Nel licenziamento di Ballardini non solo il rendimento della squadra, paga la sua schiettezza
Chi pensa che Ballardini sia stato esonerato solo per il rendimento della squadra in queste prime cinque giornate di campionato, molto probabilmente si sbaglia.
Se risultati e classifiche parlano di un inizio di campionato al di sotto delle aspettative, con tutte le critiche che si possono muovere al tecnico rispetto a scelte tecniche e tattiche discutibili, non si può non notare che a fronte di quanto accaduto la scorsa stagione con Massimiliano Alvini, che ne ha combinate ‘più di Bertoldo’ senza che nessuno muovesse neppure un sopracciglio, qualche domanda nasce spontanea.
Fare l’allenatore a Cremona è prima di tutto un privilegio, per la storia della società, per le strutture che mette a disposizione, per la lungimiranza e per la piazza di tifosi che comunque dimostrano in ogni occasione l’attaccamento alla squadra ed ai suoi colori, ma allo stesso tempo non deve essere facile.
Basti pensare, senza andare troppo lontano nel tempo, a come è finita la l’avventura in grigiorosso di Pecchia un paio di stagioni orsono che, ancor prima della partita che, in riva al lago di Como, avrebbe riportato la Cremonese in serie A, aveva già fatto le valigie, ufficialmente ‘per dare spazio ad energie nuove’ rinunciando ad un campionato di serie A.
Tornando a Ballardini, non è mai stato - e ne mai sarà - un 'signorsì signore’, un pregio per alcuni, un difetto per altri. Sin da subito la sua schiettezza lo ha contraddistinto dai suoi predecessori in un contesto dove ‘meno si parla e meglio è’ e questa cosa non ha certo pagato.
Fin dal suo arrivo nel febbraio scorso, in coda alla sessione di calciomercato invernale, si è visto indebolire ulteriormente la squadra da una società impegnata a liberarsi di ‘zavorre onerose’ con il mal di pancia di cui, a parte Zanimacchia, non si è certo sentito la mancanza, piuttosto che soddisfare le chiare esigenze di una rosa costruita in modo molto ‘fantasioso’ in estate.
Fatto che Ballardini non ha sottaciuto e ha più volte ricordato ‘tra le righe’ delle sue conferenze stampa.
Che il rapporto con la dirigenza non fosse dei più amichevoli e lungimiranti era cosa nota, a partire da una conferma sulla panchina grigiorossa arrivata in un momento in cui ‘radio mercato’ la dava per un’opzione ormai impraticabile.
Agli arrivi dei suoi ‘vecchi pallini’ di Bertolacci e Vazquez, espressamente richiesti, è emblematica la vicenda di Brambilla, centrocampista acquistato dal Cesena che, non solo non ha visto il campo in nessuna partita ufficiale, ma che non è neppure mai stato convocato.
Viene da chiedersi chi lo abbia voluto - se non il tecnico che deve utilizzarlo chi? - e che dinamiche lo abbiamo portato a Cremona, resta comunque un segno tangibile di un rapporto poco collaborativo tra le parti.
Il resto è storia recente: un mercato che ha costretto Ballardini a giocare senza una vera punta in Coppa Italia e nelle prime due partite di campionato.
La gestione discutibile, non tanto del perché ma del come, siano stati gestiti i casi Valeri ed Okereke, che non hanno certo portato beneficio ed aiuto alla squadra.
Ballardini non ha mai parlato solo per dare aria alla bocca, può averlo fatto qualche volta di troppo, ma sempre a ragion veduta: se si è più volte lamentato di una rosa troppo ampia e dei numerosi ‘mal di pancia’ che ne minavano gli equilibri, era evidente che la cosa stava creando problemi nello spogliatoio e se è vero che un tecnico è pagato per gestirlo tanto quanto per allenarlo, l’impressione è stata che chi è stato chiamato in causa, abbia fatto spallucce mettendosi alla finestra, anzi in riva al fiume, ad aspettare l’evolversi degli eventi.
