Sant’Omobono, la “lettera” del Patrono a Papa Francesco: "Nel tuo messaggio la mia vita", invito alla preghiera e all’impegno per i poveri e la pace
«Carissimo Papa Francesco…». Recuperando un altro tratto divenuto ormai tradizione per il solenne Pontificale del 13 novembre in Cattedrale, nella sua omelia il vescovo ha proposto ai fedeli una riflessione raccolta nella forma di una lettera scritta in prima persona dal Santo.
Con una suggestiva novità: non è il vescovo di Cremona, questa volta, il destinatario e il tramite di questo messaggio da parte del “padre dei poveri”, che si rivolge al Santo Padre, per sottolineare con gratitudine quanto il suo magistero papale incontri i tratti della sua vita terrena, della vicenda storica e della spiritualità del patrono di Cremona, modello di una santità “in uscita”: inginocchiato di fronte all’Eucaristia come in bottega, in famiglia, tra le strade della sua città.
Come da tradizione la celebrazione è stata preceduta dall’accoglienza della autorità civili, accolte dal rettore della Cattedrale don Attilio Cibolini sulla soglia della Cattedrale, che hanno portato i ceri per l’omaggio al Santo patrono. A portarli in cripta, il sindaco Andrea Virgilio insieme alla Giunta e al presidente del Consiglio Comunale Luciano Pizzetti e con il prefetto Antonio Giannelli, il presidente della Provincia Roberto Mariani e i rappresentanti delle forze dell’ordine.
«Con grande semplicità ma anche con grande coscienza delle nostre responsabilità ci ritroviamo qui, al cuore della nostra città e della nostra diocesi» ha esordito il vescovo Napolioni nel suo saluto, alla presenza del vescovo emerito Lafranconi e del Capitolo della Cattedrale. Il vescovo ha quindi introdotto il gesto dell’accensione della candela, simbolicamente effettuato dal primo cittadino in rappresentanza di tutta la comunità civile: «È quella luce di cui abbiamo bisogno, la luce degli uomini di Dio, della pace e della concordia, degli uomini e delle donne buoni e santi, che non piovono dal cielo ma fioriscono dalla terra». Proprio come Omobono, il «patrono laico» – ha quindi osservato lo stesso Napolioni introducendo la Messa – a cui la città guarda «fiera grata e attenta», come «uomo di carità, pace e preghiera, che sa trattare le cose del mondo alla maniera di Dio».
Alla figura di Omobono, sulle cui spoglie sorge l’altare della Cattedrale, e la cui figura campeggia nel grande affresco dell’abside accanto al Cristo Pantocreatore, guarda una Cattedrale gremita ben oltre la disponibilità di posti a sedere dei fedeli che fin dal primo mattino hanno iniziato il pellegrinaggio silenzioso e devoto verso la sua tomba nella cripta, aperta alla preghiera fino alle 19, grazie anche al servizio d’ordine dell’Associazione nazionale carabinieri di Cremona.
qui il testo completo dell’omelia (.pdf)
«Carissimo Papa Francesco, ti scrivo insieme a tutta la Chiesa di Cremona, di cui da più di otto secoli sono il Patrono», così dunque inizia la lettera di Sant’Omobono al Papa che il vescovo Napolioni legge alla comunità: «Ti scrivo perché sono felice di rimarcare la provvidenziale coincidenza che unisce il 13 novembre, giorno in cui la Chiesa di Cremona mi festeggia come Santo, alla Giornata mondiale dei poveri, che quest’anno celebrate il 17 novembre. Anche quassù è giunta eco del messaggio che hai scritto per tale VIII giornata, e senza falsa umiltà, sembra che tu stia descrivendo proprio la mia piccola vita e la spiritualità che l’ha animata. Ad essa guardano ancora i cristiani cremonesi».
