22 ottobre 2024

Nel cremonese pochi danni ma al di là del Po un disastro: ecco l'eccezionale reportage di Paolo Panni, l'Eremita del Po

Tanto vicine ma, per una volta, anche tanto lontane nei fatti accaduti. Se il maltempo dello scorso fine settimana, nel cremonese, è passato e si è esaurito come una normale pioggia d’autunno, a due passi di distanza, in terra parmense, le piogge  torrenziali hanno messo letteralmente a soqquadro la pianura. Sia nei centri rivieraschi del Po, da Polesine Zibello a Roccabianca passando per Sissa Trecasali, Colorno, Sorbolo Mezzani e quelli immediatamente limitrofi (come San Secondo, Busseto, Soragna Torrile e la stessa città di Parma) il maltempo ha colpito pesantemente. Ne diamo conto sia per evidenti motivi di vicinanza sia perché si tratta di territori in cui vivono e lavorano, da tempo, tanti cremonesi.  Intere aree di campagna ridotte a “lagune”, case ed attività allagate, sottopassi e strare sommerse dall’acqua. Questa la situazione che si è verificata, che ha messo letteralmente in ginocchio la campagna emiliana, con ingenti sismi danni all’agricoltura e non solo. Le immagini, che pubblichiamo, tutte realizzate da Paolo Panni, l’Eremita del Po, parlano da sole. Sono immagini che, pur descrivendo e raccontando la drammaticità dell’evento, presentano anche la suggestione di territori che, di qua e di là dal Po, sono carichi di bellezza. Lo stesso Eremita del Po ha anche prodotto un breve scritto che pubblichiamo:  

Ci sono giorni in cui la natura fa la voce grossa e si fa maestra nel ricordare a tutti noi di avere, con consapevolezza, nelle azioni di tutti i giorni, cura, tutela e amore per il Creato. Ci sono giorni in cui la natura, nel fare la voce grossa, e nel ricordare che la più forte è lei, sembra volerti disarmare allagando strade, case e campagne lasciando tutti inermi. Poi vedi arrivare un anziano con i gambali e la pala in mano e, in dialetto, dice ‘sal fes sta vèn l’ares bivì tot me, al sares mia scapa fora sicur’ (tradotto: se fosse stato vino l’avrei bevuto tutto io, non sarebbe scappato fuori di sicuro). Lì inizi a intuire che qualcosa di bello sta per accadere. Poi vedi arrivare ragazzi con la giacca gialla, che non badano se è domenica o quale altro giorno della settimana sia, non si importano di altri impegni, lasciano da parte anche gli affetti e la famiglia, trascurano anche la salute e, semplicemente, si rimboccano le maniche e danno tutto il loro supporto. La stessa cosa la fanno i contadini, gli artigiani, i giovani, i pensionati, gli adulti: tutti quelli che sanno di poter fare qualcosa o di avere mezzi, strumenti e competenze da mettere a disposizione. Non parlano troppo, badano più al fare che al chiacchiericcio per il quale ci sarà spazio e tempo in un altro momento, quando tutto sarà passato, magari all’osteria. Perché noi emiliani siamo così: di fronte alla difficoltà si tiene alta la testa, si indossano guanti e gambali, si mette mano agli arnesi e si guarda avanti, a ciò che serve, non a ciò che è già successo. Poi rammenti le parole di Don Camillo che, di fronte all’alluvione del Po, alla sua gente diceva: ‘Un giorno però le acque si ritireranno ed il sole tornerà a splendere, e allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili e con la tenacia che Dio ci ha dato ricominceremo a lottare perché il sole sia più splendente, i fiori più belli e la miseria sparisca dalle nostre città e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie e quando avremo voglia di morte cercheremo di sorridere, così tutto sarà più facile ed il nostro Paese diverrà un piccolo paradiso in Terra. Andate, io resto qui per salutare il primo sole e portare a voi, lontano, con la voce delle campane, il lieto annuncio del risveglio. Che Iddio vi accompagni. E così sia’…E nel frattempo arriva il tramonto, che nell’annunciare la fine del giorno, inizia a spianare la strada al nuovo sole: che sorgerà”.

 


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