controbattono mostrando il contratto che dà diritto loro di rimanere almeno per altri 12 anni a fronte dei moltissimi soldi investiti nell'immobile, proponendo di rimanere almeno altri due anni visto che per due anni, secondo gli alpini, fosse stato loro impedito di entrare senza che ci fosse la dichiarazione ufficiale di inagibilità. Il giudice, nel mentre, pare dar ragione agli Alpini che propongono anche una perizia di parte per dimostrare gli avvenuti lavori, perizia rifiutata dalla controparte durante il dibattimento conciliativo. Il motivo della necessità di una perizia è presto detto: gli alpini occupavano lo stabile da 13 anni, ma i limiti di legge per conservare le carte sono di 10 anni. Non avevano quindi altra maniera per dimostrare i lavori avvenuti se non quella di produrre una perizia che li dimostrasse. Nel mentre, nonostante la causa stesse procedendo nella direzione corretta e la perizia fosse il passo immediatamente successivo (stavolta per ordine del giudice), i consiglieri ANA hanno deciso di mutare linea mantenendone una più prudente e ritirarsi dalla causa per timore di dover pagare ulteriori spese legali. Il giudice quindi accetta di accorciare i tempi legali con un accordo e propone, forse a testimonianza di come sarebbe terminato il processo, un risarcimento da parte di Padania Acque all'ANA di 60mila euro, col vincolo di lasciare la sede entro un mese dall'accordo. A parziale compensazione del disagio (smontare tredici anni di storia in una sede che conta 14 gruppi sul territorio cremonese e mantovano non è uno scherzo) il gestore unico dell'acqua ha offerto un magazzino quale rifugio temporaneo dei beni dell'Associazione. Dopo ricerche e richieste da parte dei membri della sezione, gli Alpini hanno trovato "casa" nei locali della parrocchia di Cavatigozzi, nei pressi dell'ex asilo. Una sede molto ridimensionata e che non dispone, come le altre Sezioni, di un luogo di rappresentanza cittadino in cui presidenza, segreteria e sala riunioni siano facilmente raggiungibili da visitatori, anche illustri, giunti in centro città. Sull'intera vicenda la sezione cremonese ANA ha inteso diramare un comunicato per ribadire ulteriormente la pace raggiunta:

Si è conclusa la vicenda della sede della Sezione Cremona Mantova che per mesi ha visto fortemente impegnati i suoi vertici nella causa con Padania Acque SpA, proprietaria dell’immobile, nel quale da 13 anni era collocata la sede. Tutto ebbe inizio nel 2019 quando segnalammo all’ente proprietario alcune infiltrazioni provenienti dal soffitto di un locale della sede. Fu proprio questa segnalazione a consigliare Padania Acque SpA di controllare il tetto e il sottotetto da cui sarebbe poi risultata l’esistenza di una situazione di grave ammaloramento con conseguente presunto pericolo di crollo. La proprietà non provvide alle riparazioni, ritenute eccessivamente onerose, e ci comunicò invece “la volontà di dar corso alla risoluzione del contratto di locazione”, portando come motivazione l’inadempimento della nostra Sezione riguardo la completa esecuzione dei lavori, previsti dal contratto stesso per rimettere in sesto l’immobile fatiscente assegnatoci dalla precedente proprietaria AEM SpA per una durata di 25 anni. I nostri rappresentanti, ritenuta, al contrario, la correttezza dell’operato e la regolarità del contratto concluso, si sono opposti alla richiesta di controparte di lasciare l’immobile; di conseguenza, dopo un infruttuoso tentativo di mediazione, la Sezione è stata citata a giudizio dalla società proprietaria davanti al Tribunale di Cremona, per ottenere la risoluzione del contratto e l’immediata liberazione dell’immobile. Nel corso della causa che ne è seguita, pur convinti delle nostre buone ragioni, in fatto e diritto, si è ritenuto più prudente, onde evitare i rischi di un eccessivo prolungarsi del contenzioso ed i relativi ingenti costi, accettare la proposta transattiva del Giudice, che prevedeva la risoluzione immediata del contratto di locazione ed il rilascio in tempi brevissimi dell’immobile, a fronte di un indennizzo da Padania Acque Spa e dell’utilizzo temporaneo di suo magazzino ove collocare provvisoriamente i nostri mobili e arredi. Ci siamo allora rivolti alla Curia Vescovile di Cremona che nel mese di novembre 2023 ci ha assegnato, in comodato d’uso gratuito, un immobile a Cavatigozzi in via Abbadia 30/a, che stiamo sistemando per metterlo nelle condizioni di ospitare la nuova sede che vorremmo inaugurare nei prossimi mesi. Quindi rivolgiamo un sentito e sincero ringraziamento a sua Eccellenza il Vescovo di Cremona Mons. Antonio Napolioni, figlio e fratello di Alpini e a don Alfredo Valsecchi Parroco della parrocchia di Cavatigozzi, proprietaria dell’immobile, per averci dato una nuova casa. Un ringraziamento speciale va alla Cooperativa sociale Agropolis che, insieme ad altri enti, per quasi due anni ci ha dato la possibilità di svolgere le nostre attività a favore della cittadinanza. In considerazione degli ingenti costi che stiamo sostenendo per approntare la nuova sede invitiamo coloro che desiderano offrirci un contributo a comunicare la loro disponibilità al seguente indirizzo mail: cremona@ana.it. Infine, poiché disponiamo di spazi più ridotti rispetto a prima, facciamo appello a chi, e in particolare al Comune di Cremona, può metterci a disposizione altri locali dove collocare le sedi di alcune importanti attività della Sezione come, come ad esempio, quelle che riguardano la nostra attivissima Unità di Protezione Civile e i numerosi Alpini del Gruppo di Cremona. 

