Raffineria Tamoil, il Comune di Cremona chiede il risarcimento di tutti i danni subiti (40 milioni di euro). Nuovo sollecito al Ministero sulla valutazione del danno ambientale
Il Comune di Cremona ha dato avvio alla causa civile per ottenere l’integrale risarcimento di tutti i danni patiti a causa del disastro innominato di natura ambientale cagionato dalla Raffineria Tamoil. La prima udienza è fissata per il giorno 19 gennaio 2023 davanti al Tribunale di Cremona. La domanda risarcitoria del Comune di Cremona concerne sia il profilo patrimoniale (a partire dalle spese sostenute per affrontare il problema dal punto di vista amministrativo) che quello non patrimoniale (per il danno all’immagine della città e dell’ente pubblico, per il danno all’identità storica, culturale e politica della città, per il danno agli scopi ideali statutariamente perseguiti dall’ente pubblico). La richiesta risarcitoria è indicata nella misura “quantificata e provata in corso di causa, che sarà ritenuta equa e di giustizia dal Tribunale all’esito dell’istruttoria, in ogni caso non inferiore ad euro 40.000.000 (euro quarantamilioni) …”. Relativamente al danno ambientale, la legittimazione a richiedere il risarcimento spetta in via esclusiva al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ai sensi dell’art. 300 del Testo Unico Ambientale. Il Comune di Cremona, dopo avere inviato una prima richiesta nel giugno 2022, ha nuovamente sollecitato i competenti uffici del Ministero (Dipartimento Sviluppo Sostenibile, Direzione generale uso sostenibile del suolo e delle risorse idriche) affinché diano informazioni in merito alla valutazione del danno ambientale causato dalla Raffineria Tamoil e in merito all’azione intrapresa per il risarcimento del predetto danno ambientale.
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commenti
Pasquino
23 novembre 2022 17:14
Ora si è svegliato prima non aveva neppure fatto causa ipocrisia assoluta
michele de crecchio
24 novembre 2022 00:15
Pochi cremonesi credo siano informati della singolare circostanza che la raffineria di Cremona fu, per quanto mi risulta, a suo tempo fatta insediare in parte notevole su terreni che già erano di proprietà pubblica o a conclusione, non saprei dire se coattiva o concordata, di procedure espropriative per "ragioni di pubblica utilità". Ricordo di avere, a suo tempo, raccolto le, credo giustificate, lamentele di alcuni ex proprietari, ancora indignati per le pressanti sollecitazioni che avevano a suo tempo ricevuto, non solo da politici locali, ma dallo stesso Prefetto, per cedere, "senza fare troppo storie", i terreni di loro proprietà, nonostante le evidenti e molteplici inopportunità ambientali che il nuovo pericolosissimo ed inquinante impianto già allora presentava. Oggigiorno l'ex raffineria è utilizzata solo in parte e solo come deposito: le ragioni di interesse pubblico che a suo tempo furono vantate per costringere privati a cedere ad altri privati (i titolari della raffineria) si sono, pertanto, credo, in gran parte ridimensionate. Mi chiedo se la sopraesposta considerazione (avanzata da chi, come il sottoscritto, non ha però certo i titoli per esprimersi con sicurezza su di una questione fondamentalmente giuridica) non sia stata considerata da chi di dovere, anche al fine di ottenere quella destinazione a parco fotovoltaico, che da tempo vado auspicando per i molti terreni che, probabilmente sono ormai esuberanti rispetto alla destinazione per la quale furono, con sollecitazioni di vario tipo, a suo tempo ceduti.