26 giugno 2024

Gli americani ci riprovano: "I violini di Stradivari erano speciali grazie alla piccola era glaciale e al rallentamento dell'attività solare. Più la natura della maestria nel segreto dei capolavori"

Gli americani ci riprovano, ecco una nuova teoria secondo cui i violini di Stradivari sarebbero così speciali grazie ad una glaciazione e ad un rallentamento dell'attività solare che ha creato particolari condizioni irripetibili nei legni di risonanza. Ne parla oggi il Corriere della Sera:

"Qual è il segreto degli Stradivari? La scienza dietro i grandi liutai del Settecento (un indizio: c'entrano le macchie solari e la piccola era glaciale)

Dagli strumenti di Amati a quelli di Guarnieri del Gesù resta un mistero cosa li abbia resi così unici e irriproducibili. La scienza ha tentato di capirci di più 

Nella Pinacoteca Querini Stampalia a Venezia c'è un quadro che ha un'importanza documentale: si tratta dei Pattinatori sul Canal Grande attribuito a Gabriel Bella. La scena riporta chiaramente un evento eccezionale del 1709: il ghiacciamento dell'acqua di mare di fronte a Venezia. I veneziani si lanciano in piroette, giochi e lazzi sulle lamine in un divertimento circolare. Nello stesso anno secondo le cronache gelò completamente anche il lago di Garda. L'unico caso di cui ci è giunta testimonianza nella storia dell'Italia.

Il quadro ha una sua importanza perché si aggiunge a una tesi scientifica che si intreccia con la storia del violino.

Si tratta della cosiddetta piccola era glaciale. Piccola, si intende, dal punto di vista geologico. Ce n'è già traccia difatti anche nella famosa Adorazione dei Magi nella neve, di Pieter Bruegel il Vecchio, del 1563 (una curiosità: questo dipinto è considerato la prima riproduzione di fiocchi di neve nella storia dell'arte, proprio come nella Cappella degli Scrovegni a Padova il Giotto riprodusse la prima lacrima sulla faccia di Maria Maddalena).

Il minimo di Maunder

Insomma, la piccola era glaciale durò in realtà dal Quattrocento al Settecento, anche se il suo apice si fa risalire proprio agli anni in cui ghiacciava anche il Canal Grande. Essa coincide difatti con il cosiddetto minimo di Maunder (dal nome dello scienziato), un periodo che va dal 1645 al 1715 caratterizzato da una attività molto bassa del Sole. Durante un trentennio del minimo di Maunder gli astronomi osservarono solo 40 macchie solari, laddove la stima normale avrebbe dovuto essere nello stesso lasso temporale di circa 40 mila.

Dunque, cosa c'entrano i famosi violini della scuola cremonese?

I grandi liutai hanno operato tutti all'incirca in un periodo abbastanza ristretto, un arco che va dalla seconda metà del Seicento alla prima metà del Settecento. Soprattutto questa seconda fascia è considerata l'età della maturità di Antonio Stradivari e del più famoso dei Guarnieri, il Guarnieri del Gesù.

La differenza con il pianoforte 

Per inciso è lo stesso periodo in cui Bartolomeo Cristofori pensava, costruiva e diffondeva il fortepiano, oggi pianoforte (sì è una invenzione italiana non tedesca ed è cambiato solo l'ordine delle parole italiane). Ma questo testimonia solo dello spirito di quel tempo che anche grazie a grandi compositori aveva animato con lo spirito schumpeteriano degli innovatori l'ecosistema della musica. Il pianoforte difatti, per quanto costruito in maniera eccelsa e con i migliori legni, ha una vita sostanzialmente ridotta a cento anni, con un miglioramento graduale nel primo mezzo secolo, ma un veloce decadimento negli ultimi 50 anni (è legato agli sforzi e alle pressioni tremende della cassa armonica, ora in ghisa).

Ben diversi sono gli archi come sappiamo: anche se in questo caso l'invenzione non è strettamente italiana - l'antenato degli archi è la vuela spagnola - nessuno è mai più riuscito a riprodurre violini, viole, violoncelli con le stesse qualità sonore dei maestri liutai delle due scuole dominanti, quella di Cremona e quella napoletana. Ambedue come dicevamo concentrate nello stesso periodo.

