L'oblio per perdonarsi di colpe mai commesse. L'emozionante incontro al Fodri con "doc" Pierdante Piccioni, in attesa della terza serie in primavera
Gli affezionati a “Doc-Nelle tue mani”, la fiction Rai con protagonista Luca Argentero, possono stare tranquilli: il dottore più famoso d’Italia tornerà la prossima primavera sul piccolo schermo per la terza serie, di cui sta scrivendo in questi giorni la sceneggiatura. Lo ha annunciato lo stesso “doc” Pierdante Piccioni aprendo l’incontro “Lode all’oblio” ieri sera nella sala di Net4market a palazzo Fodri, davanti ad un numeroso pubblico intervenuto per ascoltare dalla sua viva voce l’incredibile vicenda che lo ha visto suo malgrado, o piuttosto per sua fortuna, protagonista. Il vero “doc”, supportato da Antonio Minervino, presidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica e Attilio Albertoni dell’UNUCI (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo) è un affabile medico 63enne che, alle spiegazioni tecnico-scientifiche, intercala frasi in dialetto: alto, magro, immediato cerca di raccontare con naturalezza il fatto di aver perso la memoria di dodici anni della sua vita in seguito a quell’incidente accaduto quel venerdì 31 maggio del 2013, quasi dieci anni fa. L’importanza del fattore “c”: poche ore di coma, ma quattordici minuti di scarsa ossigenazione del cervello che hanno cancellato i ricordi di dodici anni, dall’immagine della moglie, che ora gli appare con tutte le sue rughe, senza che si sia modificato il sentimento nei suoi confronti, ai figli, i quali gli appaiono ora noiosi e insopportabili, con i quali dovrà ricostruire, attraverso un percorso molto doloroso di reciproca accettazione, un rapporto. Al risveglio, il primo ricordo che affiora è legato all’ottavo compleanno del suo secondogenito, mentre lo accompagna a scuola dopo aver salutato l’amatissima moglie Maria Assunta. I ricordi di dodici anni di vita sfumati in un soffio, infiniti e indefiniti. Lo stupore dei medici che lo riportano alla vita, le rughe in più, i nuovi ambiti della medicina, i figli ormai adulti con cui non saper più trovare una modalità. “Però voglio anche farvi sorridere” esordisce “doc” Pierdante Piccioni, e mostra allora le foto dei figli ragazzini come se li ricordava, della giovane moglie, dei cellulari in uso quando i suoi ricordi si sono fermati al 2001, di come sia stato difficile riconoscere uno smartphone, una pec, Facebook, Instagram, whatsapp e via dicendo. Una diagnosi disastrosa di atrofia cerebrale, tipica della demenza, che diventa un problema per favorire il ritorno al lavoro, al suo lavoro di medico presso l’ospedale di Lodi dove è Direttore dell’Unità di Pronto Soccorso. Deve accontentarsi di fare il bidello, “trasformare una sfiga in una sfida” con un cambio di consonanti, la lunga riabilitazione stimolando le cellule staminali presenti nel cervello, “è una balla che non esistano”, chiosa Piccioni, la scoperta della scrittura come mezzo “per raccontare e raccontarmi”. “Volevo ragionare con voi di oblio e dimenticanza - va al sodo “doc” - ricordandomi di aver dimenticato io sono arrivato in fondo alla mia memoria. Ho iniziato a scrivere ed ho iniziato a perdonarmi. Quando vi succede una cosa del genere, gli altri ti trattano da disabile, tu ti senti in colpa, ti vergogni. Ci ho messo più di due anni ad arrivare alla conclusione che l’oblio poteva essere qualcosa di utile, ed ho iniziato a perdonarmi”. Cita Borges, “la dimenticanza è l’unica vendetta e l’unico perdono”: “l’oblio è il perdono, questa è la mia evoluzione da medico, io mi sono perdonato per quello che non ho commesso”.
fotoservizio di Gianpaolo Guarneri-Studio B12
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