19 maggio 2021

Nel maggio del 1916 il primo trasporto pubblico con i tram. Oggi si torna al green ma gli autobus elettrici sono cinesi

Era un giorno di maggio, mercoledì 17 maggio del 1916, quando fecero la loro comparsa a Cremona i primi tram elettrici. Una storia di trasporto green bruscamente interrotta poco meno di vent’anni fa, quando nel 2002 si decise di eliminare le ultime linee di filobus urbani. L'arrivo di quei mezzi moderni, destinati a rivoluzionare la viabilità cittadina, era stato preceduto da aspre polemiche e feroci discussioni sulle possibili forme di gestione del servizio.

Nel 1912 era stato presentato anche uno studio dal nuovo assessore ai lavori pubblici Simoncini che prevedeva la realizzazione di tre linee con la possibilità di usare la tranvia anche per il trasporto delle merci alla stazione ferroviaria, in particolare i laterizi delle fornaci Frazzi, Ferrari e Lucchini, sfruttando le ore notturne per tornare con carbone e altre materie prime. In realtà le linee furono poi solo due. La frequenza delle corse era di 10 minuti per linea, che si dimezzava nel tratto comune tra la stazione e piazza Roma, e la tariffa era di 10 centesimi, ridotti a 5 per le corse prima delle 8. La concessione veniva riconosciuta per 60 anni con la possibilità per il Comune di riscatto dopo venti e il diritto di prelazione riconosciuto alla Società Elettrica Bresciana, aveva ottenuto la concessione governativa, per l'eventuale costruzione di altre linee. La posa dei binari ebbe inizio la mattina del 12 luglio 1915 con 23 scalpellini, 10 selciatori, 12 aiutati, 27 badilanti e 12 muratori per l'esecuzione dei lavori di disfacimento e rifacimento del manto stradale, assunti direttamente dal Comuni ed altri 40 operai con due capi squadra e un assistente messi a disposizione dalla Seb.

Le linee erano lunghe complessivamente 5697 metri, di cui 1258 a doppio binario e la rimessa era dislocata in via Brescia, di fianco alla chiesa dei Cappuccini, dove oggi è la sede dell’Enel. Sulle linea che portava dalla Ferrovia a porta Venezia erano solitamente in servizio tre vetture, che incrociavano in piazza Roma, mentre sulla linea dalla Ferrovia a viale Regina Margherita, l'attuale viale Po, venivano utilizzate tre vetture nei mesi invernali, con servizio limitato al ponte del Morbasco, e quattro nel resto dell'anno o in occasione di particolari festività, quando aumentava la richiesta di chi voleva recarsi a passeggiare fin sulle rive del Po. Nel corso dell'estate del 1931 vennero avviati i lavori per la costruzione di una terza linea, peraltro già prevista nel progetto originario dell'ingegner Simoncini che, partendo da porta Venezia, con una curva di 90°, si staccava dalla linea principale proveniente da corso Matteotti dirigendosi in via XXVIII Ottobre (oggi via Ghisleri), dove piegava poi a sinistra in via Buoso da Dovara, attraversando a raso il binario della tranvia per Casalmaggiore e in fondo a questa in via Tonani per raggiungere il capolinea di raddoppio nei pressi della chiesa di San Sebastiano.

Quando il successo del tram raggiunse l'apice, la Seb decise, sull'onda di quanto stava già accadendo in altre città, di trasformare le linee tranviarie di Brescia e Cremona in filoviarie e dopo 25 anni di attività il tram venne abbandonato a favore del più moderno filobus. A Cremona, la sostituzione, iniziata nella primavera del 1939, fu portata a termine solo alla fine del 1940. Il 28 novembre, alla cessazione del loro turno alle 21, i tram rientrarono per l'ultima volta nella rimessa di via Brescia e dal primo dicembre entrarono in funzione dieci nuovissimi filobus Fiat modello 635, sempre di color verde come i loro predecessori. 

Oggi, dopo oltre un secolo, si torna al trasporto green con gli Ecity L12, autobus di dodici metri interamente elettrici, ma fabbricati in Cina.

 

Fabrizio Loffi


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commenti


Daniro

19 maggio 2021 19:58

Lo smantellamento delle linee filoviarie fu un provvedimento incredibilmente miope, basti vedere alcune importanti città europee dove girano modernissimi filobus silenziosi ed ecologici. Le linee esistenti andavano migliorate e potenziate in particolare nel centro urbano. Nulla a che vedere con i mezzi elettrici alimentati da batterie e con limite di chilometraggio.