Oggi è la giornata del dialetto: Mina, Tognazzi e Vialli così in televisione parlavano la lingua di casa. Guarda i video
Oggi è la giornata nazionale del dialetto. Salvo un paio di Pro Loco in provincia che hanno realizzato manifestazioni, la giornata da noi è passata un po' in sordina. Certo il nostro dialetto non è diffuso come il milanese, il napoletano o il siciliano ma ha una sua storia, una ricchezza di vocaboli unica e una sua dignità culturale (leggi qui l'intervento del professor Gianfranco Taglietti). "La lingua di casa, la lingua bambina appresa in famiglia, durante le ore scandite nel tempo dell'infanzia, in uno spazio e in un mondo carico di sogni e di speranze, oltre che di giochi e contagi con parole e suoni indimenticabili" dice Agostino Melega. Il dialetto parlato ha uno straordinario effetto di ritorno alle origini, al posto in cui sei nato e hai vissuto.
Oggi proponiamo i video di tre cremonesi che parlano in dialetto. Uno è il carissimo Gianluca Vialli che ci ha lasciato due anni fa. Intervistato nel 1989 a Sport Mediaset da Maurizio Pistocchi commentò, molto spiritosamente, le attese del Mondiale in arrivo in dialetto cremonese. Una intervista bellissima che la dice lunga sul carattere allegro di Vialli.
Guarda il video con Vialli che parla cremonese
Mina non se n'è mai andata da Cremona. Dalla sua gente, dalla sua città. Mina è qui. Sempre. Come qui è sempre stato Ugo Tognazzi. Il Torrazzo ti avvolge, ti lega. Come la nebbia. D'inverno è il tuo punto di riferimento con le sue pietre che salgono a bucare il cielo. D'estate ti dà un po' di sollievo con la sua ombra. E poi il Po, le boschine delle prime esperienze amorose, la nostra riviera d'estate, il nostro incubo quando si portava via qualche amico. E poi il dialetto, quel cremonese che trascina le parole, quasi fossimo pigri nel raccontare e che invece è davvero il nostro Dna che purtroppo si va perdendo per un italiano sempre più slang o un inglese indispensabile ma lontano anni luce dalla nostra cultura millenaria e da un vocabolario dalle pagine infinite. Il nostro dialetto Mina lo usa spesso. In un articolo sul quotidiano La Stampa lo ha scelto per commentare il dramma del traffico di organi umani. "Nel dialetto cremonese, che spesso mi viene in aiuto, c’è una meravigliosa locuzione di volgarità... un consiglio... un suggerimento pari al suo potere di offesa: “va a fitàa l’orghen”. Mi sembra un canto celestiale in confronto all’espressione “vendere gli organi”, spacciata come elegante e geniale soluzione al problema dei trapianti".
E al dialetto e a Cremona Mina ha dedicato in prima pagina sullo stesso quotidiano nel marzo 2009 un altro articolo sul dialetto cremonese e sul valore delle lingue locali. Il titolo era "Dialetto, lingua dell'anima". In questo scritto c'è tutta Mina ed il suo legame con profondo, unico, inimitabile come la sua voce. Scrive Mina.
Eppure non sono tanto lontana. E poi ci vado ogni volta che posso. A Cremona. La mia città. Che mi insegue da quando me ne sono andata. La mia città che mi manca. La mia città alla quale mi sembra di appartenere sempre di più, ogni minuto che passa. E la nostra lingua? Ah, la nostra lingua che ho cercato di trattenere e che cerco di praticare più che posso. Il nostro indolente, liscio, sensuale, pigro dialetto. Con le sue soste prolungate, trascinate e riposanti sulle vocali dell’ultima sillaba. Mi ci avvoltolo dentro come in una enorme coperta calda. E quando mi sembra di non ricordare qualcosa: «Ciaaao, come si dice di uno che cammina come se fosse ubriaco, che non mi ricordo?». La risposta pronta e precisa mi rassicura. «Cat, se diis: iëën che va in dinduloon, belesa». Grazie, Giuseppe, anche per quel «belesa», un termine che si rivolge solo a persone alle quali si vuol bene. Vuol dire bellezza, ovviamente, ma non soltanto in senso fisico. Si attribuisce a chi ti suscita un senso di godimento affettivo e intellettuale. Per me il dialetto è diventato la lingua dell’anima, l’idioma da usare soltanto con chi occupa un posto particolare nella mia vita. Ne sono quasi gelosa".
Ugo Tognazzi e Mina il dialetto ce l'hanno nel sangue. Quando Tognazzi, stanco e malato, interpretò l'Avaro di Molière qui al teatro Ponchielli il critico teatrale del quotidiano locale, anche lui anziano e fisicamente allampanato, lo stroncò. Seduto al tavolino del caffè di piazza Duomo, Ugo commentò quell'articolo con una battuta in dialetto cremonese: "Càt, vot che en brut uselàas el fàsa na bela sifulaada?". Magistrale: un brutto uccello non può fischiare bene.
Ma anche Mina appena può parla il nostro dialetto, quello cremonese. Lo ha fatto in televisione duettando a Studio1 con Gino Bramieri. Cantando insieme: lui in milanese, lei adattando in cremonese i testi delle sue canzoni (Se telefonando, Cerca un altro argomento di conversazione, E se domani...). Ne è uscito un video spassosissimo
Guarda il video di Mina che canta in dialetto con Gino Bramieri
Esilarante è poi l'incontro di Mina con Ugo Tognazzi, sempre a Studio1. Ugo era di ritorno dagli Stati Uniti e commenta in uno efficacissimo dialetto cremonese lo stupore di chi è nato sotto il Torrazzo nell'approdare oltreoceano "dùa töt l'è grand".
Guarda il video di Mina con Ugo Tognazzi
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