La Casa dell’Accoglienza cambia volto: via al cantiere di un anno e mezzo per ristrutturare completamente i locali grazie ai fondi del PNRR e alla Fondazione Arvedi-Buschini
La Casa dell’accoglienza di Cremona cambia volto. E non solo a motivo dei lavori di riqualificazione e ammodernamento che dal mese di settembre, e per almeno un anno e mezzo, interesseranno il complesso della Caritas diocesana situato a Cremona tra viale Trento e Trieste, via Sant’Antonio del Fuoco e via Stenico.
La ristrutturazione intende essere più radicale e non limitarsi agli spazi, per rinnovare questa “opera segno” di Caritas Cremonese, secondo l’antico mandato: essere un luogo vitale per l’attenzione alle fragilità della città.
Il progetto di una “nuova” Casa dell’accoglienza
Il rinnovamento della Casa dell’accoglienza non è pensato solo per rispondere a esigenze di tipo funzionale, normativo e di efficientamento energetico: di pari passo sarà realizzato un radicale rinnovamento del funzionamento della struttura stessa, in modo da rispondere nel migliore dei modi ai bisogni dettati dalle mutate condizioni sociali del territorio.
«La Casa dell’accoglienza – spiega il direttore di Caritas Cremonese don Pierluigi Codazzi – ospita diverse tipologie di persone: è quindi bene superare lo stereotipo dell’accoglienza (sebbene importante) rivolta esclusivamente al migrante. Ecco perché, su sollecitazione del vescovo e attraverso una condivisione il più possibile estesa, a partire naturalmente dal tessuto delle nostre parrocchie, ma guardando anche all’ampio panorama del volontariato cremonese, vorremmo valorizzare sempre più questa Casa quale segno dell’impegno alla solidarietà e alla carità. E anche come luogo in cui educare a questi valori le giovani generazioni, ma non solo. Per questo uno dei primi obiettivi sarà quello di valorizzare il fatto che ad abitare questa casa non debbano essere solo i suoi “ospiti”, ma anche il mondo del volontariato, riuscendo ad aprirsi sempre più alle realtà del territorio».
«Si tratta di un processo di cambiamento sicuramente ambizioso, che intende inserirsi anche in un’ottica più ampia, che porta a guardare al quartiere in cui si inserisce, con una riflessione in merito a una rivalorizzazione anche dell’ex ospedale San Francesco, sito nella vicina piazza Lodi».
Il cantiere
L’intero complesso sarà dunque ristrutturato in tutti i suoi ambienti, con una spesa complessiva di alcuni milioni di euro, grazie in parte ai contributi del PNNR e, soprattutto, all’essenziale sostegno della Fondazione Arvedi-Buschini, cui va la profonda gratitudine del Vescovo e della comunità diocesana.
La prima fase di ristrutturazione della Casa dell’accoglienza di Cremona prevede la riqualificazione degli ambienti al piano terra. Nello specifico troverà spazio uno sportello di ascolto e accoglienza; locali per il servizio di accesso alla residenza anagrafica virtuale e fermo posta; una lavanderia riservata a persone in stato di fragilità; una sala polifunzionale per la realizzazione di attività con il coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore. Continuerà a essere presente una cucina attrezzata con attigui locali per il servizio mensa, così come spazi riservati all’accoglienza notturna: il dormitorio maschile realizzato su una superficie di 148 metri quadrati e una capienza di una quindicina di posti letto, dotato di un locale di soggiorno e servizi igienici con docce.
I lavori si svolgeranno a lotti, senza interrompere mai i servizi offerti agli utenti e riguarderà le diverse parti della struttura. Questa sfida comporterà sicuramente molti sacrifici e parecchi problemi, ma si confida di poterli affrontare con il contributo di tutti. La capienza residenziale complessiva di 180 posti. Molti di più coloro che potranno usufruire dei vari servizi diurni.
Da più di trent’anni la Casa fronteggia diversi bisogni e situazioni di pronta emergenza, quali ad esempio il «rifugio notturno», per dare ospitalità alle persone senza fissa dimora; il Cpa (Centro di prima accoglienza), che garantisce ospitalità temporanea a persone fragili in camera condivisa; un servizio mensa esterno (cucine benefiche), gestito dai volontari della associazione San Vincenzo de’ Paoli; l’ospitalità di lavoratori che rimangono per un certo periodo sul territorio; l’alloggio di parenti che hanno i propri cari in ospedale.
La storia della Casa dell’accoglienza di Cremona
La Casa dell’accoglienza è stata inaugurata il 25 novembre 1988 dal vescovo Enrico Assi, che nella struttura dell’ex collegio Sfondrati volle dare vita a un’opera in linea con la tradizione di carità da sempre vissuta dalla Chiesa cremonese. Nei suoi anni di servizio, la struttura ha dato ospitalità a immigrati di tutte le nazioni, a donne e bambini vittime di violenza, a famiglie interessate da procedimenti di sfratto, a persone in situazioni di fragilità accolti in forma di pronto intervento. Nel tempo si sono aggiunti ulteriori servizi per rispondere ai diversi bisogni che via via si manifestavano e dal 1998 vi hanno trovato sede anche gli uffici della Caritas diocesana.
«La posizione centrale e l’intensa attività volta nella sua storia pluridecennale – ricorda don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas diocesana di Cremona – hanno permesso alla Casa dell’accoglienza di diventare, per la cittadinanza e per le Istituzioni, un punto di riferimento trasversalmente riconosciuto come luogo di cura non ghettizzante al servizio degli ultimi. Da più di trent’anni nella struttura si trovano spazi adatti a fronteggiare diversi bisogni, con anche soluzioni di pronta emergenza. Qui hanno sede gli uffici Caritas, il Centro d’ascolto e le Cucine benefiche della San Vincenzo de’ Paoli».
La Casa dell’accoglienza è nata – e continuerà a vivere – per offrire ospitalità a persone segnate da un disagio esistenziale, lavorativo, abitativo, fisico. Una casa aperta ai diversi tipi di accoglienza, da qualsiasi luogo provengano.
Sede provvisoria per gli Uffici Caritas
Gli uffici di Caritas Cremonese e del Centro d’ascolto diocesano, aperti al pubblico, avranno nei prossimi mesi una nuova ubicazione temporanea. Con l’avvio dei lavori di ristrutturazione, infatti, si sono provvisoriamente spostati nell’adiacente complesso del Centro pastorale diocesano, con accesso da via Sant’Antonio del Fuoco 9A.
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