1 marzo 2021

Il Covid ha messo in ginocchio anche le scuole di danza, ma l'arte si è reinventata per poter sopravvivere

Il Covid ha messo in ginocchio tante attività, ma nessuno ha mai parlato del danno pesantissimo subito dalle scuole di danza. 

La danza è da tempo (anche troppo) che vive nell’ombra. Spesso non presa in considerazione o sottovalutata e considerata non indispensabile. 

Eppure la danza per molte persone è vita, lavoro, passione e punto di sfogo. Pensiamo ai bambini e ai ragazzi che amano quest’arte e che la sfruttano per sfogarsi, per divertirsi e avere un momento della giornata in cui possono essere loro stessi senza pensare ai problemi esterni. Sono da un giorno all’altro senza niente, chiusi nelle loro stanze davanti a un computer per ore in didattica a distanza per poi ritrovarsi davanti al computer nuovamente per fare i compiti. Fortunatamente la danza non si ferma mai e le diverse scuole del nostro territorio si sono reinventate e attrezzate per poter dare la possibilità a questi bambini e ragazzi di continuare a divertirsi e coltivare la loro passione. 

La danza è libertà, ma in questo momento questa libertà le è stata tolta, o meglio limitata. 

La presidente del Coordinamento Danza di Cremona Monica Farnè sottolinea che “La danza non ha leggi di riferimento e non è tutelata. Anche questa volta le nostre scuole sono state equiparate alle palestre ma non c’è nessun tipo di connessione tra le due cose, la danza è arte”. 

“Durante la prima ondata -racconta Elena Cacciatori della scuola di danza Cremona Dance&Co - non eravamo minimamente organizzati online. Abbiamo lasciato correre nella speranza di una possibile riapertura, ma abbiamo pensato comunque di creare delle video-lezioni per tenere vivo l’entusiasmo e la passione dei nostri ragazzi. Durante l’estate abbiamo avviato un progetto alle Colonie Padane di Cremona creando un Summer Camp di 14 settimane. A settembre per poter riaprire abbiamo investito molto, come tutti, nella sanificazione e nell’allestimento di strutture e percorsi nel pieno rispetto delle normative covid. Poi il secondo lockdown ci ha costretti di nuovo ad una chiusura e a quel punto abbiamo proposto lezioni online. Con dispiacere la risposta è stata scarsa principalmente per motivi tecnici come connessione e spazio, ma abbiamo comunque cercato di mantenere un filo diretto con gli allievi”.

Dopo 40 anni di attività Carolyn May Burnett, direttrice e fondatrice di Dance Studio “C”, non nasconde la delusione per questa situazione. “C'’è paura, frustrazione, ansia per la sopravvivenza della nostra amata scuola. - afferma -Qualche aiuto è arrivato, ma non è stato abbastanza per sostenere tutte le spese, che negli ultimi anni hanno reso quasi un lusso portare avanti una scuola di danza. Abbiamo provato a fare delle videoregistrazioni per tenere vivo lo spirito della scuola, ma abbiamo incontrato difficoltà tecniche soprattutto per i più giovani. Il contatto, le classi, le maestre, le amicizie fra gli allievi, il creare qualcosa insieme e, non per ultima, la disciplina sono tutti indispensabili”.

Le scuole di danza, per riuscire a sopravvivere in questa situazione e per mantenere vivo l’entusiasmo e la passione dei propri allievi, hanno fatto di tutto per creare una certa continuità al modo di lavorare sviluppato negli anni all’interno della scuola, così da far crescere i propri allievi nonostante il lavoro in presenza fosse impossibile. 

Simona Meli, della Specchio Riflesso Danza spiega: “Durante il primo lockdown noi insegnanti abbiamo voluto sperimentare un piccolo progetto “Lontane ma vicine” con le grandi della scuola. Abbiamo creato degli appuntamenti fissi una volta a settimana dove noi insegnanti, durante la lezione online, insegnavamo loro una piccola coreografia. Tutte loro poi ci mandavano dei video della coreografia ma potevano scegliere liberamente come interpretarla in base alle loro sensazioni. - continua Simona Meli - È stato un lavoro di sperimentazione per allenare la creatività. Durante l’estate abbiamo lavorato tanto per la riapertura in sicurezza della scuola, per poi ritrovarci a chiudere nuovamente a ottobre. In poco tempo abbiamo creato il progetto “Danza a Distanza” per creare continuità al lavoro che stavamo facendo in sala e che stava dando, sia noi insegnanti sia agli allievi, tantissime soddisfazioni nonostante il lungo periodo di stop”. 

Anche Marianna Bufano di Il Laboratorio racconta: “Durante il primo lockdown abbiamo attivato un progetto che si chiamava “CasaLab”. Erano appuntamenti settimanali in cui inviavamo ad ogni gruppo uno stimolo, ad esempio guardare video di danza o ascoltare brani musicali, su cui lavorare. Alcuni gruppi poi ci mandavano video, disegni, audio, messaggi per condividere cosa suscitava in loro quel tipo di stimolo. - dice ancora Marianna Bufano -Con le adolescenti abbiamo cercato di creare appuntamenti fissi ma non sono andati molto bene. Verso maggio abbiamo iniziato a lavorare al saggio digitale lavorando in modo sperimentale. A settembre abbiamo riaperto la scuola ma c’è comunque un grosso problema perché oltre all’aspetto economico, c’è incertezza nella programmazione”

Incertezza è la parola chiave di questa situazione per le scuole di danza del territorio cremonese. Per loro è quasi impossibile riuscire a programmare dei laboratori o strutturare progetti perché tutto, da un giorno all’altro, può cambiare. La danza merita certezze e soprattutto considerazione vista la grande importanza che ha verso i ragazzi, i bambini e gli insegnanti stessi.

Il Covid ha portato via tanto in quest’anno, ma l’arte e la danza trovano sempre un modo per riuscire a sopravvivere. 

Valentina Costa


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