2 dicembre 2025

Salvador de Bahia, a gennaio i “fidei donum” cremonesi passeranno il testimone al clero locale. Annunciato il rientro in Italia di don Davide Ferretti e Gloria Manfredini

È stata una domenica particolare quella del 30 novembre per la parrocchia Gesù Cristo Risorto di Salvador de Bahia, in Brasile. La gioia per la celebrazione dei Battesimi e delle Cresime, in un clima di festa, si è mescolata alla tristezza per l’annuncio di un distacco, ma nel segno della riconoscenza per quanto la Chiesa cremonese, con i suoi sacerdoti e tante persone diventate nel tempo amiche, ha dato alla comunità fondata 17 anni fa ai margini della favela. Proprio durante l’Eucaristia domenicale, infatti, il vescovo Antonio Napolioni (in visita dal 25 novembre al 2 dicembre alla parrocchia brasiliana insieme a don Umberto Zanaboni, incaricato diocesano per la Pastorale missionaria) ha comunicato che all’inizio del 2026 terminerà la presenza dei “fidei donum” cremonesi don Davide Ferretti e Gloria Manfredini, che rientreranno in Italia lasciando la guida della parrocchia al clero della Chiesa locale.«Lo so che questo fa male, che c’è un dispiacere: per voi, per don Davide e per tutti noi», ha detto il vescovo Napolioni domenica nell’omelia. E ha proseguito: «Chiedo a tutta la comunità di vivere questo Avvento, il Natale e il mese della “Colonia de ferias” (l’equivalente del Grest cremonese, ndr) con tanto entusiasmo, gratitudine e fiducia, perché sia un grande passaggio di crescita per tutti e l’avvento del Signore si manifesti anche attraverso ciascuno di noi. Noi della Chiesa di Cremona non vi dimenticheremo e vi saremo vicini in altri modi. E vi porto i saluti anche di don Emilio (Bellani, ndr), con cui ci siamo scritti poco fa».

Entro Natale sarà nominato il nuovo parroco e con ogni probabilità anche un collaboratore parrocchiale, nel segno di una piena continuità pastorale. A confermarlo è stato il cardinale Sérgio Da Rocha, dal 2020 arcivescovo di Salvador de Bahia, nel corso dell’incontro avuto proprio con il gruppo cremonese nella giornata di giovedì 27 novembre.

L’incontro con il cardinale Da Rocha

Nel corso dell’incontro con il vescovo Napolioni e gli altri cremonesi, il cardinale Sérgio Da Rocha ha espresso profonda gratitudine alla Diocesi di Cremona per l’aiuto costante e generoso offerto in questi anni alla parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado, sottolineando con riconoscenza il prezioso contributo svolto per 11 anni da don Emilio Bellani (2010-2021) e poi proseguito da don Davide Ferretti, potendo contare anche sulla presenza di laici che, per periodi prolungati di servizio o brevi esperienze di volontariato, si sono spesi per le attività a sostegno della comunità del Bairro.

Anche su richiesta dello stesso cardinale, il vescovo Napolioni ha garantito che, almeno nel periodo iniziale, continuerà il sostegno della Chiesa cremonese ai progetti avviati in parrocchia. Un’attenzione resa evidente anche nell’iniziativa dell’Avvento di fraternità a sostegno del progetto Danza della parrocchia brasiliana.

Prima di congedarsi, il vescovo Napolioni ha invitato il cardinale Da Rocha a visitare Cremona, omaggiandolo con un violino di torrone, alcuni dvd che raccontano la storia e le bellezze della Cattedrale cremonese e una medaglia commemorativa di sant’Omobono.

L’incontro con il Consiglio parrocchiale

L’annuncio della partenza di don Ferretti sabato era stato anticipato al Consiglio pastorale parrocchiale in un incontro convocato proprio per questa circostanza: il vescovo Antonio Napolioni ha voluto incontrare il Consiglio per dare personalmente l’annuncio della prossima partenza di don Ferretti: «Provo dolore nel darvi questa notizia – ha ammesso monsignor Napolioni – ma sapevamo che prima o poi questo momento sarebbe dovuto arrivare».

Il ricordo è andato alla sua prima visita a Salvador de Bahia, otto anni fa, quando il vescovo Napolioni volò oltreoceano per conoscere da vicino l’esperienza portata avanti del sacerdote “fidei donum” cremonese don Emilio Bellani, iniziata con una storia legata a Comunione e Liberazione e che chiedeva di essere sostenuta nel suo sviluppo. «Negli anni successivi – ha ricordato Napolioni – siamo riusciti a far partire don Davide perché lo affiancasse. Poi don Emilio è dovuto rientrare in Italia per motivi di salute. E in questi giorni avrebbe tanto desiderato essere qui con noi, ma non ce l’ha proprio fatta».

