22 febbraio 2025

Quindici anni fa se ne andava Luigi Ghisleri, grande fotografo in bianco e nero, ricercatore e testimone della civiltà contadina

Se ne andava 15 anni fa Luigi Ghisleri, "Gigi la mutua" per gli amici. Fotografo notissimo e studioso delle trasformazioni sociali dell’ultimo mezzo secolo nelle nostre campagne. Era nato a Persico Dosimo nel 1936.

É stato un uomo che ha saputo raccontare attraverso le immagini e la sua presenza la storia della pianura padana. Un lavoro iniziato nel dopoguerra, al quale solo la morte ha posto fine. Di straordinaria intelligenza e non minore semplicità d’animo, con grande cura si è sempre dedicato al lavoro e alla sua passione per la ricerca e la storia. Caratteristiche che gli hanno consentito di essere testimone privilegiato di una trasformazione che avrebbe cambiato inesorabilmente la società cremonese, rompendo un modello (quello della cascina e della vita nei campi) che appariva, da secoli, immutabile. È stato tra i fondatori dell'Archivio del Movimento Operaio e Contadino di Persico Dosimo. Ha pubblicato numerosi libri fotografici, tra i quali: Cremona tra città e campa- gna (1987), Cascine (1991), La fabbrica contadina (1994), Ritratti nel paesaggio: i lavoratori nei campi, le macchine, la strada, le case (2001), Undici famiglie indiane nella campagna cremonese (2003). Per capire le ragioni del suo impegno bastava leggere l’introduzione de “Il paesaggio della cascina", dove le sue foto si accompagnano ai testi scientifici dell’architetto Michele de Crecchio: “fino ad oggi scarso è risultato, specie in sede locale, l’approfondimento conoscitivo che possa giudicarsi condotto con metodo efficace e rigore scientifico”.

Davvero, nonostante la profonda suggestione anche romantica della tematica relativa alla vita nella cascina, pochi altri documenti hanno la sistematicità degli studi del Movimento operaio e contadino, con le foto di Luigi Ghisleri.

"Alla fine degli anni Sessanta – scrive Ghisleri nella prefazione de “una famiglia Contadina racconta” – il Gruppo Lavoratori Studenti di Persico Dosimo, del quale facevo parte, aveva disposto un programma di ricerca sulla cascina e le trasformazioni del paesaggio cremonese. Consideravo questi edifici sparsi sul territorio un patrimonio importante della nostra storia e della cultura nazionale, ormai avviato all’abbandono e alla decadenza. Io giravo sempre le campagne con un apparecchio fotografico per raccogliere il maggior numero di immagini di cascine viste nel loro insieme architet- tonico, ma anche i loro particolari. (..) In quelle pietre, in quelle travi, in quei pilastri portanti fienili, portici e barchesse era custodita una sapienza antica: la tradizione di una grande cultura”.

Ma per fotografare le cose – continua Ghisleri – occorre far conoscere le cose che si vogliono riprendere”. E così aveva iniziato a raccogliere interviste, ritenendole necessarie per continuare le ricerche. Con lo stesso spirito, negli ultimi anni della sua vita si era dedicato alla realizzazione di cortometraggi. A partire da quello dedicato a “Porta Po e all’Area Frazzi”, o, ancora in collaborazione con Morandi di Piadena, "I colori della Bassa” e, infine, sul tema della multietnicità, “Filo di luce” dedicato alla presenza indiana nelle cascine.

Le sue immagini documentano, con particolare completezza il triangolo a nord est di Cremona. Erano i luoghi del suo vivere quotidiano: Persico, Gadesco, Malagnino, Pozzaglio, Olmeneta fino alla stessa periferia della città.

Proprio riferendosi alle immagini de Crecchio sottolinea che sono “lavori umili e eccellenti insieme, quanto mai accattivanti e piacevoli, nono stante la modestia dall’apparato e della veste tipografica". 

Ghisleri era uomo concreto e solido, rifuggiva retoriche dissertazioni, ben consapevole di quanto la documentazione avesse valore quanto più riusciva ad essere vicina alla realtà. Aveva l’amara consapevolezza di quanto le modificazioni radicali dell’economia agricola e l’incuria conseguente stavano per far scomparire buona parte dei documenti che dovrebbero esser meglio studiati: le cascine e la vita che si svolgeva al loro interno.

Ghisleri aveva intuito che il trascorrere degli anni, la stessa memoria degli usi e dei costumi tradizionali che interessavano la cascina avrebbe finito con il perdersi inesorabilmente. Leggere i segni del proprio tempo ed intuire il futuro è certamente caratteristica non comune. Già questo basterebbe a rendere la grandezza di Ghisleri. Era ben consapevole dell’importanza di documentare e far conoscere perchè, "pensando agli anni a venire – come annotava lui stesso, molto dipenderà dall’amore che proprietari e cittadini sapranno dimostrare per queste strutture che hanno ospitato il lavoro dei loro avi”.

“Conoscendole meglio valorizzandole attraverso pubblicazioni e convegni, saranno forse in grado di trasmettere una porzione ancora cospicua di quella importante memoria sociale che nelle cascine si è nei mesi consolidata in mattoni, coppi e legname, memorie che, forse, non è troppo retorico ricordare essere il rutto del saggio lavoro di chi li ha preceduti a faticare su questo ospitale lembo di terra padana”.

Il suo documentare l’evoluzione della civiltà contadina non aveva il carattere del canto funebre. Ghisleri era piuttosto interessato a fissare in immagini le evoluzioni della campagna a seguito delle trasformazioni per tutta la sua vita. Così, le sue ultime pubblicazioni erano dedicate agli indiani e a quanti, oggi lavoravano nelle aziende agricole. E proprio i mastodontici strumenti di lavoro erano diventati soggetto dei suoi scatti.

Il suo approccio alla documentazione era assolutamente consapevole. Tra i suoi meriti vi è anche quello di aver riscoperto, per primo, le foto di Ernesto Fazioli. Insieme all’architetto Daniro Mandelli, aveva riportato l’interesse sulla trasformazione di Cremona nel periodo fascista.

Oggi le immagini di Ghisleri ma anche le ricerche, ricche di dati e di testimonianze restano a ricordarlo e sono un patrimonio prezioso per chiunque voglia confrontarsi con la storia locale. Attraverso i suoi lavori Luigi Ghisleri, resta un punto di riferimento prezioso per chiunque, seguendo il suo esempio, intenda non solo amare la fotografia, ma voglia renderla strumento di servizio per tutta la società. Il suo archivio è depositato presso la Biblioteca di Persico Dosimo.

Alcune foto di Luigi Ghisleri, la stalla, il travaso del latte e la sgura dei fossi


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