Pieve d'Olmi, una stagione intensa per il labirinto Edolavi alla Bardella, per giocare a perdersi tra i filari del mais ma anche per rilanciare il territorio. Sabato 13 pic-nic e mostra collettiva
Un'idea nata quasi per caso e che prende ispirazione dall'antica leggenda del Labirinto di Teseo. Un dedalo che riporta direttamente al pavimento musivo trovato a Cremona, durante i lavori in piazza Marconi e che prende ispirazione proprio da una tra le più antiche e leggendarie costruzioni dell'antichità. Ma qui non siamo nè a Creta e nemmeno negli strati più antichi di Cremona, bensì ci troviamo in località Bardella, nella campagna di Pieve d'Olmi dove quest'estate è stata labirinto-mania.
Tutto nasce dall'inventiva di Attilio Zabert, ex sindaco di Pieve ed agricoltore, che per rendere omaggio alla storia delle origini ed alla cultura del territorio, ha deciso di riprodurre all'interno di un proprio campo di mais il labirinto, seguendo le tracce di quello rappresentato nel mosaico della Domus del Ninfeo di piazza Marconi. Così è nato il Labrinto Edolavi, che prende ispirazione dai nomi dei due figli di Zabert, Edoardo e Lavinia.
"Alcuni anni fa ho visitato un labirinto simile e da lì ha iniziato a venirmi l'idea di riproporlo anche nei miei campi, optando per una proposta però che non fosse solo fine a sè stessa, ma che rendesse anche onore alla nostra storia. Così ho preso spunto dai labirinti antichi che fanno parte dei ritrovamenti archeologici cremonesi".
E così tra i filari di mais ecco che ha preso forma linea dopo linea, anfratto dopo anfratto il mitologico labirinto di Cnosso. Sì, perchè la leggenda vuole che sull'isola di Creta, nella città di Cnosso appunto, il re Minosse diede mandato a Dedalo di costriure un intricato groviglio di strade per imprigionare il Minotauro, un mostro nato dalla sua moglie Pasifae. Sempre secondo la leggenda, fu Teseo, un eroe ateniese, ad entrare nel labirinto per uccidere il Minotauro e liberare i giovani ateniesi che gli venivano sacrificati per saziare la sua fame ferina. Dopo aver ucciso il mostro, Teseo ritrovò l'uscita grazie all'aiuto di Arianna, che gli aveva datoun filo rosso per tracciare la strada e ritrovare l'uscita.
Alla Bardella naturalmente non ci sono mostri nascosti da sconfiggere, ma visto che la riproduzione di quel labirinto è stata uno degli elementi caratterizzanti delle decorazioni della villa romana costruita a Cremona tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del I secolo d.C., Zabert ha pensato di usare quello schema per ricreare il labirinto.
Ma a chi si rivolge questa iniziativa? Per prima cosa, è un'occasione di gioco e di apprendimento per i bambini, perchè permette ai più piccoli di scoprire tante informazioni legate al mais e alla sua colitvazione, ma anche luogo di scoperta di aspetti legati alla storia -all'interno del labirinto sono presenti pannelli illustrativi e divulgativi, con QRCode che danno accesso a contenuti digitali- ed all'arte, come la mostra collettiva sul tema de “Il Labirinto” curata da Alice Mattarozzi e Giuseppe Gallina, in programma per sabato prossimo (13 settembre, dalle ore 18.00).
Ma naturalmente non sono solo i più piccoli ad essere incuriositi: alzi la mano chi si è mai addentrato in un campo di grano, quando le piante di mais sono alte oltre due metri e ci si smarrisce passeggiando tra il verde e le pannocchie! Ecco allora che anche per gli adulti si tratta di un'esperienza singolare e divertente.
"Non è stato facile nè immediato realizzare quest'opera, e non parlo solo della parte pratica, per la quale devo ringraziare tutte le persone che mi hanno dato una mano; come ben sappiamo in Italia la burocrazia rende tutto complicato, pertanto ho dovuto seguire dei corsi per agriturismo ed aprire una partita IVA ad hoc dedicata all'inziativa" racconta Zabert. Ma allora perchè fare tutto ciò? "Vedi, sono convinto che il nostro territorio abbia assoluto bisogni di iniziative in grado di attirare visite e allo stesso tempo di riportare all'attenzione la nostra cultura e farla rivivere sul territorio stesso, che si sta inesorabilmente spopolando perchè non offre più opportunità. Pensiamo solo che anche gli stranieri di seconda e terza generazione stanno iniziando ad andarsene dai nostri paesi e paesini".
