Il rischio di morire di Covid nelle Rsa cremonesi è stato 11 volte in più che all'esterno. Uno studio dell'Ats. La denuncia dei 5 Stelle
Il rischio di morire di Covid nelle Rsa Cremonesi è stato di 11 volte maggiore rispetto all'esterno. E' questo uno dei dati pubblicati sulla autorevole rivista scientifica "Epidemiologia e Prevenzione" quello che sarà l’ultimo lavoro svolto dall’Osservatorio Epidemiologico dell’ATS Val Padana diretto dal dott. Paolo Ricci.
Consiste nello studio sulla mortalità degli ospiti delle RSA prima e durante la pandemia Covid-19, ma che la direzione ATS - secondo la denuncia del 5 Stelle - ha preferito trattenere per mesi nel cassetto.
Il commento del Consigliere Regionale Marco Degli Angeli è severo:
"I numeri certificati sono impressionanti e arrivano per Cremona ad un RISCHIO di morte di 11 volte in più all'interno delle RSA. Come mai questo studio, disponibile da Luglio 2020 non è stato diffuso prima? Eppure i numeri della strage delle RSA sono noti e oggetto di inchieste della magistratura da mesi. C'è forse un timore nel certificare che durante la pandemia la forbice del rischio di morte tra il dentro e il fuori una RSA nel Cremonese si è allargato: dalle 6/7 volte in più pre-pandemia si passa alle 11 volte in più durante la pandemia? C'è timore nell'ammettere il fallimento di un sistema sanitario che ha abbandonato le RSA a sé stesse, come dichiarato anche dai direttori delle Rsa stesse nei diversi questionari e nelle diverse interviste? Che capacità di controllo e monitoraggio ha la struttura pubblica nei confronti delle RSA? Oltre al controllo burocratico e sanzionatorio quali azioni proattive e di supporto ha avuto la Sanità regionale nel confronto delle Residenze? "
Il dati dello studio parlano chiaro. Durante la pandemia cresce il tasso di mortalità di chi sta dentro e di chi sta fuori le RSA.
Per chi è “fuori RSA” la mortalità è doppia a Cremona e un po’ meno a Mantova
Per chi è “dentro RSA” la mortalità invece triplica a Cremona e raddoppia a Mantova
Durante la pandemia quindi la forbice del rischio di morte tra il dentro e il fuori una RSA si allarga: dalle 6/7 volte in più pre-pandemia si passa alle 11 volte in più durante la pandemia.
Infatti, nel primo quadrimestre 2020 a Cremona i morti della popolazione “fuori RSA” (n=1.339) quasi si sovrappongono a quelli della molto più piccola popolazione istituzionalizzata “dentro RSA” (n=1.214).
A Mantova questa distanza rimane maggiore: 1067 morti “fuori RSA” rispetto a 723 morti “dentro RSA”. In ogni caso, colpisce il fatto che un piccolo sottogruppo di popolazione anziana ricoverata in RSA, che rappresenta soltanto il 7% del totale, competa per mortalità con la ben più grande parte di popolazione anziana di pari età non istituzionalizzata che costituisce il 93% del medesimo totale. Gli autori si “sorprendono” che nelle RSA di Cremona la mortalità sia peggiore di Mantova, dal momento che le regole e i sistemi di controllo anti-pandemia delle strutture dovrebbero essere simili appartenendo ad un medesimo ambito territoriale ATS. Le questioni aperte sono molte.
Come mai? Probabilmente regole e controlli sono stati soverchiati dall’urto pandemico e ciò che ha fatto la differenza è stata solo la forza di quest’urto che nel primo quadrimestre del 2020 sappiamo ha prevalso per incidenza e mortalità su tutte le province lombarde. Cosa è stato fatto nel frattempo? Come è cambiata la situazione? Che ruolo di supporto alle RSA stanno dando Ats e regione Lombardia?
Il Consigliere Regionale del M5s Marco Degli Angeli preoccupato per i numeri e stupito del ritardo della pubblicazione non si limita a commentare, ma promette azioni concrete "Chiederemo tramite una interrogazione all’Assessore Moratti se il suo Assessorato fosse o meno a conoscenza di questo studio e la ragione della mancata divulgazione pubblica da parte di ATS dei risultati tanto attesi di questo importante studio che per interesse scientifico vanno anche ben oltre il nostro territorio. Perché questo TIMORE è ritardo nel diffondere dati così importanti e che dovrebbero essere patrimonio informativo della nostra comunità, che è stata così fortemente colpita. Chiederemo inoltre che questo studio diventi patrimonio della commissione d'inchiesta sulla sanità lombarda per i fatti avvenuti durante la prima ondata covid"
Adesso le cose come stanno? Le misure di tutela anti-pandemica nelle RSA funzionano e sono sufficienti.? Il sistema sanitario lombardo ha abbandonato i nostri anziani nelle Rsa. "
LO STUDIO :
La numerosità della popolazione in studio, delle RSA e dei relativi posti letto è abbastanza bilanciata nelle due province con una leggera prevalenza di Mantova su Cremona.