Lo spogliatoio appunto, ‘casa’ di quel gruppo di uomini ancor prima che di giocatori, che Ballardini stava cercando di compattare fuori e dentro al campo, ma che forse, come la storia ci insegna in eventi ben più tragici e famosi, ha armato quel pugnale che ha messo fine all’avventura del tecnico sulla panchina grigiorossa.
Supposizioni per carità, ma quel che è certo è che a fronte di un imminente ‘uragano’, non tirasse un’aria proprio un’aria così serena, a maggior ragione del fatto che cambiando allenatore, si mischiano le carte in tavola e cambiano le gerarchie.
‘Sul futuro non c'è certezza’ men che meno oggi, nonostante le insistenti voci di Giovanni Stroppa come suo sostituto, certo è che agli occhi di chi osserva da lontano, la società non ci abbia fatto una gran bella figura: la scorsa stagione tutti a guardare dall'altra parte i disastri fatti da un allenatore su cui evidentemente qualcuno aveva speso troppe speranze e parole, mentre solo ieri, esonerare un allenatore che tutti conoscevano per le sue esperienze antecedenti a quella grigiorosse, per il suo modo di giocare e soprattutto per gli obiettivi si era evoluto e formato il suo credo.
Allora una domanda sorge spontanea: ma chi ha voluto confermare Davide Ballardini alla guida della Cremonese, a fronte del fatto che già fosse mal sopportato e supportato, salvo poi girargli la schiena dopo solo 5 partite, ben consapevole dei rischi che si sarebbe preso nel farlo, senza dargli il tempo necessario per provare a dimostrare di essere in grado.
La risposta sta nel fatto che quello che è accaduto ieri non è molto diverso da quello che è accaduto la scorsa a stagione, e la famiglia dei ‘bravi ma insufficienti’ invece di ridursi, aumenta di numero.
Non ci resta che attendere con ansia il nome di chi dovrà dimostrare, e lo speriamo vivamente per il bene della Cremonese e di nessun altro, che confermare Ballardini è stato solo un ‘tragico errore’.
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commenti
Alberto
19 settembre 2023 13:23
Condivido tutto, resta il fatto che certe cose andavano dette prima, finora a leggere la stampa, e parlo di tutte le fonti, sia quelle dipendenti dal cavaliere che quelle indipendenti, sembrava che andasse tutto bene, spogliatoio unito, squadra compatta, mentre tra noi tifosi attenti serpeggiava già il malcontento e i dubbi
Me stesso
19 settembre 2023 14:45
90 minuti di applausi
aldo
19 settembre 2023 16:07
Non credo questa decisione faccia il bene della Cremonese; i risultati non erano particolarmente esaltanti, ma è prematuro allontanare un allenatore dopo cinque giornate. Ballardini aveva dimostrato esperienza e professionalità, la società allora chiarisca i motivi di una tale scelta. Ora Stroppa ricomincia da zero con giocatori che non ha scelto lui e con le medesime difficoltà che un campionato di serie B sempre sottende. Ditemi voi.
Gianni
20 settembre 2023 12:52
Il licenziamento di Ballardini è lo specchio di una gestione societaria confusionaria ed irresponsabile. La stessa società che l'anno scorso ha allontanati Alvini fuori tempo massimo e con dichiarazioni fuorvianti.
Quest'anno senza se e ma, senza le dovute tempistiche ha licenziato un professionista corretto dopo avergli fatto un contratto faraonico e questo dopo pochi mesi. Questo non è il fallimento di Ballardini ma di una società traballante, in mano a degli avventurieri spocchiosi, che fanno il bello ed il cattivo tempo!
Stefo
21 settembre 2023 06:29
È inutile fare illazioni, tanto non sapremo mai i veri motivi dell'assurdo esonero. Certo che queste vicende ci spiegano bene perchè Pecchia abbia deciso di andarsene.
Buzzago italo
21 settembre 2023 14:38
Il problema è che ai vertici ci sono degli incompetenti ....non parliamo poi di giacchetta, nell'orbita calcistica, a tutte le latitudini è considerato uno che chiamarlo incapace significa fare un complimento !!!! Il cav .dovrebbe fare piazza pulita di tutti questi mangiastipendi....