Il santuario di Caravaggio minacciato da logistica e cemento: il rettore e la Diocesi di Cremona scendono in campo per fermare l'insediamento
Altolà della Diocesi di Cremona: nessuno tocchi il santuario di Caravaggio. O meglio, nessuno pensi di rovinarne la fruizione anche solo estetica con un enorme insediamento logistico. Si tratta, oltretutto, di uno dei santuari più apprezzati d’Italia e l’area produttiva che lo “minaccia” si estende su 162 mila metri quadrati. Certamente non un “fazzoletto” di terreno.
A dare notizia della “battaglia in corso”, sostenuta peraltro anche da parecchi ambientalisti, è il Corriere della Sera nella versione online di oggi, 30 marzo. “La Diocesi di Cremona - annota il quotidiano - scende in campo per tutelare il Santuario di Caravaggio e chiede al Comune di Misano di cancellare la zona industriale destinata a ospitare una grande logistica proprio al confine con il tempio mariano”.
Il fatto che alla battaglia si unisca apertamente la Diocesi di Cremona segna un ulteriore passo avanti nella tutela del Santuario, dal momento che sino ad ora, come ricorda il Corriere, “erano stati gli ambientalisti a combattere il progetto di creare un’area produttiva a nord della Rivoltana nei pressi del tempio mariano”.
LA VICENDA - La battaglia dura da ben undici anni, ricorda ancora il quotidiano, ed è “iniziata nel 2009 quando il sindaco di Misano Daisy Pirovano, rifacendo il Pgt, il Piano di governo del territorio, aveva previsto di spostare due aziende ora a sud del paese più a nord, al confine con Caravaggio e il suo Santuario. Un progetto pensato in grande con una nuova zona produttiva ampia 162 mila metri quadrati, in grado di accogliere anche nuovi capannoni di artigiani e pmi”.
Nell’occasione, diversi ambientalisti “erano ricorsi al Tar vincendo la causa nel 2018”, solo che il Consiglio di Stato nel 2021 diede ragione al Comune, dando di fatto via libera alla nuova maxi area industriale “che però nel frattempo è finita nel mirino delle logistiche, attirate dalla vicina Brebemi". Stando a quanto riporta ancora il Corriere della Sera, “da tempo a Misano i proprietari dei vari lotti sono stati contattati da un intermediario che si muove per conto di un grande operatore che intende realizzare un maxi magazzino. Prima che l’area sia disponibile però il Comune deve adeguare il Pgt al nuovo Ptcp, il documento urbanistico della Provincia. Un passaggio che è in corso e nel quale si è inserita Legambiente depositando un’osservazione in cui chiede di tutelare il Santuario”.
Ma gli ambientalisti, e in particolare la stessa Legambiente, non sono gli unici ad essere scesi in campo a tutela del santuario. Secondo quanto riferisce il Corriere “due osservazioni sono arrivate anche dalla Diocesi attraverso l’Istituto per il sostentamento del clero e da don Amedeo Ferrari, rettore del Santuario. Due atti formali con l’identica richiesta di stralciare l’area industriale creando una fascia di rispetto agricola. «La tutela del Santuario di Caravaggio e del suo paesaggio — osserva don Ferrari — sono un patrimonio storico e artistico. La vicinanza di un nuovo comparto produttivo di 162.000 metri quadrati, ancora da urbanizzare e a poco più di 500 metri dal Santuario, non giustifica per nulla la sua localizzazione, ma al contrario crea una situazione di forte discontinuità dell’ecosistema e del paesaggio rispetto ai luoghi vincolati circostanti».
Osserva infine il Corriere: “Il timore della Diocesi e del rettore è poi che una zona industriale così a ridosso del tempio rischi di alterare l’equilibrio delle acque sotterranee che potrebbe causare «nel caso specifico l’impoverimento dei fontanili mediante l’abbassamento delle falde acquifere», ovvero alterare l’approvvigionamento della fonte del Santuario. Per il rettore la conclusione può essere una sola: «Bisognerebbe adottare tutte le misure cautelative, in particolare quando si tratta di tutelare uno dei Santuari più frequentati e amati d’Italia, meta costante di pellegrinaggio»".
In alto il santuario di Caravaggio e il rettore don Amedeo Ferrari.
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commenti
anna l maramotti
30 marzo 2022 11:05
La notizia mi lascia esterrefatta. Sarà mio preciso compito confrontarmi al più presto con il Consiglio Regionale di Italia Nostra, con le Autorità Ecclesiastiche e con le altre Associazioni Ambientaliste.
Anna Lucia Maramotti Presidente della sezione di Italia Nostra di Cremona