27 ottobre 2021

Il 27 ottobre di 31 anni fa moriva Ugo Tognazzi, il prossimo anno sarà un secolo dalla sua nascita. Cremona gli dedichi almeno una via

Quando ci incontravamo, parlavamo in dialetto. L’ultima volta ci siamo visti a Milano, a una mostra di pittura di non ricordo più chi. Mi sorride e mi fa: “E aluura, cuma vaala?”. Come va? ...Va che ci manchi, caro Ugo”. Così Mina ricordava nel 2010 su “La Stampa” la scomparsa di Ugo Tognazzi, la quarta T di Cremona. Un ricordo pieno di affetto per quel suo concittadino. “Lui era la quarta T, vanto di Cremona. “Turon, turass, tetass”, come voleva la tradizione. Poi, per amore, è stato aggiunto Ugo Tognazzi. “Tugnass”, appunto. - scriveva ancora Mina – Siamo molto fieri che un attore di quella forza sia uno dei nostri. Un orgoglio”.

Se  n'è andato 31 anni fa come oggi.  Il 27 ottobre 1990 moriva a 68 anni Ugo Tognazzi il più grande attore cremonese di sempre e uno dei “mattatori” della commedia all’italiana insieme a Manfredi, Gassman e Sordi. Un grande cremonese, figlio di questa terra che ha amato profondamente, non sempre ricambiato. In Francia è considerato un grande del cinema mondiale, prototipo dell’italiano padano così diverso dal romano Sordi. D’altra parte venne premiato al Festival di Cannes come miglior attore maschile interpretando “La tragedia di un uomo ridicolo” di Bernardo Bertolucci. I francesi lo premiarono con la Lègion d'Honneur per aver recitato Pirandello in francese.Nella sua carriera vinse tre David di Donatello come miglior attore ne “L’immorale” nel 1967, con “la Califfa” nel 1971 e con “Amici miei” nel 1976. E ancora quattro Nastri d’Argento e la Grolla d’oro con “Il fischio al naso”. Era uno dei mattatori ma non se la tirava, non caricava i personaggi. “Come lavora bene, sembra che non reciti”, diceva mia madre” – racconta ancora Mina.

Eppure è stato uno dei massimi protagonisti della commedia all’italiana e ha animato un quarantennio della storia del cinema nazionale ed europeo, attraverso oltre 150 pellicole dirette da registi come Marco Ferreri, Mario Monicelli, Dino Risi, Marco Bellocchio e molti altri. Tognazzi stesso si è cimentato nella regia in alcuni film.

Ugo Tognazzi è nato a Cremona il 23 marzo 1922 in contrada Cantarane. Bambino lascia la città per trasferirsi a Bergamo con il padre assicuratore. Lì debutta come corista al Teatro Donizetti. Dopo alcuni traslochi in centri minori, arriva a Cremona e va ad abitare in via Piave, nella casa Poli, edificio popolare a cinque piani a ridosso del Torrione di via Ghinaglia, resto dell’inespugnabile castello sforzesco della città. Lì Ugo si recava in pellegrinaggio ogni volta che tornava nella sua città. Il prossimo anno sarà un secolo dalla sua nascita, Cremona dovrà ricordarlo nel migliore dei modi.

Sono gli anni del fascismo e in ciascuna delle antiche porte della città nascono i gruppi rionali fascisti dove si fa politica ma anche teatro e sport. A Porta Venezia c’è il gruppo Podestà, il gruppo Priori a Porta Romana, il gruppo Fantarelli a Porta Po, il gruppo Cattadori a Porta Milano. Lì approda Tognazzi. C’è una saletta con pochi posti e un piccolo palcoscenico. Tocca a Tognazzi inaugurarlo con alcune riuscite imitazioni: Totò, Gandusio, Dapporto, Fanfulla. Con il maestro Lodoli arrivano le prime canzoni sceneggiate e il varietà dove Ugo mette in mostra le sue doti di comico e spesso di improvvisatore. Il successo è travolgente. La sala non basta più. Tognazzi decide di trasferirsi nel teatrino del Dopolavoro Ferroviario di via Bergamo. Qui incontra l’indimenticato presidente della Cremonese Domenico Luzzara, già imprenditore con il fiuto degli affari che si diverte a fare l’impresario teatrale. Ingaggia così Ugo garantendogli anche un primo compenso. Tra Ugo e Domenico inizia una collaborazione proficua e soprattutto un'amicizia che durerà tutta la vita.

