23 maggio 2023

Quel fantasma della dama bianca tra Pieve San Giacomo e San Lorenzo Mondinari (Cella Dati) nelle calde estati padane

Una signora di bianco vestita, con un ombrellino parasole, che compariva dal nulla allo scoccare del mezzogiorno, incorporea come un’ombra. Un fantasma dalle fattezze gentili, ma che terrorizzava adulti e bambini.

Siamo sul finire del 1800, nei campi tra la cascina di Torre Berteri (Pieve San Giacomo) e San Lorenzo Mondinari (Cella Dati). Qui esisteva un barchessale dove i contadini di Torre raccoglievano il fieno in estate; era stato costruito proprio sul confine tra le due località perché i campi di proprietà della cascina arrivavano a lambire il territorio di Cella, a circa due chilometri  dalla cascina stessa. All’epoca era una distanza importante da coprire per portare a casa paglia e fieno ogni giorno sui carri trainati dai cavalli, per portare a rimessa gli attrezzi ogni sera o anche per correre al riparo da eventuali temporali estivi che avessero colto gli uomini nei campi. Per questo quindi ‘il casotto’ era stato costruito proprio in mezzo ai campi, formato da un grande porticato a cinque occhi, un punto di ricovero per la fienagione e le persone, facile e veloce da raggiungere.

La leggenda, che quasi nessuno più ricorda perché tramandata di bocca in bocca nelle cascine oggi ormai spopolate e cadenti, narra che nei pressi di questo edificio nell’ora più calda del giorno si manifestasse un’inquietante presenza. Secondo il dire popolare, era l’apparizione di una elegante signora in abito bianco, che passeggiava nella campagna riparandosi con un ombrellino parasole. Compariva solitamente nelle ore centrali della giornata, verso il mezzogiorno, e vagava solitaria e silenziosa, evanescente nella calura estiva, per poi dissolversi nel nulla così come era comparsa .

La leggenda non ha mai chiarito né ipotizzato chi potesse essere questo spirito vagabondo ed elegante; chi diceva che fosse una nobil donna passata a miglior vita nel fiore degli anni, chi raccontava di una giovane sposa morta poco dopo le nozze. Impossibile anche spiegare perché si presentasse proprio in quella zona isolata nella campagna e sempre a metà giornata.

Forse la visione era nata dallo strano effetto della calura e dell’umidità estive che nelle ore più calde potevano creare suggestivi effetti visivi e trarre in inganno gli occhi.

Madri e nonne la usavan come deterrente per i bambini più intraprendenti e curiosi, che spesso si spingevano in esplorazioni un po’ troppo lontane dalla cascina, suscitando grande preoccupazione nei genitori (anche se a volte -al contrario- la leggenda stuzzicava ancor di più la fantasia dei bambini, che si sfidavano in gare di coraggio con la speranza di vedere magari per davvero il fantasma).

Per i meno romantici, era solo una storia inventata per tenere lontano da quelle mura proprio ragazzetti o bambini curiosi, che invece, se fossero passati da quelle parti, avrebbero disturbato incontri amorosi clandestini. 

Gli adulti dal canto loro dimostravano un reverenziale timore verso questa inspiegabile apparizione, misto ad una sorta di rispetto per lo spirito trapassato e, se capitava di dover andare al ‘casotto’, spesso gli uomini dimostravano una certa paura ed un certo disagio: nel dubbio che vi fosse una punta di verità, generalmente era meglio restarsene alla larga per evitare qualsiasi possibilità di incontro. 

Per un motivo o per l’altro, quindi, a quanto pare nessuno ebbe mai ad imbattersi di persona nel fantasma della bianca dama, anche se tutti giuravano di aver sentito parlare con certezza della sua presenza e nessuno osava metterla apertamente in discussione.

Così la bianca apparizione estiva potè tranquillamente proseguire per anni ad apparire e scomparire tra campi di grano e covoni di fieno e la leggenda di questo spirito vagante continuò ad aleggiare sulla zona fintanto che il ‘casotto’ rimase in piedi nel mezzo della campagna, mantenendo un alone di mistero nelle menti di grandi e bambini (e garantendo allo stesso tempo -casomai- anche una certa tranquillità ad eventuali appassionati amanti clandestini…).

La fotografia mostra un casolare abbandonato simile a quello abbattuto 

Michela Garatti


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