Tra tutti spicca la figura di Antonio Stradivari che fu un vero innovatore del violino. Visse oltre novant'anni e apportò diverse modifiche alla cassa armonica comprese le due esse degli strumenti che divennero più grandi.

Il segreto di Stradivari

Ma quale fu il suo segreto? E' un paradosso, perché intorno a Stradivari tutto è un segreto. Non siamo certi della data di nascita (tra il 1643 e il 1649). Anzi: non siamo certi nemmeno che sia stato sul serio di Cremona. Non esistono documenti e lo si deduce in realtà da un fatto di cronaca: nelle etichette che apponeva ai suoi lavori scriveva cremonensis. Ma visto che la liuteria cremonese era già stata resa famosa dalla famiglia Amati non si può escludere che possa essere stata una saggia o furba azione di marketing ante litteram.

In un unico caso difatti, un lavoro giovanile, aggiunse anche "allievo di Amati". Una informazione che evaporò immediatamente, secondo alcuni studiosi, per una probabile lamentela da parte degli Amati stessi.

Made in Cremona

Insomma, Cremona era un brand. Made in Cremona nel Seicento era già un marchio internazionale, invidiato e forse anche copiato.

In soldoni non possiamo nemmeno essere certi che sia stato un allievo di Amati.

Ma non finisce qui: innumerevoli sono stati gli studi sugli archi di Stradivari per cercare di capire quale potesse essere il segreto: la ridda di ipotesi è infinita e va dalle ceneri vulcaniche dell'area alle pitture protettive che con una ricetta da alchimista Stradivari avrebbe usato per far "cristallizzare" il legno.

Ma tra i tentativi di spiegare l'anomalia e la natura aliena del legno ce n'è uno che si collega proprio al nostro minimo di Maunder.

I violini sono prodotti con diversi legni: in particolare quelli di cui parliamo sono stati costruiti usando l'acero dei Balcani per il fondo e l'abete rosso della Val di Fiemme per la tavola armonica, la parte di gran lunga più importante.

Non molti sanno che i violini, anche gli Stradivari, non sono perlopiù composti da tutti pezzi originali. C'è un motivo tecnico\tecnologico: al tempo tra il Seicento e il Settecento le corde erano in budello e non esercitavano una grande pressione sui legni (e dall'altra parte della medaglia c'era una sonorità non certo potente). Le corde metalliche hanno cambiato tutto. Nei secoli molti violini sono stati ritoccati e rinforzati. Ma ciò che conta è la cassa armonica, soprattutto la parte superiore, quella bombata dove sono intagliate le due esse.

Ed è qui che sembra che la scienza ci abbia messo lo zampino: nel periodo del minimo di Maunder il sole avrebbe rallentato la sua normale attività (secondo alcuni studi addirittura la velocità di rotazione). Questo avrebbe portato i legni europei di quel periodo a crescere molto lentamente e raggiungere delle caratteristiche strutturali che non si sono mai più ripresentate.

Forse nessuno potrà mai dare una risposta definitiva e risolvere il segreto dei violini del Settecento (qui una lista di quelli posseduti dal museo di Cremona).

Possiamo solo convenire che quando arte e tecnologia si incontrano l'umanità ha sempre raggiunto i suoi picchi più alti. Come quando negli anni Venti si incrociarono Albert Einstein e Charlie Chaplin. Ambedue già famosi in tutto il mondo. Vincitori il primo del premio Nobel, il secondo degli Oscar per il suo cinema muto.

Einstein volendo fare un complimento a Chaplin gli disse: la tua arte è incredibile. Tu non dici nulla e tutti ti ascoltano.

Sapete cosa risposte Chaplin?

Nulla al tuo confronto: tu parli al mondo intero ma nessuno ti capisce.

Post Scriptum: è un caso, ma il Museo di Cremona si trova proprio in Piazza Guglielmo Marconi. Arte e scienza. Il destino lascia sempre indizi per chi li vuole cogliere."


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commenti


alfredo

26 giugno 2024 14:21

le due esse ... : Solite Sciocchezze