L’approccio seguito è basato sul confronto tra la mortalità della popolazione anziana, di età maggiore di 75 anni, nonché residente e domiciliata nelle province di Cremona e Mantova, avvenuta nel primo quadrimestre precedente l’epidemia relativo agli anni 2018 e 2019 e in quello coincidente con l’epidemia del 2020.
Questa popolazione anziana è stata quindi suddivisa in 3 coorti, una per anno e ciascuna distinta a propria volta in chi viveva fuori dalle RSA e chi invece era ricoverato dentro le RSA. Sono stati analizzati complessivamente circa 100 mila soggetti per ogni anno (2018, 2019 e 2020) di cui il 7% risultava assistito in RSA.
Il lavoro è molto complesso e con tanti indicatori, analisi e considerazioni, ma la sostanza è la seguente.
La prima tabella a p.285 della pubblicazione evidenzia chiaramente che le 3 coorti di popolazione studiate, suddivise tra Cremona e Mantova e rispettivamente tra chi sta fuori e chi sta dentro le RSA sono molto simili e stabili tra loro nei 3 anni a confronto: per età, per sesso e per stato di salute, sempre peggiore, come prevedibile, per gli assistiti in RSA al momento del loro ingresso in struttura e un po’ più accentuato nei cremonesi rispetto ai mantovani.
Quindi le variabili che potrebbero interferire e confondere il confronto sono tutte molto simili e stabili nel tempo, a fronte di un unico dato che invece cambia, cioè il numero dei morti.
Prima della pandemia il numero assoluto dei “morti dentro-RSA” (378 a Cremona e 417 a Mantova) raggiunge la metà dei “morti fuori-RSA” (722 a Cremona, 917 a Mantova), nonostante che i “residenti fuori_RSA” siano molto più numerosi (circa 90 mila) dei “residenti dentro-RSA” (circa 7 mila) e di pari età.
Tradotto in epidemiologia, significa che, senza la pandemia, il tasso di mortalità e quindi il rischio di morire di chi sta dentro le RSA è 6/7 volte più grande di chi sta fuori. Quindi la popolazione istituzionalizzata è estremamente più fragile di quella che non lo è.
Durante la pandemia cresce il tasso di mortalità di chi sta dentro e di chi sta fuori le RSA.
Per chi è “fuori RSA” la mortalità è doppia a Cremona e un po’ meno a Mantova
Per chi è “dentro RSA” la mortalità invece triplica a Cremona e raddoppia a Mantova
Durante la pandemia quindi la forbici del rischio di morte tra il dentro e il fuori si allarga: dalle 6/7 volte in più pre-pandemia si passa alle 11 volte in più durante la pandemia.
Infatti, nel primo quadrimestre 2020 a Cremona i morti della popolazione “fuori RSA” (n=1.339) quasi si sovrappongono a quelli della molto più piccola popolazione istituzionalizzata “dentro RSA” (n=1.214).
A Mantova questa distanza rimane maggiore: 1067 morti “fuori RSA” rispetto a 723 morti “dentro RSA”.
In ogni caso, colpisce il fatto che un piccolo sottogruppo di popolazione anziana ricoverata in RSA, che rappresenta soltanto il 7% del totale, competa per mortalità con la ben più grande parte di popolazione anziana di pari età non istituzionalizzata che costituisce il 93% del medesimo totale.
Gli autori si “sorprendono” che nelle RSA di Cremona la mortalità sia peggiore di Mantova, dal momento che le regole e i sistemi di controllo anti-pandemia delle strutture dovrebbero essere simili appartenendo ad un medesimo ambito territoriale ATS. Probabilmente regole e controlli sono stati soverchiati dall’urto pandemico e ciò che ha fatto la differenza è stata solo la forza di quest’urto che nel primo quadrimestre del 2020 sappiamo ha prevalso per incidenza e mortalità su tutte le province lombarde.
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