29 settembre 2023

Lunedì si vota la delibera della Dea di 2° livello a Mantova.Cosa ne sarà del nuovo ospedalino di Cremona? Intanto altre 100 firme davanti all'ingresso per il no all'abbattimento

L'iter della costruzione del nuovo ospedale, il progetto che sta sollevando mille polemiche e dividendo l'opinione pubblica, potrebbe complicarsi. “Che futuro dobbiamo aspettarci per questa struttura?”: è la domanda che il consigliere regionale del Pd Matteo Piloni rivolge al governatore Attilio Fontana. La richiesta di Piloni riguarda la riorganizzazione dei pronti soccorso in Lombardia e prende le mosse da una data precisa, ormai vicina: “Lunedì prossimo la giunta lombarda ha all'ordine del giorno l'approvazione di una delibera sul riconoscimento di DEA (Dipartimento di emergenza e accettazione, ndr) di secondo livello al Carlo Poma di Mantova”. Un atto, continua Piloni, “che pregiudica il percorso per il medesimo riconoscimento al quale punta Cremona attraverso la realizzazione del nuovo nosocomio. Cosa sta succedendo? Perché questa decisione, a due settimane dalla scelta del progetto della nuova. struttura di Cremona? Chiedo, pertanto, pubblicamente al presidente Fontana di chiarire cos'ha in mente per Cremona e i cremonesi”. 
“Perché – prosegue Piloni – era stato lo stesso Fontana, non più di un anno fa, che era venuto di persona a Cremona dichiarando testualmente: 'Cremona sarà DEA di II livello e uno dei primi esempi di nuovo ospedale in Italia'. Se il riconoscimento, lunedì, andrà al Poma, quali saranno le ricadute sul nuovo ospedale?”. “Il punto - insiste Piloni – non è la richiesta di Mantova, ma sapere cos'hanno in mente Fontana e la sua giunta. E' chiaro che se la delibera in questione venisse approvata il percorso per il DEA di secondo livello sarebbe molto più difficile, se non impossibile”. Nel caso è intervenuto, a stretto giro, il sindaco Gianluca Galimberti che, anche a nome dei presidenti della Provincia e dell'Assemblea dei soci dell'Azienda sociale, chiederà ai vertici regionali, "visto l'ordine del giorno della giunta lombarda" e "alla luce delle ripetute rassicurazioni passate", un incontro di chiarimento sul futuro del nuovo ospedale.
Intanto, la mobilitazione contro il progetto, voluto dal centrodestra regionale e sposato dal centrosinistra locale, di demolire il vecchio ospedale e costruire il nuovo, non si ferma e stamattina ha fatto tappa, con un banchetto, sul piazzale di largo Priori, all'ingresso del Maggiore- “Abbiamo raccolto altre 101 firme e distribuito 400 volantini”, è il bilancio di Enrico Gnocchi, uno dei promotori della protesta. “In questo modo il totale delle adesioni, sul campo e on line, è di 2.200 circa”. Tra le persone che hanno sottoscritto, davanti all'ospedale, la petizione, un volto noto della musica: il violinista Antonio De Lorenzi. “Il Maggiore era una struttura avveniristica nel 1970 e adesso non è una struttura vetusta – De Lorenzi spiega così la sua presa di posizione -. Non ho certamente le competenze tecniche, ma non vedo come una struttura, che è stata anche aggiornata, debba essere demolita. E poi c'è anche un motivo affettivo perché nel vecchio ospedale ha lavorato mio padre dal 1970 al '94 come primario della Divisione di Neurologia”.
I rappresentanti del Movimento contro il progetto della Regione si sono riuniti giovedì e hanno deciso i nuovi appuntamenti della mobilitazione: un banchetto per la raccolta firme sarà allestito, sabato 7 ottobre, presso le Coop di via del Sale e un altro, sabato 14, davanti alla Galleria XXV Aprile. Il Movimento, poi, ha inviato una lettera alle segreterie Cgil-Cisl-Uil chiedendo un incontro, che è stato fissato per giovedì prossimo. In programma, infine, un'assemblea pubblica per illustrare alla cittadinanza le ragioni del battage.
 
 
 
Gilberto Bazoli


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commenti


Bebo

30 settembre 2023 06:18

Stamane, sabato 30 settembre dove siete a raccogliere le firme? e a che ora

Pasquino

1 ottobre 2023 04:38

Ancora una volta chiara dimostrazione di incapacità di incompetenza e di stupidità dei politici cremonesi capaci solo di inciuci e di salvaguardare interessi non della collettività