8 dicembre 2025

Il senso del liutaio nell'era dell'Intelligenza Artificiale, riflessioni sul valore dell'artigianato

Stefano Maguolo, dopo vent’anni di esperienza maturata nel silenzio operoso del suo laboratorio, sceglie di interrogarsi sul significato profondo del mestiere del liutaio in un’epoca dominata dall’efficienza tecnologica e dall’intelligenza artificiale. Da questa riflessione nasce un percorso intimo e filosofico che esplora il valore dell’artigianato, il rapporto con la materia e il ruolo dell’arte nella costruzione degli strumenti musicali. L'estratto che segue è un invito a rallentare, osservare e ascoltare ciò che ancora oggi rende umano il gesto del creare.

L'intero articolo è visionabile a questo link, sulla rivista Il Suono e l'Arte.

A distanza di venti anni dall’inizio della mia attività di liutaio, ho iniziato a farmi una semplice domanda: Che senso ha il mio lavoro?

L’opportunità di riflettere concretamente sull’argomento mi è stata data in occasione del festival chitarristico dell’accademia “A. Segovia” di Pordenone nell’autunno 2024. Sono stato invitato a presentare una conferenza sulla liuteria a tema libero. Da qui nasce la conferenza dal titolo “Il senso del liutaio nell’era dell’intelligenza artificiale” che ho avuto modo di esporre anche presso l’Accademia di liuteria Piemontese e, durante il FVG International Music Meeting di Sacile.

Sperando di condividere con voi una ulteriore occasione di riflessione, vi invito a leggere ed eventualmente commentare quanto scrivo. Grazie.

IL SENSO

Che senso ha il mestiere del liutaio? In questa epoca di “intelligenza” artificiale ci troviamo quasi a dover giustificare la nostra esistenza umana, in quanto creature limitate e votate all’errore, alla lentezza. La società contemporanea e l’homo occidentalis sono affannati dalla perenne ricerca di performance, efficienza e infallibilità e, perché no, con un certo desiderio di immortalità. Allora perché ostinarsi a perpetuare questa limitatissima specie umana?

La lettura de “A proposito del senso della vita” di Vito Mancuso, teologo e filosofo, mi ha portato ad indagare la natura del mio mestiere considerando la parola italiana “Senso” nelle sue tre accezioni: significato, sensazione e direzione.

SIGNIFICATO

Perché continuiamo a costruire oggetti di artigianato quando l’industria può produrre oggetti funzionali a costi ridotti? Che significato hanno questi manufatti e questo mestiere?

"Viva fui in silvis, sum dura occisa securi, dum vixi tacui, mortua dulce cano".
(Vissi viva nei boschi, fui abbattuta dall'ascia, mentre vivevo tacevo, morta canto dolcemente).

Questa frase latina veniva inscritta sotto le tavole armoniche o incisa sulla superficie di alcuni strumenti rinascimentali. In poche parole, essenziali e poetiche, esprime il destino del legno che, silenzioso in vita, trova voce solo dopo la trasformazione artigianale. Per questo, ancora oggi alcuni liutai rinnovano la tradizione come gesto di memoria e gratitudine verso la materia che diventerà suono.

La liuteria non può prescindere dalla materia e la ricerca del legno rappresenta la partenza dell’ispirazione. Quando il legno viene scelto e lavorato con rispetto, la liuteria diventa un rito di passaggio: la materia viene trasformata continuando a “vivere” nel canto dello strumento. Così l’antico motto non è solo una citazione poetica, ma la sintesi di un’etica della cura che unisce natura, uomo e musica.

Ma il liutaio è un artigiano o un artista? La riflessione sul ruolo del liutaio attraversa secoli di storia del pensiero, e lo spunto di partenza lo possiamo ritrovare nella semantica, a partire dal concetto greco di téchné: un sapere organizzato, una capacità creativa che unisce abilità tecnica e dimensione spirituale. In latino ars indicava ogni attività che richiedesse apprendimento, e l’artifex era tanto l’artigiano quanto il creatore di opere simboliche.

Dante fu il primo ad usare il termine “artista” nell’opera “Il Convivio” rapportando la capacità artistica e l’esecuzione sublime alla bellezza del creato e della natura. La separazione sette-ottocentesca tra “belle arti” e arti meccaniche ridefinì l’idea dell’arte come creatività che nasce dall’ispirazione e va contemplata per puro piacere estetico, mentre l’artigianato viene considerato una pratica utilitaristica, mera operatività.

Questa distinzione, però, nella liuteria perde rigidità. Il liutaio si muove in un territorio ibrido: manipola la materia come un artigiano, ma dà forma a un’idea, come un artista. La sua creazione non è un prodotto seriale, bensì un oggetto unico, irripetibile, frutto di sensibilità estetica, conoscenze tecniche ed esperienza personale. Lo strumento musicale nasce da un atto di pensiero generante, da un’idea creatrice, prima che da un gesto manuale.

Ogni innovazione storica, (dalla forma B di Stradivari alle chitarre di Torres, Ramírez o Dammann) dimostra come la liuteria sia un campo creativo in cui l’idea scuote la tradizione, esattamente come accade nelle arti figurative. Lo strumento racconta la visione di chi l’ha costruito e diventa testimone di una cultura materiale e immateriale.

La liuteria, inoltre, appartiene al patrimonio culturale vivente: un sapere che si tramanda, caratterizzato da tradizioni territoriali (scuola cremonese, bolognese, veneziana, napoletana) e da una complessità che richiede sia l’occhio del costruttore sia quello dello studioso e del critico. Costruire uno strumento significa scegliere materiali, conoscere la storia, progettare un timbro, dialogare con il musicista. È un processo in cui tecnica e ispirazione coincidono. Per questo, quando forma e suono raggiungono un’unicità irripetibile, lo strumento diventa davvero un’opera d’arte.

Marco Maguolo


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