I violoncelli di Stradivari al centro del terzo incontro della formazione specialistica per i liutai cremonesi
A distanza di tre secoli, la produzione del grande maestro cremonese è ancora fonte di sapere e di stupore per chi con la propria pratica quotidiana mantiene viva la tradizione artigiana della liuteria cremonese, in particolare i violoncelli. Con queste parole il maestro Bruce Carlson ha aperto ieri il terzo incontro di formazione specialistica riservata ai liutai, organizzata da Comune di Cremona e Museo del Violino e realizzata grazie alle misure speciali di tutela degli elementi italiani inseriti nella “lista del patrimonio mondiale” dall’UNESCO.
Dopo la conferenza della settimana scorsa dedicata al restauro del piccolo violino Storioni, è stata la volta dei violoncelli costruiti da Stradivari, verso cui da sempre in città ci dev’essere un certo interesse se per ben sei volte i vincitori della Triennale per la categoria violoncello sono stati proprio liutai cremonesi.
Finalmente dal vivo, nell’accogliente cornice dell’Auditorium “G. Arvedi”, attraverso l’analisi degli strumenti e delle importanti testimonianze storiche conservate al Museo, il maestro Bruce Carlson e il conservatore Fausto Cacciatori hanno ripercorso il cammino di ricerca e adeguamento delle dimensioni del violoncello che Stradivari intraprese sulla spinta di un nuovo repertorio musicale e di nuove esigenze dei musicisti: dai primi violoncelli di grandi dimensioni a quelli di dimensioni ridotte dei primi anni trenta del Settecento.
Nel suo intervento, il maestro Carlson ha illustrato la progressiva riduzione delle dimensioni dei violoncelli, mentre il maestro Cacciatori ha dedicato il proprio intervento ai reperti stradivariani, con modelli cartacei e lignei che costituiscono le fonti documentali materiali alla base del patrimonio immateriale del saper fare liutario e che rivestono un particolare interesse pratico per i liutai e, in particolare, per future ricerche dalle quali si potranno ottenere ulteriori rilevanti indicazioni sia per la costruzione di strumenti barocchi sia per esecuzioni filologiche.
“Molti, a ragione, ritengono che nella costruzione dei violoncelli Stradivari raggiunse un’eccellenza ancora maggiore rispetto al resto della sua produzione. Per comprenderne genialità e versatilità non vi è niente di più efficace che ragionare sulle diverse forme che Stradivari elaborò nel tempo e impiegò per arrivare a sviluppare uno strumento in grado di adattarsi alle mutevoli condizioni dell’epoca”, ha precisato il Conservatore del Museo del Violino Fausto Cacciatori.
Ha concluso la conferenza Andrea Nocerino, apprezzato violoncellista che ha dialogato con i liutai intervenuti, illustrando loro le proprie percezioni di musicista alle prese con il violoncello Stauffer, che ha poi suonato per i presenti. “Si tratta di un vero e proprio dialogo fra me lui. Gli studi che oggi vengono condotti e che potranno essere condotti in futuro potrebbero fare luce su elementi di estremo interesse pratico ai fini di rese acustiche, sonore che noi musicisti cerchiamo di creare quando suoniamo”, ha raccontato Nocerino.
“La conoscenza costituisce un elemento essenziale per la crescita della comunità dei nostri liutai, centro e cuore del nostro saper fare. Oltre al fascino dei temi trattati, per gli addetti ai lavori, questi incontri costituiscono preziosissime occasioni di interazione con i musicisti e quindi uno spunto di riflessione e ispirazione per la propria pratica, elemento prezioso e distintivo della nostra città nel mondo”, è il commento del Sindaco Gianluca Galimberti.
Il prossimo appuntamento con la formazione si terrà il 16 luglio con il workshop dedicato allo studio degli strumenti della famiglia Guarneri, mentre l’incontro online previsto per sabato 10 è spostato a settembre, così da poterlo organizzare in presenza.
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