Gli Alpini della Sezione ANA Cremona Mantova

Molti tra i soci ancora non si spiegano cosa sia successo, come mai i rapporti con l'azienda si siano improvvisamente rovinati e quali motivi abbiano spinto gli Alpini forti di un contratto di 25 anni a cedere ed andarsene dalla sede dopo aver speso 350mila euro per rimanerci.  

"Tengo a precisare che non li abbiamo sfrattati"- dichiara l'Amministratore Delegato di Padania Acque Alessandro Lanfranchi - "I locali erano inagibili, e loro avevano un contratto che andava rinegoziato perchè non aveva legittimità. Non sono stati in grado di dimostrare i 350.000,00 euro di lavori che sostenevano di aver effettuato. Tutto infatti si è concluso con la risoluzione del contratto, una compensazione nei loro condfronti che hanno accettato decidento quindi di lasciare la sede. Noi siamo un'azienda pubblica che deve rimettere a disposizione i beni con una gara pubblica. Se, dopo i lavori che nei prossimi due anni faremo alla struttura, decideremo nuovamente di metterla a disposizione, dovremo farlo con una gara pubblica. Con quale criterio, altrimenti, potremmo decidere di darla ad un'associazione piuttosto che a un'altra? Quante associazioni cremonesi hanno bisogno di una sede? Probabilmente, peraltro, servirà a noi. Quello è uno snodo nevralgico dei condotti dell'acqua, ed avendo una serie di interventi in programma per l'efficienza energetica, sarà oggetto di cantieri per due anni. Potremmo quindi anche decidere di occuparla noi nell'ottica della razionalizzazione di alcune nostre attività che abbiamo in affitto." conclude Lanfranchi.

Una vicenda che quindi, per ora, ha messo la parola fine alle aperte schermaglie, lasciando però molto amaro in bocca. Ma gli Alpini si sa, sono tenaci. Troveranno presto un altro luogo in cui piantare l'accampamento, brindare al reggimento e fare sentire il proprio "Viva il Corpo degli Alpin!" (Ohilalà!)

 

La foto del Raduno Nazionale degli Alpini è di Giuseppe Muchetti

Loris Braga


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commenti


Jeppetto

1 marzo 2024 20:26

Nessuno ha il coraggio di dire che è uno schifo?!

Pierpa

2 marzo 2024 10:26

La versione di Padania Acque sembra fare... acqua da tutte le parti. Adessi, via gli Alpini, lascerebbero andare alla malora prestigiosi e preziosi metri cubi di edificio a 500 metri dal Duomo? Gli asini volano e le galline portano il fucile?