Nella "Città della Musica" i sold out a teatro sono ormai rari. Il Sovrintendente Cigni: "Dobbiamo imparare dal nostro pubblico, chiederci cosa si aspetta da noi"
Il Teatro, luogo dove tutte le arti performative trovano spazio, è sempre in evoluzione. Il Sovrintendente del Teatro "A.Ponchielli" Andrea Cigni ci aiuta ad interpretare questi tempi in cui i sold out sono, su alcuni generi, sempre più difficili e alcune fasce di pubblico sembrano assenti dalla platea.
Nell'ultima stagione abbiamo visto sale quasi piene, sale semideserte e tante vie di mezzo.
"In Teatro ci stiamo facendo molteplici domande su questo. Abbiamo, per esempio, notato che non sono a volte neppure i grandi nomi a fare il tutto esaurito. Questa cosa ci ha un po' stupiti, per questo ci stiamo muovendo per imparare dal nostro pubblico e capire cosa li tira fuori di casa per venire a vivere uno spettacolo. I concerti di Daniele Gatti l'anno scorso e Koopman con Camerata Salzburg di quest'anno, che dovevano fare il tutto esaurito, in realtà hanno riempito la sala ma non siemo riusciti in entrambi i casi a chiudere la biglietteria con tutti i posti occupati. Se non bastano nomi del genere, cosa dobbiamo fare più di ciò?"
Quale genere risente maggiormente di questa crisi a Cremona?
"L'assurdo, proprio nella Citta della Musica, è che proprio la Musica sia il genere che più fatica ad ingranare. Stiamo cercando di capire quali siano le esigenze del nostro pubblico, partecipando a tavoli di discussione. Stiamo rivolgendo queste domande alle scuole, alla Consulta degli Studenti. Vogliamo capire se possiamo trovare dei linguaggi che non facciano apparire il Ponchielli come una cattedrale nel deserto, un luogo sacro per pochi, ma un luogo aperto a tutti, che vorrebbe diventare una delle attività di svago per i giovani, insieme all'aperitivo e al giro in centro."
In città tra università (fra cui Musicologia), Conservatorio, scuole di musica, accademie di alto perfezionamento e licei musicali ci sono più di 1000 studenti tra aspiranti musicisti, musicisti neodiplomati, musicologi, universitari di vario genere. Il teatro dovrebbe essere sempre pieno di giovani, eppure non accade. Come mai?
"Nel nostro percorso di indagini c'è anche questo. Le motivazioni possono essere molteplici. Vi possiamo dire quali interrogativi ci stiamo rivolgendo e stiamo rivolgendo agli studenti stessi, ovvero: quanti di questi studenti sono pendolari? quanti risiedono realmente in città? qual è la loro capacità di spesa? i nostri biglietti studenti sono attorno ai 15 euro, ci sembrava una proposta congrua per invogliarli a vedere uno spettacolo che magari per gli adulti arriva a costarne 50 o 60. Forse non lo è? I programmi che proponiamo sono interessanti per loro? Cosa fanno la sera questi ragazzi?"
Un'altra fascia d'età dopo la pandemia non è tornata a Teatro, gli anziani.
"Si, abbiamo perso buona parte delle nostre persone più anziane. Stiamo anche qui cercando di dare risposte al periodo in cui siamo: queste persone ci sono ancora? La pandemia ha mietuto purtroppo molte vittime fragili di età avanzata. Gli altri dove sono? Le persone ora hanno paura a tornare a teatro? Come vinciamo questa resistenza?"
Per fortuna non tutto è deserto, quali sono i generi che funzionano bene in città?
"Stiamo avendo riscontri meravigliosi con i Talk, che fanno sempre sold out. Il Festival Monteverdi sta già vendendo biglietti sopratutto dall'estero, Olanda e Spagna nello specifico. Per questo non ci spieghiamo come possano poi avere scarso riscontro altri eventi di richiamo. Forse, è una possibilità, in città c'è troppa offerta e le persone sono un po' sopraffatte dai troppi eventi."
A proposito di estero, a Cremona piace ironizzare che tutto ciò che esce dalla Provincia sia "estero". Quanto pubblico attrae il Ponchielli da fuori città?
"E' difficile capirlo, anche per motivi di privacy. Sappiamo di alcuni che ci dicono spontaneamente da dove arrivano e quindi possiamo tranquillamente affermare di avere folte partecipazioni da Brescia per la Prosa e da Piacenza per la Lirica. Senza però chiedere un cap è difficile scoprire e targetizzare le persone. Il monitoraggio dell'utenza è sempre un tema caldo per i teatri. Desideriamo indagare anche questo aspetto. Certo possiamo chiederci se il cremonese va a Brescia, Piacenza o Mantova e se ci va, quante volte lo fa. Capire se sia effettivamente vero che questi pubblici si muovano così tanto o se sono statici."
C'è qualche soluzione per invertire questa rotta?
"Non abbiamo soluzioni, abbiamo dei temi aperti. Dobbiamo imparare da nostro pubblico, fidarci di loro. Se porto i Virtuosi Italiani con Berman a Cremona e vengono 200 persone su 1200 posti a sedere mi incolpo in prima persona di aver sbagliato qualcosa. Non possiamo arroccarci nella passata presunzione del "noi siamo il teatro e voi dovete venire da noi". Questi tempo sono finiti. Ora, sopratutto in un teatro di Provincia come il nostro che deve offrire tutti i generi in stagione e non avere solo Prosa o solo Concerti come accade nei teatri delle grandi città, dobbiamo imparare ad ascoltare tutto il nostro pubblico e capire cosa si aspettano da noi. Il teatro deve tornare ad essere un luogo per tutti."
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