Fin dall'età di 16 anni Ugo lavora presso il Salumificio Negroni, di cui sarà spesso anche il volto di Caroselli Televisivi. Ecco dall'Archivio Negroni un video del 1962 sull'impiegato Tognazzi.

L' 8 febbraio 1941 Tognazzi in coppia con Balestreri (orchestra Angelo Carrera) si esibisce al dopolavoro di Pizzighettone con “Il mondo canta”, rivista di canzoni moderne in due tempi. Il Il 9 marzo 1941 al Dopolavoro Ferroviario doppio spettacolo per le Forze Armate e Ugo Tognazzi mette in scena un repertorio di arte varia e si esibisce con l'orchestra dell'esercito e il fisarmonicista Silvio Disingrini. Con la compagnia “Le primule” di Domenico Luzzara (con una debuttante Romanella Lanzi) va in scena al Teatro Albertoni di via Giordano.

Il travolgente successo arriva però con la messa in scena al teatro Politeama di Cremona di un varietà dal titolo “Carosello di ritmi” con una celebrità dell'epoca come Nino Conconi, Romanella Lanzi e la radiorchestra del maestro Gianni Lazzari. Nel 1944 Tognazzi porta al Teatro Ponchielli una rivista musicale dal titolo “Una nuvola in vacanza” per lui è la consacrazione definitiva, si scioglie il sodalizio con Luzzara e Ugo tenta la carta milanese. Nella metropoli è ospite di uno zio dirigente del Milan calcio, da lì la passione per la squadra rossonera

Al teatro Puccini partecipa alla selezione per l'Ora del dilettante, una competizione tra aspiranti artisti. Con lui partecipa anche Walter Chiari. Sbaragliano tutti e finiscono primi ex aequo.

Quando annunciano i vincitori presentano Tognazzi come il comico milanese e lui, garbatamente ma con decisione, sul palco ricorda le sue vere origini, quelle cremonesi. Ormai Tognazzi è lanciato: avanspettacolo al Pace, al Nazionale, all'Ambrosiano e nel 1945 la vera rivista con “Viva le donne” di Marcello Marchesi.

Un elegante doppiopetto, una cravatta perfettamente azzeccata e un talento unico come attore. Con queste caratteristiche negli anni ’50 una nota azienda tessile veneta, la Marzotto di Valdagno, aveva deciso di sviluppare e rivoluzionare il concetto della comunicazione usando uno strumento sempre più diffuso allora, la televisione, abbinandolo con uno molto più tradizionale e usato da svariati secoli, la barzelletta. Da questa commistione tra tessuti, talento e mezzi di comunicazione nacque il Campionato della barzelletta, ovvero una sfida indolore tra i comici più famosi di allora che si affrontavano raccontando in neanche un minuto una piccola parte della società italiana con ironia ma a volte con sagace cinismo. La “vittoria” arrivava grazie a delle cartoline spedite all’azienda dove venivano segnalate le barzellette più apprezzate, un metodo di comunicazione, come si direbbe oggi, “social”, sviluppato allo stesso modo di quello odierno ma usando semplicemente tecnologie meno raffinate di quelle correnti. Sotto una strana bombetta che naviga solitaria davanti ad uno stupito pescatore sulla riva di quel fiume Po tanto caro ai cremonesi si nasconde il talento e la bicicletta, ma non il doppiopetto e la cravatta, di uno dei più grandi attori di sempre, quell’Ugo Tognazzi da Cremona che poteva tranquillamente far ridere o far riflettere in un teatro, davanti a una cinepresa o, semplicemente, raccontando una barzelletta. Il fiume Po, una barzelletta e Ugo Tognazzi, ovvero tre capisaldi della storia della città di Cremona, storia che sembra sempre più offuscarsi.

Ugo Tognazzi ormai era lanciato: tante riviste ogni anno. Un paio con Macario e poi da solo con i suoi autori preferiti Scaramucci e Tarabusi con cui lanciò Lauretta Masiero come e il fortunato incontro con Raimondo Vianello che gli apre le porte della televisione con l'ormai leggendario “un, due tre” poi alcuni filmetti commerciali prima della svolta con “il federale” di Luciano Salce. Tante apparizioni televisive e film ma appena può cita la sua Cremona. Ad esempio nella Marcia su Roma”

All'inizio degli anni Settanta Tognazzi è all'apice della carriera. Nel 1971 Enzo Biagi gli propone di riunire a Roma i suoi amici cremonesi per la trasmissione “Terza B” su Raiuno. Partono in sette da Cremona: Sergio Capelli, Domenico Luzzara, Beppe Ravera, Bertino Rossi, Renzo Pallavicini e Romanella Lanzi. Una rimpatriata seguita da una moltitudine di italiani.

