Mons. Napolioni a politici e amministratori: «Condivido il mio impegno con voi, “vescovi” della società, responsabili della comunità»
«Iniziamo la preparazione al Natale nella palestra del grazie. Qui i grazie umani diventano il grazie eucaristico». Con queste parole il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha accolto gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico, sociale e del lavoro nella cappella del Seminario Vescovile. Un appuntamento, quello promosso dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi, ormai divenuto appuntamento fisso all’inizio dell’Avvento. Un momento di ascolto e di dialogo che quest’anno è stato incentrato sul tema “Comunità e partecipazione nella ricerca del bene comune”.
L’incontro è iniziato con un saluto di Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, che ha evidenziato l’aspetto della vita comunitaria anche nell’ottica di un cammino diocesano versa la Settimana sociale dei cattolici in Italia che dal 3 al 7 luglio si svolgerà a Trieste. «Come Chiesa – ha detto Bignardi – ci si interroga sulle trasformazioni politiche e sociali che stiamo vivendo», evidenziando quindi che «l’obiettivo è quello di creare un confronto e un dialogo con chi vive ogni giorno queste trasformazioni». L’incontro di inizio Avvento non assume più solo il tono degli “auguri del vescovo”, ma diventa un momento condiviso nella ricerca del bene comune. «Il tema della partecipazione e della presenza nel sociale, capire le trasformazioni, è un impegno di tutti noi», ha affermato Bignardi.
Dopo un breve momento di preghiera è intervenuto il vescovo Napolioni che ha evidenziato come «anche io metto i miei piccoli grazie nei confronti di tutti voi, di quelli che come voi spendono tempo e passione per servire la comunità in vari modi. Non abbiate paura di contagiare altri in questa missionarietà, come credenti». E ha proseguito: «Portiamo anche i volti, i nomi e le storie, il dramma di questi giorni che si è consumato fra i nostri cittadini. Non affrettiamoci a giudicare, ma portiamo conforto e preghiera».
Riferendosi poi al brano dell’Apocalisse letto durante la preghiera ha ricordato che «Chiesa non significa edificio sacro, preti e vescovi, ma significa un popolo radunato; assemblea, anche legislativa; assemblea del popolo di Dio». E ha continuato: «Poiché vescovo significa responsabile, io condivido il mio impegno con voi, vescovi della società, responsabili della comunità».
Si è poi chiesto quale sia oggi la “tiepidezza”. Individuata nell’indifferenza, nel chiudersi in casa, nel menefreghismo. «Possiamo avere nostalgia delle ideologie, ma talvolta le ideologie hanno compiuto delitti. Non dobbiamo temere di avere delle filosofie, delle idee, dei progetti che scaldino il cuore, che vincano la tiepidezza e che riscaldino la società». Perché «c’è bisogno di chi riscaldi attraverso un esempio di passione autentica». «Essere ricco può comportare una autosufficienza accentuata dal potere della tecnologia. Chi è più ricco e ha più tecnologia governa il mondo». Questa una ulteriore provocazione offerta dal vescovo, che ha chiamato i presenti a individuare i possibili «rimedia a questa tiepidezza».
«Non tutto l’oro è uguale: c’è un oro purificato. C’è un denaro sporco e un denaro pulito, c’è un denaro speso bene e un denaro speso male. Quanto è importante rendicontare che i soldi sono stati spesi bene, specie se sono quelli della comunità», ha detto ancora il vescovo. «Un rimedio alla tiepidezza è la capacità di discernimento, aver la vista lunga capace di prevedere e progettare un futuro che altrimenti viene imposto e non sognato e condiviso. Che bello sapere che abbiamo un formatore, un educatore in Dio che continua a prendersi cura di noi come ha fatto Gesù con gli apostoli, si prende cura di chi ha delle responsabilità. I grandi padri della chiesa sono sempre rappresentati in ascolto, per essere uomini che prima hanno ascoltato la città, e poi sono diventati testimoni di Pietro».
Ha poi concluso la riflessione dicendo che «è l’eccomi di Dio che ci rassicura. Lui ci guida, ci accompagna, ci precede. La cattolicità è l’universo, perché il tutti per il quale ha dato la vita sia concretizzato dai passi dei credenti, andando a cercare, andando a servire, andare a dialogare».
Ha poi preso la parola la professoressa Luisa Tinelli per presentare il lavoro di interviste e ricerca condotto dalla Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi, raccogliendo le voci di otto sindaci che hanno voluto condividere la propria esperienza a conclusione dei due mandati. «Riconoscenza e gratitudine sono il raccolto che cogliamo dopo anni di amministrazione, insieme a molte critiche, a volte costruttive ma troppo spesso fini a se stesse – ha detto Luisa Tinelli dando voce ai protagonisti del documento –. È davanti agli occhi di tutti la spaccatura fra cittadini e democrazia, con il tempo riusciremo a coglierne gli aspetti». E ancora: «Oggi siamo calati in un contesto di spoliticizzazione di tutti i cittadini che si manifesta con indifferenza e apatia, come diceva don Mazzolari negli anni Trenta». Ha poi spiegato alcune delle domande poste ai primi cittadini per produrre il documento: «Dalle risposte – è stato evidenziato – si è potuto capire che esistono comunità differenti in base a come le si guarda. Esistono comunità come gruppi di persone, come condivisone di valori, come coscienza di un patrimonio artistico e tradizionale e comunità come interazione fra territorio, imprese e servizi». Tre le domande le sfide e le opportunità incontrate durante i due mandati, se si ritiene di aver coinvolto i giovani. E ancora il tema della cura dei cittadini. Con pure la richiesta di offrire alcuni consigli ai futuri candidati.
Il pomeriggio è quindi proseguito con i presenti che, suddivisi in tre gruppi, hanno dato forma a tavoli di confronto in cui riflettere sulle tematiche emerse interrogandosi su quale sia la strada da seguire per una buona amministrazione. (www.diocesidicremona.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti