28 giugno 2025

Presentato il volume "Costruire l'arte, palazzo Fodri a Cremona e il suo fregio in cotto" di Angelo Giuseppe Landi

La storia di palazzo Fodri come non era mai stata raccontata: "Costruire l'arte, palazzo Fodri a Cremona e il suo fregio in cotto" (Ed. Gangemi) è il titolo del volume curato da Angelo Giuseppe Landi, professore presso la Scuola di Specializzazione in tutela dei Beni Architettonici del Politecnico di Milano, presentato nel cortile del palazzo di corso Matteotti. Un approfondimento sulle trasformazioni avvenute attraverso i secoli e i diversi utilizzi dell'edificio, con un focus particolare sulla decorazione della facciata studiata durante l'ultimo intervento di restauro conservativo del 2023.
 
Alla presentazione hanno preso parte il presidente di Fondazione Città di Cremona Giuseppe Foderaro, la past president Uliana Garoli, il sindaco Andrea Virgilio. Foderaro ha innanzitutto ringraziato i tanti soggetti che in diversi modi contribuito a tenere alta l'attenzione su questo palazzo: dall'affittuario Net4Market che occupa la parte dell'ex Cariplo, ai cittadini cremonesi che aiutano Fondazione nella conservazione del patrimonio come famiglia D'Avella Bellini, fino alla Fondazione Cariplo, rappresentata da Renzo Rebecchi.
 
"La Fondazione - ha spiegato Foderaro - non ha come prima finalità la gestione dei beni artistici, bensì la cura del patrimonio, che comprende anche molti beni culturali. Mantenere quello che le generazioni passate ci hanno lasciato, specialmente quando hanno questo grande valore storico, renderlo sempre più bello e più attrattivo è nostro compito, nell'ottica finale che resta sempre quella di salvaguardare il welfare cremonese".
 
"Mi è piaciuto molto - ha aggiunto - il senso di squadra che ha caratterizzato i lavori effettuati da chi mi ha preceduto, ora dovremo rafforzare gli sforzi. Il nostro obiettivo è quello di non fermarci qui, questo palazzo necessita di lavori importanti per essere mantenuto al meglio per renderlo sempre disponibile alla città. Per questo chiederemo anche il sostegno della nostra comunità, perchè, come recita un proverbio africano, 'se vuoi correre veloce vai da solo, ma se vuoi andare lontano cammina insieme agli altri'. Ecco, la Fondazione vuole camminare insieme a tutte le forze vive della città per fare sempre meglio".
 
Sono seguiti i saluti di Uliana Garoli e del sindaco Virgilio: "Tutelare  il patrimonio della nostra comunità è un atto profondamente democratico", ha detto tra l'altro citando l'articolo 9 della Costituzione e sottolineando l'importanza dei restauri conservativi come quello attuato sul Fodri in un'epoca dominata da interventi edilizi che hanno come primo input "i cappotti e le grandi sfide energetiche". Quindi, i ringraziamenti a Fondazione "che ha raccolto due stimoli: solidarietà e tutela del patrimonio culturale non solo come uno strumento ma anche come fine".
 
Il volume è un'opera indispensabile per chi vuole conoscere le vicende del palazzo considerato massimo esempio del Rinascimento cremonese, non solo dal punto di vista storico artistico, ma nel susseguirsi di interventi edilizi che ne hanno trasformato l'aspetto e in quelli sulle parti decorative.
 
"Lo studio - ha spiegato l'architetto Landi - vuole essere un excursus sul cantiere del palazzo. Abbiamo inteso rispondere alle domande emerse durante gli ultimi lavori, ricostruendo non tanto il lor valore artistico, già esplorato in passato, ma una zona rimasta in ombra, ossia come sono stati costruiti questi edifici e quale è il loro significato culturale. La foto in copertina mostra uno dei tritoni del fregio, forse non la figura più bella, ma significativa del modo di costruire e rifinire questi manufatti".
 
E' emerso così, grazie alla visione ravvicinata dai ponteggi durante i lavori (eseguiti dall'impresa edile Brognoli su progetto di Beltrami Architettura e Ingegneria srl) che in origine i fregi in terracotta erano di colore chiaro per simulare il marmo bianco di Botticino.
Nei secoli successivi questa "moda" è decaduta e la finitura è diventata rossastra, quella che vediamo tuttora. Ma la visione ravvicinata ha consentito anche di notare gli errori nei restauri degli anni Settanta, quando un intervento effettuato dalla banca con resine epossidiche ha determinato nel tempo l'incorporazione delle particelle inquinanti, causando una variazione cromatica del fregio verso il nero, una patina che non può essere facilmente rimossa.
Da qui l'aspetto attuale del fregio, con finiture bianche, nere e rosse, studiato formella per formella da Landi con la collaborazione della dottoranda Martina Adami per le connessioni tra diagnostica e ricerca documentaria e l'apporto degli studenti Michele Guarneri e Fabio Girelli per le restituzioni grafiche.
 
La prima parte del volume contiene la ricostruzione storica di come si è formato e modificato il complesso che oggi occupa il tratto di corso Matteotti tra vicolo Fodri e via Valverde, dal nome dell'ordine delle monache di clausura che dalla Controriforma e per due secoli occuparono tutto l'isolato con il monastero.
 
Nel '700 emerge una prima forma di tutela del fabbricato, quando il marchese Giuseppe Picenardi, direttore dell'istituto elemosiniere, effettua interventi nella parte verso via Gerolamo da Cremona, destinandola a "Casa del lavoro volontario": un primo esempio di riforma in campo assistenziale operata del governo asburgico, finalizzata ad eliminare la pratica del mendicare. In questo comparto venne poi istituita la sede dell'Istituto dei rachitici, che nel 1887 divenne uno dei primi ospedali per bambini d'Italia.
 
Il '900 e in particolare gli anni Venti, rappresentano il capitolo più delicato nella storia dell'edificio: è l'epoca del subentro della banca al Monte di Pietà e nei restauri operati prevale un gusto eclettico che porta a riproduzioni di forme e stili di fantasia.
 
Un testo basato da un metodo "archeologico" come lo definisce Landi, senza una conclusione bensì aperto a future ricerche anche transdisciplinari: una conoscenza destinata a non esaurirsi anche in virtù di ulteriori strumenti diagnostici.
 
Il volume è disponibile presso la sede di Fondazione Città di Cremona che utilizzerà il ricavato per i necessari ed impegnativi  interventi manutentivi che richiede il palazzo. La sede è in piazza Giovanni 23°, Cremona, tel. 0372/421011.
E-mail: segreteria@fondazionecr.it; orario estivo: lun-ven. 8.30—13.

 


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