San Marcellino: "Il primo problema è la messa in sicurezza, poi seguiranno due o tre fasi di restauro". Il convegno sul futuro della vecchia chiesa dei Gesuiti: sempre aperta e auditorium
Nella cornice prestigiosa della chiesa di San Marcellino e Pietro si è svolto il convegno dal titolo “Prospettive per un patrimonio in attesa”, ideato per porre l’attenzione su un patrimonio da valorizzare.
La storia dell’edificio è intimamente legata a quella della Compagnia di Gesù, che si insediò nel quartiere prima della conclusione del Cinquecento. Quando nel 1777 l’ordine fu soppresso subentrarono nella cura della chiesa i Frati Conventuali che a loro volta nel 1798 cedettero il posto ai Barnabiti che vi rimasero fino al 1810. La prima pietra fu posta dal vescovo Cesare Speciano nel 1602; la lapide commemorativa della cerimonia di fondazione è tuttora visibile in facciata. La dedicazione ai Santi Marcellino e Pietro ricorda l’aiuto che secondo la tradizione i due martiri diedero ai Cremonesi nella battaglia contro i milanesi svoltasi a Castelleone nel 1213.
L’ultimo concerto in San Marcellino è stato la sera del 30 maggio 2019 con il Messiah di Händel interpretato dal Coro Costanzo Porta e dall’ensemble Cremona Antiqua. Poi da allora la chiesa di San Marcellino e Pietro è stata definitivamente abbandonata come sede di concerti proprio per i suoi problemi statici. E' stata la comparsa di una fessura passante lungo il finestrone a serliana sulla parte superiore a rendere evidenti i problemi della facciata, che lentamente, ma inesorabilmente, sta ruotando su se stessa. Sia la serliana che l’ingresso sono stati puntellati. Questo convegno è nato anche dall’esigenza di dare spazi aperti alle arti performative alla città in quanto teatro da sempre di tradizioni musicali senza tempo e che non possono finire.
Il futuro vorrebbe che l’ex chiesa dei Gesuiti, patrimonio legato alla parrocchia di Sant’Agostino (facente parte dell’unità pastorale Cittanova che unisce anche Sant’Agata e Sant’Ilario), possa trovare una sua destinazione culturale e musicale.
Per l’occasione sono intervenuti in ordine don Umberto Bordoni, della Scuola Beato Angelico di Milano, l’architetto Giorgio Della Longa, il professore del Politecnico Angelo Giuseppe Landi, il Soprintendente per le province di Cremona, Mantova e Lodi, Gabriele Barucca e il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti.
Il convegno è stato aperto da don Irvano Maglia, che ha presentato il dibattito ideato per riportare la chiesa come bene della città. Un convegno che ha lo scopo di mettere in luce le potenzialità del luogo di culto in cui ci troviamo, poco utilizzati ad oggi per i riti liturgici. “Esiste l’idea di intraprendere un percorso che ha un approdo e non tenerla solo in piedi. Questo sarebbe un atteggiamento troppo cremonese”, conclude il parroco della chiesa prima di presentare l’intervento di Don Gaiardi.
Don Gianluca Gaiardi interviene accendendo la riflessione sull’importanza della chiesa dei Santi Marcellino e Pietro. La chiesa è già stata luogo di importanti concerti ed esercita un valore culturale. Inoltre, custodisce la tomba di madre Lucia Perotti, fondatrice del collegio della Beata Vergine “Istituto non passato, ma presente, con le suore che tramite la loro ispirazione gesuitica, sono una presenza che fa da filone storico per questa realtà”. È necessaria una riflessione, per valorizzare il patrimonio, per entrare in una dimensione storica di racconto.
Prende la parola Don Umberto Bordoni, direttore della Scuola Beato Angelico, che citando alcune frasi prese dal libro “Chiese chiuse” di Tommaso Montanari, introduce il tema trattato.
Don Umberto Bordoni ha reso noto anche tramite dati e altri esempi, come la chiesa non sia indifferente al pensiero di conservazione e valorizzazioni dei propri beni ecclesiastici e come questo comporti un gran lavoro di catalogazione e cura dei beni stessi. Ci spiega bene come la chiesa tramite la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) abbia inoltre emanato dei documenti che dettino delle linee guida per la tutela dei propri beni ecclesiastici e per il possibile riuso.
Puntare l’attenzione sul fenomeno della nuova destinazione d’uso di antichi luoghi di culto si inserisce nella questione della gestione integrata dei beni culturali della Chiesa. L’ampia proporzione del problema è trasversale e sensibilizza non soltanto le comunità cristiane, ma anche l’opinione pubblica, in virtù della valenza simbolica e rappresentativa delle chiese nel tessuto urbano e paesaggistico.
Conclude la riflessione, Don Bordoni, rivolgendosi al luogo protagonista del convegno “Luoghi come questo, costituiscono un legame con la memoria, con l’identità, con la storia che non possiamo perdere per il bene di tutti, dal punto di vista religioso e civile per questo è bene che un convegno come quello di oggi possa incominciare a prendersi cura di questa chiesa…patrimonio in attesa”
Interviene in seguito, l’architetto Giorgio Della Longa, sensibile all’argomento in quanto ha seguito una serie di lavori compiuti di riutilizzo di beni ecclesiastici, come San Francesco del Prato a Parma, il tempio Votivo di Venezia, la chiesa di San Fantino Martire. Tramite questi esempi, l’architetto ha presentato al pubblico come il recupero dei luoghi ecclesiastici sia possibile e che stia già avvenendo in molte altre realtà.
“Io credo che la convivenza di usi di questa chiesa sia l’unica possibilità che ha questo spazio per continuare a vivere. Personalmente può essere uno spazio dove la chiesa si può confrontare anche dal punto di vista delle arti. L’unica speranza che ha questo spazio di vivere è quello di un uso multiplo all’interno della città”
Il professor Giuseppe Landi ha presentato alcuni cenni di studi e ricerche in atto per la chiesa, il cui scopo è auspicare un possibile progetto di restauro. Il professore ha riportato che sono state condotte ricerche sulle condizioni di conservazione delle coperture lignee, i parametri del microclima interno, un'approfondita ricerca storica, rilievi geometrici con lo scopo di orientare futuri interventi di manutenzione e restauro, e a valorizzare le attività che si potranno svolgere all’interno della struttura.
La musica e le arti performative hanno guidato queste idee di ricerche in quanto la città si appresta nella sua storia ad essere protagonista di eventi musicali unici nel loro genere come il Festival di Claudio Monteverdi.
“Serve che la nostra città, in tutti i frangenti, si attivi per costruire una sinergia, un luogo per sviluppare cultura. Una partenza leggera, con ridotti costi di interventi, che inneschi un avvio è il vero punto di partenza a cui seguiranno due o tre frasi di restauro. Questo dovrà essere un luogo duttile, come lo è già, aperto anche ai turisti e a tutte le comunità”
Al convegno sono intervenuti, nella formazione della tavola rotonda dedita al confronto dell’argomento, anche il sovrintendente Barucca avanzando il pensiero che “La città ha la possibilità di rieleggere un uso delle proprie chiese. Non teniamo le porte chiuse, perché i giovani non devono perdere la curiosità di entrare negli edifici caratteristici della propria città” e il Sindaco Galimberti "Questo spazio può essere il racconto di una cultura, il racconto della nostra storia".
Il convegno si è concluso con i ringraziamenti di Don Gianluca Gaiardi agli ospiti che sono intervenuti.
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