Il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso fratello di Peppino, racconta la tragedia e la solidarietà: pronti a fare qui un cimitero islamico
I suoi collaboratori lo tirano per la giacca perché il consiglio comunale deve iniziare, ma lui chiede di aspettare: “Mi stanno chiamando da Cremona”. Antonio Ceraso (per tutti Tonino), 72 anni, fratello di Giuseppe Ceraso ( Peppino), il vulcanico politico scomparso nell'aprile 2009, è diventato, suo malgrado, un volto conosciuto: è il sindaco di Cutro (Crotone), per una settimana la capitale morale d'Italia per il coraggio, l'impegno e, come si diceva un tempo, la bontà d'animo dimostrati durante e dopo il naufragio del barcone carico di immigrati a pochi metri dalle sue sponde,
-Sindaco, cosa ha significato la riunione del Consiglio dei ministri nella sua città?
“Credo sia stato un fatto molto importante, è la seconda o terza volta che il Consiglio dei ministri scende in Calabria”.
-Cosa si aspetta il giorno dopo?
“Può darsi che ci sia finalmente un cambiamento sull'emergenza immigrazione in modo da vedere meno vittime, meno disperati. Quel naufragio è stato per Cutro un lutto. E' come se avessimo perso un familiare, uno di noi”.
A chi si riferisce quando parla di cambiamento?
"Soprattutto all'Europa. Spero che sia la volta buona perché tutti insieme, senza divisioni, battiamo i pugni sul tavolo e pretendiamo dall'Europa interventi concreti per aiutare chi non ha speranza”.
Cosa le ha detto Giorgia Meloni?
"Mi ha ringraziato come rappresentante di tutta la mia gente”.
E il presidente Sergio Mattarella?
"Anche lui mi ha ringraziato, lo ha fatto per tre volte. Avevamo entrambi gli occhi gonfi di lacrime”.
Come giudica il comportamento del governo?
"Il ministro Piantedosi è venuto subito qui, il giorno stesso del naufragio. Non mi interessano le polemiche. Se ci sono responsabilità, spetta alla magistratura accertarle. Mi interessa, invece, che i fari continuino ad essere accesi sul problema immigrazione, sulle persone che partono sapendo che non arriveranno”.
Lei è stato criticato per aver condiviso le parole di Piantedosi.
"Non sono un politico come non lo è il ministro. I riflettori non possono essere puntati su quello che ha detto o non ha detto. Piantedosi è un uomo delle istituzioni e, come faccio anch'io, parla a braccio, non passa al setaccio le parole, com'è invece nello stile dei politici. Può succedere che uno faccia una gaffe”.
Si aspettava questa reazione, questa solidarietà da parte dei suoi concittadini?
“Non avevo dubbi che sarebbe successo. Anche noi calabresi siamo un popolo di emigranti, noi più degli altri abbiamo capito quanto accaduto. Alla Via Crucis c'erano 5-6 mila persone arrivate da Cutro e dai paesi vicini. Alle 7.15 di quel 26 febbraio ero sul luogo della tragedia, ho visto i soccorritori in mare e i corpi di quei bambini senza vita. Ironia della sorte: l'imbarcazione salpata dalla Turchia ha impattato su una secca, 50 metri più a destra o 50 più a sinistra e questa disgrazia non sarebbe successa”.
Maria Vittoria Ceraso, consigliere comunale di minoranza di Cremona, sua nipote, ha presentato una mozione chiedendo al sindaco di farsi promotore presso il ministero degli Interni dell'istanza di assegnare alla popolazione di Cutro la Medaglia d'oro al merito civile.
“Credo che sarebbe un giusto riconoscimento ai miei concittadini”.
Qualcuno ha proposto anche il Premio Nobel.
"E' vero, l'ho saputo. Anche questo mi fa piacere, ma io non ho chiesto niente”.
Crede che suo fratello Peppino sarebbe orgoglioso di lei e di Cutro?
"Credo proprio di sì, come noi e tutti coloro che l'hanno conosciuto - scusate la commozione - lo sono orgoglioso di lui”.
Di cosa discuterete in consiglio comunale?
"Cinque salme di naufraghi non ancora riconosciuti verranno portate nella nostra camera ardente. Se i loro familiari desidereranno che restino qui, proporrò di costruire nel nostro camposanto un cimitero islamico dove seppellire quelle povere persone”.
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