La bellezza dell'antico Ponte sulla Delmona a Ca' de Cervi nelle poche foto rimaste. Era il 'Ponte dei due occhi' e da secoli univa le due sponde del canale: fu abbattuto nel 1971
Guardate che meraviglia. Purtroppo rimangono solo un paio di foto in bianco e nero, sgranate dal tempo, insieme ai ricordi di chi, più di 50 anni fa, bazzicava già lungo la via Postumia in prossimità di Ca' de Bonavogli e Ca' de Cervi.
Lì, dove sorge il Santuario dedicato a Maria Madre della Parola Divina, a fianco del dugale Tagliata (che tutti conosciamo come Delmona), sorgeva infatti un antico ponte, in stile romano ma di cui non è precisamente nota l'epoca di costruzione, mentre se ne conosce bene l'anno in cui fu abbattuto: da una nota del Consorzio di Bonifica Dugali infatti sappiamo che "in data 8 aprile 1969 questo Consorzio ha dato inizio ai lavori di demolizione del vecchio ponte in cotto a due luci sul dugale Delmona Tagliata".
Parliamo del ponte che scavalcava la Delmona in prossimità del Santuario di Ca' de Cervi, 'èl punt dei du ucch', il ponte dei due occhi perchè caratterizzato, come si vede in foto, da due luci. Non era un ponte di poco conto, la sua storia ci riporta alle antiche centuriazioni romane, in un territorio reticolato da cardi e decumani che ne tracciavano la viabilità e che, quando si incrociavano, davano vita a punti di riferimento di estrema importanza. E proprio questo ponte si trovava in un luogo fortemente strategico, là dove la strada consolare Postumia incrociava una strada cardinale che, guardando dall'alto il territorio, si può ipotizzare proseguisse a nord in direzione del Lago di Garda ed a sud arrivasse fino alle rive del Po, dove poi si sarebbe guadato il fiume fino sulla sponda parmense.
-Panta rei-
Di fatto, con l'abbattimento di quel ponte si perse una notevole caratteristica paesaggistica lungo la via Postumia, che negli anni '70 presentava ancora scorci suggestivi, poco trafficata e caratterizzata da molti alberi su quella pianura che tagliava a metà. Arrivando in prossimità di Ca' de Bonavogli si poteva vedere la sagoma del Santuario, un vecchio mulino alimentato da un piccolo corso d'acqua che si gettava proprio nel dugale Tagliata e il ponte a due occhi che incorniciava il panorama, rendendo questo angolo di campagna particolarmente pregevole, un unicum sul territorio piatto e monotono della pianura.
L'amminstrazione provinciale aveva, nel 1970, preso l'impegno di costruire una passerella pedonale al posto del ponte abbattuto, i fondi furono pure stanziati per essere però poi dirottati su altre opere e quindi a tutt'oggi ancora si attende (la speranza è l'ultima a morire) di avere notizie di quel progetto di mezzo secolo fa.
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Proprio in quel luogo, forse proprio dopo aver attraversato il vecchio ponte, un giorno come tanti altri, intorno al 1650, una bimbetta di 9 anni, Monica, sorda e muta dalla nascita, stava andando a portare il pranzo al padre al lavoro nei campi. Quel giorno, quando arrivò, chiamò a gran voce il papàper raccontargli di quella bella signora che, vicino ad un roseto, le aveva parlato: era la prima volta che il padre sentiva la voce della figlia e quello fu il miracolo che portò alla costruzione prima di una santella, oggi ancora presente, come ex-voto per la grazia ricevuta e successivamente, nel 1712, alla costruzione della chiesa che oggi è diventata il Santuario di Maria Madre della Parola Divina.
Fino alla fine degli anni '60 quel ponte era l'unico in zona, attraverso il quale si poteva proseguire a nord della Delmona, verso Cà de' Cervi ed Isolello, per questo la sua presenza era molto importante per tutto il territorio, sicuramente fin dai tempi antichi, come si diceva poco sopra. Non è dato di sapere se quello arrivato fino agli anni '70 fosse l'originale conservatosi nel tempo o se nel corso dei secoli sia stato in qualche modo ritoccato o ampliato, ma di sicuro lì un passaggio era presente.
Quando venne abbattuto, il ponte si presentava ancora come una struttura importante, largo e possente con le sue due campate sorrette dalla pila all'interno dell'alveo del dugale; i problemi di questa struttura però non furono materia solo degli anni '60, in quanto già sul finire del 1700, precisamente con una letttera del Magistrato d'Argini e Dugali datata 6 luglio 1779, si ingiungeva alla comunità di Ca' de Cervi "perchè entro il termine di giorni quindici prossimi avvenire [...] debbasi aver fatto riparare in valida maniera ed a lode dell'ingegnere d'ufficio il detto ponte in buona calce e pietre con le sue sponde".
Evidentemente venne riparato e si arrivò in qualche modo fino a quell'8 aprile 1969, quando iniziarono i lavori di demolizione, a seguito della costruzione della rotonda sulla provinciale 28 e di un nuovo ponte: "tenuto conto che lo stesso, a seguito dell'avvenuta costruzione del nuovo ponte [...] si ravvisa di limitata utilità per il transito, mentre rappresenta un notevole ostacolo al normale deflusso delle acque del dugale Tagliata a causa della luce ridotta e della pila in alveo che provoca il deposito di notevoli masse di materiale trasportate dal corso d'acqua". Eppure per secoli era rimasto al suo posto e l'acqua era passata sotto le sue arcate senza destare fastidi.
-Panta rei-
Il finale della storia lo sappiamo tutti, il ponte, con estrema fatica e un lungo lavoro, venne smontato poco alla volta e sparì per sempre dall'orizzonte sul quale aveva presenziato per secoli. Il 4 agosto 1971 sulla 'Provincia' veniva pubblicata la notizia: 'Abbattuto il ponte di Cà de' Cervi sulla Delmona'.
Di quest'opera rimangono solo poche foto sbiadite e, guardando bene sul fondo del corso d'acqua, la sagoma delle fondamenta del pilone centrale in pietra. Accanto, numerosi mattoni in cotto, rimasti sul fondo del dugale dopo la demolizione.
Questo è quanto rimane oggi di quel ponte e della sua lunga storia, l'unica traccia di un passato che si è perso definitivamente.
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commenti
Franco
9 ottobre 2024 09:59
Vergogna, io negli anni 60 abitavo a Ca de Bonavoglia e ricordo benissimo il ponte, il mulino ed anche uno stagno, tutto distrutto per volere dei Dugali, complimenti anche a chi li ha autorizzati a distruggere un pezzo di storia. La rotatoria, inutile, è stata realizzata recentissimamente, non negli anni '70. Era mille volte meglio realizzarla a Pieve San Giacomo, all'incrocio della morte, dove sarebbe servita eccome
Manuel
9 ottobre 2024 16:31
Da mo’ che i consorzi irrigui dovrebbero essere catechizzati. La loro natura giuridica pubblica, dovrebbe rappresentare la comunità a tutto tondo ed invece, pur sostenuti dalle tasse di tutti, servono a favorire le pretese, gli interessi di limitate categorie e faccendieri.
La dirigenza, come il personale, devono soddisfare tali esigenze per ottenere la fiducia della politica... ovviamente per conto di...