La processione dell'Assunta a Brancere: il sogno di don Aldo Grechi iniziato 46 anni fa nel piccolo paesino si è avverato e oggi è una tradizione per tutto il territorio, ma anche fuori provincia
Erano i giorni di ferragosto dell'anno 1978, l'estate era calda, allora come oggi, anche nella campagna di Brancere, già allora piccola frazione del Comune di Stagno Lombardo, calata nella campagna appena al di là dell'argine del Po.
In questo paesino era ed è presente una chiesa dedicata all'Ascensione del Signore; il parroco all'epoca era don Aldo Grechi, giunto a Brancere nel 1962 dopo aver trascorso 10 anni nella parrocchia di Genivolta e che in quella parrocchia sarebbe rimasto per altri 40 anni quasi.
Torniamo al 1978: mancano pochi giorni al ferragosto, la festa dell'Assunta e quell'anno, forse guardando le acque del Po che da sempre hanno caratterizzato e plasmato questo angolo di campagna, don Aldo pensò che si sarebbe potuta celebrare una piccola cerimonia proprio sulle rive del Grande Fiume. Fu proprio una richiesta dei residenti ad accendere la scintilla: le persone che vivevano nelle case affacciate sul Po lungo l'alzaia sentivano il bisogno di una celebrazione dedicata proprio a Maria e in qualche modo legata al fiume.
Si celebrò così quell'estate di 46 anni fa la prima messa nel pioppeto e la processione della statua di Maria: per l'assunta la statua della Madonna del Carmine, che fino a quell'anno era stata portata in processione lungo la via del paese, da quell'agosto invece venne portata dalla chiesa di Brancere al pioppeto in zona 'Sales', in una cornice suggestiva dove gli alberi divennero le colonne di questa basilica a cielo aperto e dove il canto degli uccelli e il frinire delle cicale, accompagnati dallo scorrere del fiume, facevano da cornice ai fedeli.
Inizialmente la processione con la statua di Maria fu accompagnata dai frati cappuccini di padre Alvaro e dei seminaristi, che diedero vita ad una cerimonia suggestiva che richiamò diverse decine di fedeli; poi gli anni successivi l'intuizione di don Aldo: coinvolgere anche le parrocchie intorno e quelle della città, per rendere più corale e più sentita la manifestazione. E da qualche decina di partecipanti, i fedeli divennero migliaia, da ogni parte della provincia e della diocesi, ma anche da fuori.
Da allora, ogni anno Brancere è un appuntameto fisso per i fedeli che accorrono su quel lembo di terra a fianco del fiume
Forse è stato proprio il contesto così suggestivo e carico di pace e intimità, insieme alla fede e la tenacia di don Aldo a creare quel richiamo che ha dato vita ad una delle più sentite celebrazioni sia della provincia di Cremona che delle province confinanti e non solo.
Chissà se don Aldo avrebbe mai immaginato che questa messa sarebbe diventata una tradizione e che in breve tempo avrebbe richiamato centinaia e centinaia di fedeli da tutto il territorio e anche da fuori provincia. E invece è stato proprio così e . Quest'anno la statua di Maria arriverà direttamente dalla cattedrale di Cremona, dove è stata portata in questi giorni, accompagnata dalle imbarcazioni delle canottieri. La messa sarà celebrata al suo arrivo, verso le 16.30 dal Vescovo Antonio Napolioni nella tradizionale cornice rivierasca in zona Isola Provaglio ('al Sales').
Una celebrazione semplice ma sempre suggestiva: prima la messa nella 'cattedrale dei pioppi', poi la processione con la statua di Maria lungo l'argine e infine il transito dell'effigie sulle acque del Grande Fiume, per molti anni affiancata a nuoto al 'caimano del Po' Maurizio Cozzoli e sempre accompagnata dalle barche a vela, seguite dai motoscafi e dai mezzi a motore.
Una tradizione che da 46 anni ha saputo rinnovarsi e cresce grazie proprio alla tenacia di don Aldo, questo parroco di campagna dall'aspetto umile e dal carattere docile e mite all'apparenza, ma che in realtà ha sempre dimostrato una tenacia ed una volontà incrollabili, proprio come la sua fede che ha attraversato i cambiamenti dei tempi e che ha trovato perfetta espressione proprio in questa celebrazione dell'Assunta, a cui ha dato vita quasi mezzo secolo fa e che ancora oggi rimanda indissolubilmente alla sua figura.
Nato a Soresina il 6 gennaio del 1927, don Aldo venne ordinato prete nel 1952; a Brancere giunse nel 1962 e da allora non lasciò più la piccola parrocchia di campagna, diventando un simbolo di quel minuscolo mondo caratterizzato dal lavoro dei campi e dalla preghiera, che nel tempo andò spopolandosi sempre di più.
Sempre attento ai più bisognosi e ai problemi sociali, portò avanti la sua 'missione', come la definiva lui stesso, in quell'angolo di mondo per ben 55 anni, fino alla sua morte nel 2017, a pochi giorni dal compiere 91 anni. Oggi don Aldo riposa proprio nel cimitero della 'sua' Brancere, a due passi dagli argini, dove ogni anno nel silenzio della campagna giunge l'eco di quei canti elevati durante celebrazione dell'Assunta sul fiume Po a fargli ancora compagnia.
Il fiume le sue acque da sempre hanno caratterizzato queste terre e la loro fede: proprio dove oggi si svolge la tradizionale processione, un tempo sorgevano una chiesa con la sua canonica ed il cimitero accanto, come da usanza. Poi nel 1756 vi fu una spaventosa piena e la zona, che non era ancora protetta dagli argini, venne sommersa. La chiesa e tutto ciò che la circondava vennero travolti dalla furia delle acque, che arrivarono alte ed impetuose fino a Brancere. Di questa chiesetta non rimase che la memoria.
Nelle foto le immagini della processione, don Aldo Grechi e il parroco durante la messa a Brancere alcuni anni fa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Lilluccio Bartoli
15 agosto 2024 16:30
Anch'io andiedi (o si dice andetti, o andiedei, o andessi?) a Brancere agli albori, direi il dilucolo, di questa espressione di rurale e sentita devozione religiosa. Andai (si può dire andai?) In bici e l'autentica spontaneità di quella processione (composta solo da paesani) mi diede (o diedette?) l'impressione di vera festa paesana, quella fatta di poco, di spontaneità, di affezione di icastica autenticità. La sparuta conventicola pedalatoria di cui facevo parte, si rifocillò (o rifocillette?) nell'unica osteria accanto alla chiesa dove mostrammo capacità inusuali di trattenere liquidi con gioia parecchia e ritegno nullo. Lilluccio Bartoli che non sono altro.