Una consonanza profonda, dunque, tra la testimonianza di Omobono che attraversa i secoli e il messaggio di Papa Francesco. Un’unione che si fonda su tre fondamenta: «Preghiera, poveri e pace: queste erano le passioni maturate giorno dopo giorno nel mio umile cuore di uomo concreto della piccola borghesia cremonese. Mi fa impressione che poi, nei secoli, sia cresciuta dietro di me una comunità che ha imparato ad ideare e attuare tante iniziative di solidarietà, forme di prossimità, che ancora oggi colpiscono e impegnano». «E mi colpisce – aggiunge con un richiamo al tema scelto per la Giornata mondiale dei poveri 2024 – che tu oggi chieda a tutti di fare un passo in più, quello di “fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro…”».
E il riferimento alla preghiera ha portato il pensiero alla scuola di preghiera che ha caratterizzato proprio in Cattedrale il mese di ottobre in preparazione al Giubileo 2025. «Guai a noi – la voce del vescovo fa quindi eco alle parole di Omobono – illuderci di avere “imparato a pregare” solo in base all’emozione di qualche canto o alla cura delle nostre cerimonie! Ieri donne e uomini come me e tanti altri amici del Signore, e oggi come te papa Francesco, ci sentiamo spinti a uscire, ad andare – pregando incessantemente, nel cuore – incontro agli altri, agli emarginati e agli ultimi, alle tante storie di solitudine che si nascondono nelle case e nelle periferie, al disagio di piccoli e grandi che urla, disturba e invoca vero ascolto e concreti gesti di amore».
«Non basta chiederlo al cielo – scrive il patrono, rivolgendo il pensiero alla comunità – tocca a tutti voi, farlo, subito, ovunque… per invertire la drammatica corsa all’odio, alle armi, alle guerre, che entra come un sottile veleno anche nelle vostre anime, vi fa dire parole come pietre, e compiere solo per paura scelte di cui dovrete amaramente pentirvi. Tu, Papa Francesco, indichi un metodo di vita diverso, costruttivo e rigenerante, semplice e praticabile da tutti: “non dimentichiamo di custodire i piccoli particolari dell’amore: fermarsi, avvicinarsi, dare un po’ di attenzione, un sorriso, una carezza, una parola di conforto”». Un momento di tenerezza come quello a cui l’assemblea ha assistito in Cattedrale al momento dello scambio della pace, quando, dopo un abbraccio con il vescovo, è stato un gruppo di bambini a portare la pace ai primi banchi, e quindi a tutti i fedeli presenti.
Preghiera, pace e poveri: così, nello spirito di vicinanza per i bisogni tanto materiali quanto spirituali dei più fragili, durante la preghiera dei fedeli, il vescovo ha ricordato le numerose esperienze di carità che fioriscono sul territorio, con un pensiero dedicato al 160° di Croce Rossa Italiana, che nella Settimana della carità – celebrata in questi giorni in diocesi – si sta mettendo a disposizione con i propri volontari in una esperienza di collaborazione solidale con le Cucine benefiche della Società San Vincenzo de’ Paoli.
La celebrazione eucaristica – animata dal coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali, e concelebrata, insieme ai vescovi e ai canonici, da numerosi presbiteri del clero diocesano – è quindi proseguita con il consueto segno del dono delle stoffe, presentate all’altare durante l’offertorio insieme a un’offerta da destinare alla Caritas diocesana da una rappresentanza dell’associazione artigiani cremonesi e, per la prima volta, anche da un gruppo di studenti della sezione Moda dell’Istituto A. Stradivari, in omaggio a Omobono patrono dei sarti.
Un omaggio che prosegue, al termine della Messa, conclusa dalla concessione dell’indulgenza plenaria, con il pellegrinaggio dei fedeli cremonesi alla tomba del santo nella cripta della Cattedrale durante tutta la giornata, in un continuo coro di preghiera che in particolare in questa giornata di festa unisce nella fede la comunità cittadina e diocesana; nel pomeriggio alle 17 il canto del Secondi Vespri presieduti sempre dal vescovo Antonio Napolioni e a seguire alle 18 l’ultima Messa della giornata presieduta dal parroco della Cattedrale don Antonio Bandirali.
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