Dopo Mellini un'altra vetrina si spegne: chiude i battenti “La Bottiglieria”. Una volta era "Il Mutilato", fra i primi posti ad avere la televisione
Dopo Mellini, un'altra storica attività chiude i battenti: La Bottiglieria. Il nome attuale è "la Bottiglieria" ma per i cremonesi è sempre stata "l'Osteria del Mutilato" di via Porta Po Vecchia. Un'osteria lì, poco oltre la vecchia porta sul Po che si apriva su via del Sale, c'è sempre stata fin dal Seicento. Un'osteria con la possibilità di ricovero anche dei cavalli e probabilmente con l'esercizio di locanda per chi arrivava a Cremona. Poi, con l'apertura della nuova porta Po al termine di corso Vittorio Emanuele, è sempre stata un'osteria tipica cremonese, frequentatissima dai lavoratori della fornace Frazzi, dai pescatori e dai manovali del fiume. Chi abitava in zona (parrocchia di San Pietro) ricorda come "Il Mutilato" fu uno dei primi bar cremonesi a dotarsi di una televisione dove poter vedere "Lascia o raddoppia" o "Campanile Sera", come dimostra la bella foto di Ezio Quiresi. Le partite a carte, con "le canelle" segnate sui tavoli, erano di casa per tresette e briscola.
Ma "Al Mutilato" anche lo sport era di casa. Specialmente il calcio. Qui nacque infatti una delle formazioni più famose di calcio giovanili della città, la "Lisetta" che se la doveva vedere con la Juventina (nel '53 vi esordì Aristide Guarneri, detto 'varistu'), la Marini, la Scassa, la Mazzola di Castelvetro, la Leoncelli. In un torneo di Lega Giovanile allo Zini nel '53 la Lisetta arrivò terza.
Recentemente era stata rilevata dai proprietari dell'Agriturismo Campass di Castelvetro Piacentino, Adriano Pollastri la gestì per due anni, i due anni funesti durante i quali si scatenò la pandemia di Covid19 che ne ha inesorabilmente segnato il destino portandolo alla chiusura nel gennaio del 2021.
Fino al 2012 la proprietà era della famiglia Fanzani, conosciuta anche per "Il Pozzo di Olza".
L'ultimo tentativo risalente a un anno e mezzo fa era di "Beppe" Volpi, già fondatore del fortunato Irish Pub, avuto in gestione dalla società che ne detiene la proprietà, la Gimac S.R.L.. "Un grazie di cuore va a tutti miei collaboratori" scrive in un commosso post su Facebook il titolare "Si spegne un'altra vetrina di questa sempre più piccola città non senza rimpianti ma io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e strizzo l'occhio al mio prossimo futuro." chiude Beppe.
Ecco che quindi una nuova luce spenta adombra il centro città in una tendenza che fa presagire tempi buii, oltre che tristi. "La verità è che Cremona non si sta spegnendo, si è già spenta" commenta tristemente una cliente sotto al post.
"Noi invecchiamo, e della Cremona di una volta non sta rimanendo più nulla - commenta un altro ex avventore - ormai tutti i luoghi che frequentavamo sono chiusi o trasformati talmente tanto da essere irriconoscibili. Dai tempi di Mingoòn (ndr. Trattoria Amigoni di Gerre de' Caprioli), passando per quella dei Canonici, della città vecchia è rimasto ben poco."
La nostalgia per le attività storiche chiuse è diffusa, e trova tristezza non solo per l'immanente dispiacere di non poter più gustare le prelibatezze della cucina tradizionale cremonese, ma anche per l'impossibilità di trasmettere ai nostri figli ed alle generazioni future quell'esperienza intensa, a volte anche colorita, che è l'andare all'osteria, segno di un tempo che oggi scorre rapidissimo ed inesorabile senza lasciare un momento per deglutire questo boccone. Amaro.
La foto storica del gennaio 1957 è di Ezio Quiresi
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