16 luglio 2024

Mattarella nel Rio Grande do Sul, lì c'è una città fondata da immigrati cremonesi (da Torricella del Pizzo). In cento partirono dal paese casalasco. Nei menù dei ristoranti figurano marubèn e blisgòn

Al termine dei colloqui con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, durante la sua visita di Stato di tre giorni in Brasile, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato il 150esimo anniversario della migrazione italiana in Brasile: "Al pari dei numerosissimi che giunsero in seguito trovarono qui accoglienza e opportunità di vita". Il presidente della Repubblica sarà oggi nel Rio Grande do Sul, dove intende portare un messaggio di solidarietà dell’Italia alle popolazioni duramente colpite dalle tragiche inondazioni degli scorsi mesi, alle quali il Governo italiano ha immediatamente inviato oltre 25 tonnellate di aiuti umanitari.

In tutte le tappe dell’articolato percorso incontrerà esponenti della collettività italiana, visiterà luoghi simbolici del Brasile, con una particolare attenzione alle tante iniziative benefiche legate all’Italia. Presenzierà inoltre ad alcuni eventi culturali e di rilievo scientifico. 

E proprio nel Rio Grande do Sul c'è una città, Veranopolis, costruita da immigrati cremonesi. In cento partirono da Torricella del Pizzo per recarsi laggiù. 

Il caso di Torricella del Pizzo è emblematico della forte ondata migratoria che caratterizzò le nostre campagne alla fine dell’Ottocento. L’invito dell’imperatore del Brasile (secondo e ultimo della sua storia) Pedro II ad occupare terreni praticamente inesplorati e abitati dai soli indios trovò terreno fertile nelle cascine lombarde e venete soprattutto. Qui la crisi agraria aveva costretto tante famiglie a prendere in seria considerazione l’ipotesi di ripartire da zero, senza garanzie ma con la prospettiva di possedere la proprietà dei terreni occupati. Questo aveva promesso Pedro II, e i resoconti riportati dai primi pionieri (da Torricella un Morandi partì per il Brasile già prima del 1880) convinsero tanti. 

Fu così che qualche anno dopo, il 25 ottobre 1888, da Torricella del Pizzo partì in una volta sola circa un centinaio di persone alla volta del Rio Grande del Sud. Una grande Messa di addio fu il preludio di un lungo viaggio sul vapore Cenisio che attendeva a Genova. Dopo settimane di viaggio tutt’altro che comodo l’arrivo a Rio e poi a San Paolo, e qui l’assegnazione delle nuove proprietà. Terreni che andavano disboscati facendosi largo col machete. Il racconto delle avventure di questo gruppo di emigranti ci è arrivato molto più tardi, in quanto il periodo fascista segnò un blocco totale nei rapporti tra le due comunità. Solo più di un secolo dopo, all’inizio degli anni Novanta, l’arrivo a Torricella del Pizzo di un discendente alla ricerca delle proprie radici inaugurò il nuovo corso nei rapporti con i vecchi compaesani d’oltreoceano. Si seppe allora che la ricorrenza dei 100 anni dall’arrivo della colonia fu celebrata in pompa magna a Veranopolis, discendente di quella Alfredo Chaves in pratica fondata dai torricellesi (assieme a qualche colonia di veneti), e che oggi conta oltre 20.000 abitanti. 

Qui conversero migliaia di Farina, che era il cognome più frequente in quella migrazione, e che guarda caso era il cognome sia del primo cittadino che del parroco di Veranopolis. Il resoconto dei primi torricellesi che contraccambiarono la visita sempre più frequente dei brasiliani fu incredibile: raccontavano dell’uso corrente del dialetto torricellese nella comunità dei discendenti, addirittura di menu in alcuni ristoranti che riportavano i piatti nella vecchia lingua (marubén, blisgòn, eccetera). I ricordi di quei vecchi tempi non erano andati perduti: quelli materiali erano conservati gelosamente, gli altri venivano tramandati con grande cura e dovizia di particolari. Nel mezzo di una grande piazza di Veranopolis rimane oggi una stele marmorea che celebra proprio quel viaggio (e che fu posata in occasione del Cen- tenario), con la mappa geografica del mondo e due punti in rilievo: Torricella del Pizzo e Veranopolis. 

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


ennio serventi

16 luglio 2024 09:35

Di quel Morandi vivono a Cremona nipoti e pronipoti. Qualche anno fa ne scrissero la storia. Venne pubblicata su "Cronaca" o forse in altro giornale locale.