E ancora: «Con questo passaggio vivrete una trasformazione importante: diventate sempre più una comunità radicata nel suo territorio, in cui i laici assumono sempre più responsabilità insieme ai propri sacerdoti. Ci avviciniamo a un Avvento e a un Natale che portano sorprese, forse più temute che attese. Queste sono le settimane in cui dobbiamo pregare lo Spirito Santo affinché illumini l’arcivescovo per questo cambiamento».

Un distacco, ma non un addio: «Noi desideriamo continuare l’amicizia tra la Chiesa di Cremona e questa Parrocchia – ha garantito il vescovo Napolioni – non più con la presenza stabile di sacerdoti e laici, ma attraverso visite e sostenendo le attività pastorali già avviate». E con l’immagine di san Giovanni Battista ha sottolineato: «Noi abbiamo preparato la strada e ora i tempi sono maturi perché questa comunità sia, a tutti gli effetti, guidata dalla Chiesa di Salvador de Bahia».

Monsignor Napolioni ha poi voluto sottolineare quanto l’aiuto alla diocesi brasiliana abbia fatto bene anche alla Chiesa cremonese: «Vi ho mandato don Davide per riaverlo come un prete migliore. E così è stato! Ha imparato molto stando qui e sono certo che l’esperienza che ha vissuto in mezzo a voi sia stata molto positiva e che noi ne raccoglieremo frutti, anche in futuro. Siamo una Chiesa che invecchia ed è molto importante rimanere in contatto con una Chiesa giovane come la vostra».

Ai sentimenti di tristezza per il distacco si affiancano anche quelli di un certo rammarico per una Chiesa che anche a Cremona non riesce più a esprimere quell’anelito missionario così fortemente espresso in passato e testimoniato dalla vita di tanti missionari. Una fatica che offre anche l’occasione per una riflessione sull’essere Chiesa missionaria oggi per una diocesi italiana, e che non può tradursi solamente nell’invio di sacerdoti o laici “fidei donum”, ma anzitutto deve rappresentare la volontà e la necessità per le comunità parrocchiali italiane di non chiudersi in se stesse, nei propri limiti e nelle proprie difficoltà strettamente legate all’ambito territoriale, ma rimanere aperte con uno sguardo rivolto alla Chiesa universale.

Le giornate brasiliane

La presenza del vescovo Napolioni a Salvador de Bahia, dal 25 novembre al 2 dicembre, è stata occasione per toccare con mano l’impegno e il frutto delle numerose opere sociali promosse in questi anni: oltre alle varie forme di carità per i poveri (come la “cesta basica”), la scuola di danza e il progetto calcistico “Inter Campus”, che coinvolgono centinaia di bambini e giovani, con l’intento di offrire non solo momenti di svago, ma anche valori umani e cristiani in un contesto spesso difficile e segnato da povertà.

Giornate vissute all’insegna della fraternità e potendo sperimentare le fatiche della vita in favela, ma anche le gioie di una comunità cristiana giovane e che sa esprimere l’entusiasmo e la freschezza della propria vita di fede, come hanno dimostrato i tanti incontri con bambini e ragazzi, la visita alle famiglie, l’incontro con catechisti e operatori pastorali.

Nei giorni brasiliani non è mancata una celebrazione sulla tomba di Irmã Dulce, religiosa delle Suore missionarie dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio, originaria proprio di Salvador de Bahia, soprannominata “Anjo bom da Bahia” (l’angelo buono di Bahia) per le sue opere di carità e di assistenza ai poveri e ai bisognosi, proclamata santa (santa Dulce dei poveri) da Papa Francesco il 13 ottobre 2019.

Nella giornata di sabato il vescovo Napolioni ha anche consacrato il nuovo altare nella piccola chiesa del Cabrito, un quartiere della grande parrocchia guidata da don Ferretti.

Domenica sera l’incontro con i coniugi Reno Riboni e Anna Rossi: entrambi originari della città del Torrazzo, dal 1992 fanno parte della Comunità papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, che li ha presto portati a trascorrere la propria vita e la propria vocazione in Brasile: prima ad ad Araçuaì, una piccola città del Minas Gerais, dove hanno aperto le porte della loro casa a ragazze–madri in difficoltá, con uno o più figli, allargando poi l’ospitalità anche a bambini, adolescenti e giovani; e dal 2011 a Salvador de Bahia, dove hanno aperto le porte della loro casa famiglia accogliendo tanti nuovi “figli”. Anche con l’impegno dei coniugi Riboni la presenza della Chiesa cremonese a Salvador de Bahia rimarrà viva e concreta. (www.diocesidicremona.it)

 


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