Insomma, ancora una volta il territorio e la sua riscoperta al centro di iniziative locali da parte di piccoli realtà che non vogliono arrendersi allo spopolamento e all'oblìo ma che puntano tutto sulla riscoperta di tradizioni e storia, quelle che sono le vere radici e che da sempre caratterizzano l'essenza della bassa cremonese.
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commenti
marco
6 settembre 2025 17:13
Ci sono stato ed è stato un'esperienza incredibile e interessante.
Abbiamo imparato tante nozioni sul grano e gli animali della natura.
Consiglio la sera perché con le le torce è più suggestivo e quando c'è buio e le spegni ti rendi conto di non vedere nulla se non il cielo stellato.
Portate anche l'acqua.
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Vacchelli Rosella
6 settembre 2025 22:13
Tuffarsi in un campo di mais e uscirne con tante informazioni sul mais e sulla sua coltivazione potrebbe aiutare quella rivoluzione culturale di cui c'è tanto bisogno e che comporta la riscoperta del valore della terra e dei suoi frutti che sono e devono restare alimento per la vita degli esseri umani, questo in una provincia che ha scelto destinare i frutti dei suoi campi a partire dalla produzione di mais non all'alimentazione umana ma ad alimentare impianti di biogas/metano che di biologico hanno soltanto il nome e che sono riconosciuti da importantissimi studi internazionali produttori certi di pericolosissimi inquinanti che hanno nei bambini e nei fragili le loro prime vittime designate. Il Cremonese è la prima provincia italiana per numero di impianti in un territorio che già aveva maturato di suo il primato europeo per morti precoci da inquinamento.
Manuel
7 settembre 2025 11:38
Va bene incoraggiare chi si sia impegnato, omaggiare chi si sia distinto per qualcosa di originale, ma non esageriamo.
Siamo sicuri che Zabert produca con metodo biologico? Non sapevo, ma mi farebbe piacere.
Siamo sicuri che Zabert non conferisca ad impianto biogas?
La vera rivoluzione, in assenza della politica, la fanno ancora i singoli, che sono pochi da noi e cioè provano a creare un rapporto simbiotico (o tollerante) tra spazio coltivato e margine esterno. Alcuni la natura, se la portano in azienda, ma qui siamo a livelli di eccellenza, se non di santità.
Aziende di questo tipo ne ho visitate diverse, soprattutto fuori provincia.
Zabert fa bene a continuare la propria strategia, ma farebbe bene a promuovere pure iniziative che prevedessero la presenza di esperti di agricoltura rigenerativa o di biodiversità ed allora sì il cittadino ignaro potrebbe formare un pensiero critico e completo.
marco
7 settembre 2025 17:38
Se Lei fosse stato al labirinto avrebbe trovato il Sig.Zabert Al quale avrebbe potuto fare le domande che lei.ponw in modo.un po' maligno.
Riconosce l'eccellenza fino.quasi alla santità e loda il Sig.Zabert riconoscendo il lavoro.
Ma quando scrive di non esagerare sul lodarne l'iniziativa non mi trova d'accordo.
Perché non.riconoscetne il valore, il lavoro,la felicità che porta nei bambini e nei loro genitori che possono condividere un'esperienza che insegna loro tante cose sulla natura,il grano e gli animali che popolano la campagna?
Migliorare si può sempre ma demolire no.
Manuel
7 settembre 2025 21:09
Ho avuto modo di conoscere il dr. Zabert una decina di anni fa ed è stata una piacevole parentesi amministrativo-gestionale, anche se poi scelte non condivise e le strade si sono separate: così è la vita.
Non mi sembra di aver demolito, piuttosto di aver stuzzicato.
Ammette pure lei come abbia lodato l’impegno.
Ho stimolato sulla scorta di una lunga esperienza sul campo (inteso come territorio) e dunque cosciente della scarsa conoscenza che il cittadino cremonese medio riservi per il proprio ambiente.
Detto ciò, la mia intrusione lascia il tempo che trova nel contesto nostrano e lei è evidentemente libero di esaltare questa come altre iniziative anzi, forse anch’io ho contribuito indirettamente a far pubblicità al labirinto.