I "pirati del Po" ancora in azione, spariti dalle barche una decina di motori. Senza Polizia fluviale, il Po è terra di nessuno
Ormai non resta che definirli i “pirati del Po”: sono coloro che nottetempo prendono di mira le imbarcazioni per privarle di motori fuoribordo che, molto probabilmente, finiscono poi su mercati clandestini dell’Est Europa.
Una piaga che sul Grande fiume si materializza ormai da anni, un po’ ovunque e che nelle ultime settimane sembra aver subito una impennata. Infatti in meno di un mese, tra il cremonese, il piacentino ed il reggiano sono spariti almeno una decina di motori, per un valore complessivo di molte migliaia di euro. L’ultimo colpo risale alla notte tra martedì e mercoledì quando i soliti ignoti hanno fatto irruzione al Lido Po di Casalmaggiore impossessandosi del motore della “Anguilla del Po”. Un colpo che, di fatto, si aggiunge alla scia di furti già commessi tra lo scorso mese di giugno e quello attuale di luglio.
Una decina i motori spariti nel nulla in poche settimane: tre alla Nautica di Isola Pescaroli; altri tre pochi giorni dopo alla Tarozzi Boats di Castelvetro Piacentino e diversi anche i colpi messi a segno a Boretto (si parla di sette ma in questo caso il dato non è confermato). Ora, ultimo in ordine cronologico, quello messo a segno a Casalmaggiore. Col rischio concreto, visto l’andazzo, che non sia purtroppo l’ultimo. Ad agire, con ogni probabilità, qualche banda di “predoni”, o appunto pirati come forse sarebbe meglio definirli, giunti dall’Est, che agiscono sempre di notte, studiando bene i loro colpi, fulminei. A quanto pare ultimamente sono le nautiche a richiamare l’interesse di questi individui e, infatti, lungo tutta l’asta mediana del Po si è alzata la guardia e sono stati intensificati i controlli, soprattutto da parte della Guardia di Finanza e dei Carabinieri. Tuttavia le proteste non mancano; ci sono appassionati di fiume che, nonostante la stagione estiva, con disappunto hanno già deciso di togliere le loro imbarcazioni dalle darsene, come unica soluzione per cercare di contrastare i “pirati”. C’è chi, a gran voce, e da tempo, chiede l’istituzione di nuclei di polizia fluviale ma, ad oggi, il fiume non sembra affatto essere al centro dell’attenzione di coloro che siedono sugli alti e vellutati scranni romani e regionali. La realtà è che il Grande fiume, il maggiore dei corsi d’acqua italiani (giova ricordarlo questo) nonostante le innumerevoli parole spese un po’ ovunque per la sua valorizzazione turistica e culturale (quasi sempre in “casuale” concomitanza con qualche tornata elettorale) finisce il più delle volte per essere “terra di nessuno”. Lo dicono, fin troppo spesso, coloro che sul Po ci vivono, lo vivono, ci lavorano e, non senza fatica, cercano di farlo vivere. Per una vera e propria azione di contrasto contro i “pirati del Po” servono azioni e soluzioni importanti, chiare e servono soprattutto i fatti, non le parole che spesso abbondano inutilmente. Al momento non si può che fare appello a tutti, affinchè si segnalino immediatamente, senza esitazioni, situazioni, persone, veicoli sospetti che si trovano lungo le rive del fiume, tenendo presente che il problema non è di una determinata area ma è dell’intero territorio, dell’una e dell’altra riva. A questo dovranno aggiungersi però i fatti, e per questi non resta che attendere le famose decisioni dall’alto, sperando di non dover concludere con classico “campa cavallo che l’erba cresce”.
Eremita del Po
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commenti
Manuel
17 luglio 2024 18:06
I fiumi cremonesi e cremaschi, le loro golene, li ho percorsi, indagati, tutti a piedi, così da approfondirne il più possibile la conoscenza (già rivelato). Ho lacune su alcuni tratti del Tormo ed un paio, forse tre, isole casalasche in riva destra del grande fiume, ma spero di rimediare.
Premesso ciò, i tanti anni di esperienza attiva, non possono che avvalorare quanto denuncia Panni nel resoconto.
Non ci sono controlli (troppo pochi), non c’è vigilanza, non vogliono la vigilanza!
Questo delle predazioni notturne (danni al patrimonio ittico, faunistico, privato) da parte di “maramaldi” dell’est, è uno scandalo che si protrae da trent’anni: qualche dichiarazione roboante (peto orale) in occasione degli episodi più eclatanti, poi la tattica del “lasciamo sedimentare, lasciamo dimenticare”... e tutto ricomincia come prima.
Ci sono categorie economiche ed amatoriali che non vogliono essere disturbate e l’illegalità trionfa, anche a loro danno.
In questa situazione, hanno peso i comuni (non vi dico la fatica col comune di Cremona, capofila del PLIS), ma molto di più lo Stato e le regioni, che fanno tutti i giochi di prestigio possibili per mantenere l’anarchia.
Qui mi scattano tre domande, per le quali ho già una risposta (me la tengo):
1) abbiamo ed abbiamo avuto, governi e regioni guidati dalla destra (legge ed ordine!): come mai si assiste basiti al protrarsi del far west?
2) Ci sono oramai strumenti (droni, fotocamere, etc.) che facilitano la sorveglianza ed abbassano i costi: come mai non se ne fa uso?
3) Ci sono ambiti totalmente ignorati, con personale assente, sottodimensionato e/o intimorito; si mettono in difficoltà pure i volontari: come mai non si assume, quando abbiamo pure elementi preparati ed all’altezza?
Giuseppe Zagheni
18 luglio 2024 14:56
Come al solito si chiacchiera e si promettono cose mirabolanti, poi passato lo giorno gabbato lo santo. Trovo strano che "il signore delle felpe " non abbia fatto sentire la sua insipienza quotidiana visto che disserta su laqualunque. Mi chiedo se in regione Lombardia sappiano che il Po si trova anche in Lombardia .
Marco
20 luglio 2024 04:42
Tutti fanno finta di non sapere che le auto rubate oppure spogliate di tutti i dispositivi di valore, dai volanti alle ruote, i trattori rubati,le razzie di motori delle barche ecc ecc. riforniscono i meccanici abusivi dell'est ma anche italiani che lavorano indisturbati nei garage.
Riparare un'auto è un salasso e il fatto di pagare poco il lavoro eseguito è sempre allettante.
Poi quando capiterà come a Milano dove brucera' un garage e qualcuno morirà tutti se ne laveranno le mani, amministratori di condominio in primis.