29 dicembre 2024

Il Giubileo 2025 aperto anche in Diocesi. L’augurio del Vescovo: «Chiesa di Cremona, canta, cammina … e cucina»

“Spes non confundit”, recita l’apertura della Bolla di Indizione del Giubileo 2025 ricordando, citando la Lettera ai Romani, che «la speranza non delude». E nel segno della speranza si è aperto l’Anno Santo anche a Cremona nel pomeriggio di domenica 29 dicembre (come in tutte le diocesi del mondo) con la celebrazione presieduta dal vescovo Antonio Napolioni. La liturgia ha unito proprio il tema della speranza, annunciato dalla lettura di un brano del vangelo di Giovanni e della Bolla stessa, a quello del pellegrinaggio, con i riti di introduzione – l’inno del Giubileo come canto di ingresso – che si sono svolti nella chiesa cittadina di S. Agostino per poi proseguire in Cattedrale, con la memoria del Battesimo e la celebrazione eucaristica. A guidare la processione verso il Duomo l’antico crocifisso romanico davanti a cui, secondo la tradizione, il 13 novembre del 1197 morì, mentre era prostrato in preghiera, sant’Omobono, patrono della città e della diocesi di Cremona. Ogni diocesi, infatti, è stata invitata ad aprire il Giubileo con un crocifisso di particolare significato per la comunità. Un segno giubilare da valorizzare per tutto il 2025 e che, per questo, rimarrà esposto in Cattedrale per tutta la durata dell’Anno Santo.

Si è trattato di un momento particolare per l’intera Chiesa cremonese, che ha partecipato numerosa, con entusiasmo e trasporto all’Eucaristia. Moltissimi sono stati i fedeli che hanno preso parte al pellegrinaggio e riempito i banchi della Cattedrale di Cremona.

L’apertura di un Giubileo, del resto, è sempre significativa, anche solo per la frequenza con cui avviene: al di fuori dei Giubilei straordinari (l’ultimo, quello della Misericordia, nel 2016), si celebra una volta ogni venticinque anni e assume quindi, per la Chiesa universale, un immenso valore. A testimonianza di questo alla celebrazione era presente, in rappresentanza della comunità civile, anche il sindaco di Cremona, Andrea Virgilio, con il gonfalone della città. Oltre a numerosi sacerdoti diocesani, hanno concelebrato il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, i vescovi d’origine cremonese mons. Carmelo Scampa (emerito della diocesi brasiliana di Sao Luis de Montes Belos) e mons. Eliseo Ariotti (a lungo in servizio per la Santa Sede come nunzio apostolico), entrambi di recente rientrati in diocesi, insieme anche a mons. Joseph Ake, arcivescovo emerito di Gagnoa, in Costa d’Avorio.

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Santa Famiglia di Nazareth, la liturgia ha proposto la lettura del brano di vangelo del ritrovamento di Gesù nel tempio di Gerusalemme, testo nel quale monsignor Napolioni ha trovato diverse fonti di speranza.

«Iniziamo un tempo di pellegrinaggio – ha evidenziato nell’omelia – ma dobbiamo stare attenti al rischio di dimenticare Gesù, come accaduto a Maria e Giuseppe. Eppure, abbiamo una speranza: il mistero del Figlio perso e ritrovato ci ricorda quale sia il centro del Vangelo, ossia che nessuno è perduto. Dio stesso ha mandato suo Figlio per perderlo e ritrovarlo, e noi in Lui». La riflessione del vescovo non si è fermata solo all’episodio del ritrovamento. «Al centro del racconto – ha detto ancora – c’è un incrocio di stupori. C’è quello dei dottori della Legge davanti alla sapienza di un ragazzino. Ritrovare Gesù e ascoltarlo è quindi una prima occasione di speranza. Una fede che cessa di stupirsi è solo un’ideologia, o un tranquillante della coscienza. C’è poi lo stupore di Maria e Giuseppe, inizialmente inquieti, che riconsiderano i loro sentimenti circa la relazione con questo bambino. Anche noi, quindi, siamo invitati a riscoprire il nostro legame con il Signore, che ci lascia la libertà di vivere un rapporto personale con lui, senza però dare le spalle alla nostra famiglia, alla comunità. Anche noi, come i suoi genitori, dobbiamo essere un po’ angosciati quando non viviamo questa condivisione. C’è infine lo stupore che desta la risposta di Gesù, la nostra terza fonte inesauribile di speranza. Il Figlio deve occuparsi delle cose del Padre, che è sempre all’opera. E questa è la missione della Chiesa, chiamata a spendersi come corpo di Cristo, in comunione con Lui».

In conclusione Napolioni ha voluto rivolgere un invito alla comunità cristiana: «Chiesa di Cremona, canta e cammina, stupisciti dell’amore del Signore e agisci per il bene di tutti nella tua vita ordinaria, quotidiana. Infine, cucina, perché c’è un banchetto da preparare già sulla terra nell’attesa della festa nel Regno di Dio».

Sopra il portale della Cattedrale il logo del Giubileo, come segno distintivo delle chiese giubilari in diocesi: oltre alla Cattedrale, i santuari di S. Maria del Fonte a Caravaggio, della Madonna della Misericordia a Castelleone e della Madonna della Fontana a Casalmaggiore.

«Spes non confundit», «la speranza non delude». Con questa premessa, che è monito e fonte stessa di speranza, la Chiesa cremonese guarda all’Anno Santo, durante il quale sarà essa stessa pellegrina a Roma e testimone di fede per il popolo di Dio. (www.diocesidicremona.it)


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