La produzione di latte cresce e si concentra in alcune aree del Paese. L'atteso rapporto latte. Brescia, Cremona e Mantova leader
Come sta andando il mondo della produzione di latte? Per rispondere a questa domanda si fa spesso ricorso ad analisi congiunturali, dettate dalle dinamiche di brevissimo periodo, ma è almeno altrettanto importante seguire gli andamenti di fondo, più strutturali. Ed è quello che ogni anno fa l’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici (Ompz) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Cremona, diretto dal professor Daniele Rama, attraverso la pubblicazione del “Rapporto Latte” lo strumento che dal 1995 ad oggi si è conquistato la posizione di punto di riferimento tra gli studi e le analisi nell’ambito dell’economia lattiero-casearia.
La produzione di latte si concentra territorialmente
Rapporto latte di cui proprio in questi giorni è uscita l’edizione 2023, un volume corposo e ricco, dal quale – grazie all’aiuto dei ricercatori dell’Ompz e della Smea (Alta scuola di management ed economia agro-alimentare) – possiamo evidenziare alcuni trend.
Tra i fenomeni più significativi, si osserva una netta concentrazione territoriale: cinque province (Brescia, Cremona e Mantova in Lombardia, Parma in Emilia-Romagna e Cuneo in Piemonte) producono ciascuna tra il 5% e il 12% della produzione nazionale; nel complesso sono passate in un decennio dal 38,6% della produzione commercializzata nel 2011/12 al 42,2% nel 2021/22. Questa concentrazione avviene nel contesto di una crescita produttiva globale: nello stesso arco di tempo la produzione commercializzata nazionale è passata da 11.247 a 13.737 migliaia di tonnellate, con un incremento del 22%. Lo sviluppo della produzione nazionale è stato possibile grazie ad una decisa crescita dell’export e una riduzione dell’import: tra il 2012 e il 2022 il saldo (negativo) degli scambi è calato da 5.627 a 2.157 migliaia di tonnellate in equivalente latte (-62%), mentre in termini di valore si è addirittura ribaltato, da -1.262 a +28 milioni di euro.
Uno strumento per la filiera
Le analisi contenute nel rapporto 2023, focalizzate particolarmente su situazione e avvenimenti del 2022, si estendono dagli allevamenti al consumatore finale, coprendo tutti gli stadi della filiera: la produzione di latte, la trasformazione, la distribuzione, i consumi e l’import export. Per questo motivo il Rapporto latte rappresenta da molti anni uno strumento importante a supporto del lavoro di tutti gli attori del settore lattiero-caseario, siano essi istituzioni, strutture associative o operatori economici.
L’attenzione delle analisi del Rapporto Latte Ompz-Smea è anche dedicata al contesto ed ai meccanismi di regolazione e di collegamento verticale: il mercato internazionale, le politiche settoriali, i costi di produzione, i prezzi e i loro meccanismi di determinazione. In tal modo è possibile dare un’immagine precisa nei dettagli, ma anche organizzata in una visione d’insieme, della catena del valore: come questo si genera e come si distribuisce tra gli attori, quali sono i punti virtuosi, gli snodi critici e le tendenze in atto.
In questa edizione del rapporto si è inoltre dato ampio spazio, da un lato, all’analisi degli effetti che l’uscita dalla pandemia ha avuto nello stimolare la domanda e gli scambi internazionali, dall’altro all’impatto che la crescita stessa della domanda, l’andamento climatico sfavorevole e, soprattutto, la guerra in Ucraina, hanno avuto sull’andamento dei prezzi e dei costi.
Il volume è liberamente scaricabile, in formato pdf, al link:
https://www.ompz.it/pubblicazioni/dettaglio/il-mercato-del-latte-rapporto-2022
Nella foto il prof. Daniele Rama direttore della Smea
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