1 luglio 2021

Roberto Fiorentini, un cronista da marciapiede e il suo "Viaggio Sentimentale nella Cremona dei desideri"

Da giornalista di razza e da cronista vecchio stampo qual è, ha macinato chilometri attraversando in lungo e in largo la città. Dopo ha raccolto testimonianze sul campo. Dopo ancora ha scavato nei suoi ricordi, anche quelli più lontani eppure non sbiaditi di bambino. Infine deve aver fatto ricerche in archivio. E' così, in questo mix di immagini e in questo continuo rimbalzo tra passato e presente, che è nato 'Viaggio sentimentale nella Cremona dei desideri' (Cremonalibri), l'ultimo sforzo di Roberto Fiorentini. Come lo stesso autore avverte, le sue 160 pagine non sono e non vogliono essere un volume di storia dell'arte, né un'analisi delle tradizioni locali, e nemmeno una guida turistica. Cosa allora? Risposta: un atto d'amore verso Cremona affidato a “un'infinita processione di uomini e donne semplici, di piccoli e grandi artisti, di personaggi storici più o meno conosciuti”. Raccontati in “tono minore, che non è sinonimo di inferiorità. Al contrario è cifra esistenziale di questa città”. La sua citta' dove torna ogni sera. Accanto ai volti, di ieri e oggi, una carrellata di luoghi, angoli e pietre davanti ai quali può capitare di passare ogni giorno trascurando o ignorando del tutto il patrimonio di bellezza che portano impresso.
L'itinerario affettivo di Fiorentini si snoda attraverso dieci tappe. La prima è all'incrocio tra via Ettore Sacchi e via Tibaldi. Dal quartiere intorno, nelle domeniche di una volta, “usciva ininterrotto il suono gracchiante delle vecchie radio. Nell'aria si mescolava all'odore del minestrone di verdura quello del brodo di pollo”. Il 'viandante' si imbatte poi nella piccola cappella tra via Giordano e via del Sale, dal valore religioso ma anche civico, rinnovata negli anni Cinquanta per volere dei fedeli. Come non dedicare qualche riga intrisa di nostalgia al cinema Padus, che oggi non esiste più? Al suo posto appartamenti e uno dei tanti sportelli bancari. “Ingresso anni Settanta, platea e galleria come ai vecchi tempi. Fu, per i ragazzi della mia generazione, l'alcova del primo flirt amoroso. Vi vennero proiettati film che facevano cultura segnando la vita di questo Paese. Su quel palco sono transitati spettacoli teatrali per le scuole di ogni ordine e grado”. Dai classici greci a Goldoni, Molière e Pirandello fino a Jonesco e Beckett. Nella terza tappa spicca l'ultima dimora di Omobono Tucenghi, il patrono di Cremona. E a questo punto un velo di amarezza: “Dovrebbe essere un monumento cittadino, invece è utilizzata come privata abitazione, ora perfino in vendita”.
Si arriva quindi dalle parti di corso Garibaldi. Molti, qui, gli incontri. Compreso quello con la chiesa di san Vincenzo. Non tutti sanno che “tra queste sacre mura si erano stabiliti, durante l'occupazione nazi-fascista, i soldati della Wehrmacht”. Lì vicino, piazza Giovanni XXIII, “uno dei luoghi più suggestivi della città", e, all'angolo con via Aselli, il Wish Pub. Il suo gestore storico, Bruno (questo il suo cognome), è una delle tante figure indimenticabili che popolano il libro. “Fu uno dei rari italiani e credo dei pochissimi cremonesi che aderì, in gioventù, alla Legione Straniera”. Immaginatevi gli aneddoti sulle sue avventure. Un altro protagonista del racconto è Isacco, con il suo magazzino dietro le mura dei Bastioni. “Di professione straccivendolo; o meglio raccoglitore di tutto quello che gli altri gettavano via perché non più utilizzabile”. Nomi che non appartengono alla storia ufficiale ma comunque conosciuti accanto ad altri autorevoli e con tanto di statua, come quella dedicata a don Dante Caifa, maestro di cappella e organista del Duomo dal 1964 al 2003. “Lo si vedeva, al tramonto, ciondolare per le navate della Cattedrale con il rosario in mano. Ho sempre avuto il dubbio che più che alle 'Ave Maria' pensasse alla sua musica”. Ogni sasso ha qualcosa da dire, un piccolo tesoro da regalare. Basta non avere fretta, ma un po' di pazienza e curiosita'. Di volto in volto, mattone dopo mattone, un passo dopo l'altro, il diario si conclude davanti alla porta murata del voltone, come viene comunemente chiamano l'arco accanto al Duomo, oltre la quale un tempo c'era la mensa per i poveri, ora ospitata presso la nuova Casa dell'accoglienza. “Cremona resti fedele ai suoi grandi valori - è il desiderio più grande dell'autore-pellegrino a casa sua -. Le generazioni future portino avanti quello che i suoi abitanti di un tempo hanno lasciato come eredità e che trova la sintesi in un'unica parola: umanità”. Una parola che, come insegna con forza e passione il 'Viaggio sentimentale nella Cremona dei desideri', si sposa indissolubilmente con un'altra: memoria.

 

Gilberto Bazoli


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commenti


Giorgio brugnoli

1 luglio 2021 17:29

Roberto sei un grande.ricordare anche il glorioso padus mi ha fatto un immenso piacere . Giorgio