In Cattedrale festa per i vent’anni di episcopato di dom Scampa: «Sono stati dono e grazia del Signore»
«Tu sei a casa, qui ritrovi la casa da cui sei partito per il tuo servizio alla Chiesa brasiliana, ma che rimane la tua Chiesa madre, la Chiesa del tuo sacerdozio, della comunità cristiana in cui sei cresciuto, che tu hai amato e da cui sei amato e stimato». Con queste parole mons. Attilio Cibolini, il rettore della Cattedrale, ha dato il bentornato al cremonese dom Carmelo Scampa, vescovo emerito di Sao Luis de Montes Belos, in Brasile, nella celebrazione prefestiva dell’Epifania. Proprio il 5 gennaio di vent’anni fa, infatti, dom Carmelo era stato ordinato vescovo a Sao Luis de Montes Belos, diocesi che ha guidato sino al 22 gennaio di tre anni fa.
La celebrazione è stata concelebrata dal vescovo emerito di Cremona, Dante Lafranconi, che aveva partecipato all’ordinazione episcopale in Brasile, e i canonici del Capitolo della Cattedrale. Nelle parole di mons. Cibolini anche il saluto e la vicinanza del vescovo Antonio Napolioni, impegnato nella visita a Cremona Solidale.
«Questi vent’anni sono stati dono, grazia del Signore – ci ha raccontato il vescovo Scampa a margine della celebrazione –. Fin dall’inizio si sono delineate linee di lavoro e preoccupazioni che hanno avuto un crescendo lineare, nonostante non ci fossero dei programmi prestabiliti». Vent’anni di costante impegno in una Chiesa lontana, così differente da quella italiana, iniziata a conoscere negli anni da fidei domum.
«Il lavoro maggiore che abbiamo fatto è stato in campo vocazionale – ha spiegato il vescovo emerito di Sao Luis de Montes Belos –: ho preso la Diocesi nel gennaio del 2003 con diciannove preti e l’ho lasciata con oltre quaranta». «Un altro aspetto su cui abbiamo lavorato – ha quindi proseguito il vescovo originario di Scandolara Ripa d’Oglio – è stata la missione, insistendo su una Chiesa missionaria, che deve passare dal ricevere al saper dare». Al centro del progetto le missioni popolari e la missione continentale, voluta dal documento di Aparecida dei vescovi latinoamericani. «Attorno a questo progetto, ne sono nati, grazie a Dio, molti altri – ha spiegato Scampa –. È nata, per esempio, un’opera sociale, una casa di recupero per tossico dipendenti, un segno di solidarietà e di presenza per le persone che hanno maggiore necessità».
Mons. Scampa che da tre anni ha rinunciato alla guida della diocesi per raggiunti limiti d’età, segue ora la comunità brasiliana come vescovo emerito, senza incarichi direttivi. «Ora la continuità non dipende più da me – ha concluso –. La Chiesa e i progetti non sono più in mano a me, che però ho la responsabilità e il dovere di dare testimonianza di Gesù Cristo fino alla fine, per non contraddire quello che si è fatto».
Missione e vocazione, elementi e valori che mons. Scampa ha in qualche modo voluto sottolineare anche nell’omelia, in cui ha esordito ringraziando il vescovo Lafranconi e mons. Giuseppe Perotti, presenti nel 2003 alla sua ordinazione episcopale, tutti gli amici sacerdoti e con loro padre Joaquin, primo sacerdote brasiliano da lui ordinato e che lo ha accompagnato in questo viaggio in Italia.
«Io non sono vescovo per me, ma sono stato ordinato vescovo per la Chiesa – ha detto Scampa –. I doni di Dio sono sempre da cogliere insieme, ringraziando il Signore per quel che ci dà. Ogni dono particolare, come dice san Paolo, è in vista del bene comune».
Il vescovo ha voluto poi sottolineare alcuni aspetti della Parola affinché possano essere aiuto concreto nel cammino di fede e nel quotidiano di ognuno. Un particolare sguardo al Vangelo, testimone della ricerca del Bambino da parte dei Magi, esempi di universalità e missionarietà. «Noi non siamo cristiani per noi stessi, ma per annunciare la missione di Dio – ha proseguito il vescovo cremonese –. Una missione che non è facoltativa, ma che è un cammino obbligatorio». Il vescovo Scampa ha però parlato di una missionarietà ben diversa da quella di cinquant’anni fa: di una missionarietà che deve a tutti i costi saper fronteggiare le sfide che le si pongono davanti, una missionarietà capace di cambiamento e di aggiornamento.
«È interessante sapere come quando la cometa scompare, i Magi sono costretti a rivolgersi a Erode. La nostra esperienza di fede ci dice che tutto è grazie a Dio ed è dono di Dio, che deve essere accolto da tutti noi. Invertire questa cosa è pericoloso. Non dobbiamo più sentirci mezzo, intermediari, ma protagonisti di una storia che non è la nostra».
Con l’auspicio che ogni fedele sia come i Magi, che, «dopo l’incontro con Cristo, cambiano strada», il vescovo Scampa ha fatto un accenno al simbolismo della cometa: «Nella misura in cui Cristo ci illumina e noi ci inseriamo nel suo mistero, amandolo come unico e necessario, la nostra vita cambia – ha concluso –. Lui è luce che ci illumina e che ci accompagna nella vita. Lui da senso a una routine che ci stanca. Assimiliamo anche noi questa attitudine dei Magi, che sentono la necessità di cambiare itinerario, un itinerario che li porterà a vivere una maturità di fede». (www.diocesidicremona.it)
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