La vicinanza e l'amicizia con Domenico Luzzara, porta Ugo Tognazzi ad arrivare diverse volte allo Zini per seguire la Cremonese. Ma il Milan? “Il Milan è la moglie, la Cremonese l'amante” dice a Floriano Soldi in una intervista su Mondo Padano. Ed eccolo nelle foto di Faliva e Muchetti allo Zini per la promozione in serie A in diversi campionati. Per i festeggiamenti c'era sempre, anche nel 1984 nella villa di Costa Sant'Abramo del vicepresidente della Cremonese Franco Monfardini quando diede vita a una performance canora seguendo Michelangelo Gazzoni che aveva intonato “la bella la va al fosso, ravanei, remulas, barbabietule e spinass”.

E nel 1983 allo Zini il Milan è in serie B. La Cremonese parte forte: al 12' rete di Ferri, dopo pochi secondi pareggia Serena, ma Sauro Frutti porta ancora in vantaggio i grigiorossi. Ugo Tognazzi si alza in tribuna e si rivolge a Giuseppe Miglioli in panchina con l'allenatore Mondonico. Allarga le braccia e il gesto viene interpretato come vi facciamo un mazzo tanto, in realtà stava contrattando con Miglioli la dimensione del prosciutto crudo che aveva scommesso per la vittoria della Cremo. La partita finì 3 a 3, Miglioli regalò comunque un grande prosciutto crudo all'amico Ugo.

Poi il crepuscolo, la malattia e una forma depressiva. E' deluso da Cremona. Alla fine del 1987 è in piazza Duomo insieme all'amico di sempre Sergio Capelli, proprietario di sale cinematografiche come il Padus o il Politeama. Non aveva digerito di non essere stato chiamato a interpretare Stradivari che proprio quell'anno era stato girato a Cremona da Giacomo Battiato. A interpretare il sommo liutaio era Anthony Quinn. “Cat l'è bravo ma el gà la facia da messicano, mia de cremounes. Toucava a me”.

E poi il 28 gennaio 1988, Tognazzi dopo tanti anni tornò a recitare al teatro Ponchielli di Cremona nell'Avaro di Molière. L'ultima volta era stato nell'immediato dopoguerra. E' la prima nazionale. Ugo-Arpagone non piace al critico teatrale della Provincia Elia Santoro pur compagno degli esordi negli anni Quaranta. Santoro lo segue fin dalle prove, non apprezza e lo scrive sul giornale. Aggiungendo che Tognazzi arrivava a Molière dopo “tantissimi film, tutti brutti e commerciali...”. Ugo rispose a Santoro con una battuta: “Cat, en brot uselàas el pòos mìa fàa na bèla sifulàada..."

31 anni fa se ne andava Ugo Tognazzi, attore con Cremona bene impressa nella sua catena del Dna. C'è da augurarsi che il ricordo si manifesti in qualcosa di più tangibile nella nostra città specialmente il prossimo anno ad un secolo dalla sua nascita. Il figlio Ricky sta preparando un film per la Rai sulla sua vita. E Cremona? Il cinema Tognazzi di via Verdi è chiuso da vent'anni, con le due sale abbandonate e senza alcuna destinazione; il parco Tognazzi lungo il viale Po (dove c'è l'Arena Giardino per il cinema all'aperto) è poca cosa. Forse converrà cominciare a pensare di dedicare una via importante o una piazza al nostro attore più grande, come ha fatto Milano che ad Ugo Tognazzi ha dedicato una strada nella zona Nord Est nell'area del Parco Adriano. E non era neppure milanese. Anzi per girare “Romanzo popolare” dove doveva spesso parlare in milanese si è fatto aiutare da Enzo Jannacci e Beppe Viola, il suo accento sapeva troppo di Torrazzo.

E aluura, cuma vaala?”. Come va? ...Va che ci manchi, caro Ugo

Le foto sono di Giuseppe e Roberto Faliva

Mario Silla


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