Scene da un matrimonio o dell'amore imperfetto. Sensibile e misurata la bella prova degli attori Fausto Cabras e Sara Lazzaro
Giovanni, professore universitario e Marianna, avvocato esperto in diritto di famiglia, sono sposati da dieci anni. Entrambi quarantenni, hanno due figlie e una vita apparentemente perfetta. Mai una sbavatura, mai un litigio. Sono seduti sul divano di casa davanti a un tablet, mentre una voce femminile chiede loro di ricordare il primo incontro e di dare significato alle parole fedeltà e felicità. Voglio credere che la mia vita sia bella, risponde Marianna. Ma sarà proprio vero?
In scena al teatro Ponchielli il 14 gennaio, Scene da un matrimonio prende le mosse dall’omonimo celebre film e serie TV degli anni Settanta con Liv Ullmann ed Erland Josephson. L'autore Ingmar Bergman analizza da vicino i problemi quotidiani che possono portare a un senso di isolamento e incomprensione tra i coniugi e, infine, alla rottura del loro matrimonio.
La storia racconta di Giovanni e Marianna: la loro vita coniugale procede senza sorprese e senza emozioni, ma con molti obblighi sociali. L’azione si svolge nel loro appartamento, fra il salotto e la camera da letto, dove si intrecciano tenerezze, paure e verità non dette (la scenografia è di Nicolas Bovey). Una sera, dopo aver assistito a teatro a Casa di bambola di Henrik Ibsen, i due iniziano a litigare di ingerenze familiari e di insoddisfazioni di coppia, ispirandosi al fatto che la protagonista del dramma, Nora, diversamente da Marianne così obbediente e remissiva, non condivide l'idea che una donna debba essere nella vita solo moglie e madre.
Il tempo passa, il matrimonio va in frantumi. Di ritorno da un convegno, infatti, il professore confessa alla moglie di essersi innamorato della ventenne Paola e di voler partire per Parigi con lei. Marianna, lasciata sola con le bambine, cerca a fatica di ricostruirsi una nuova vita, mentre lui, abbandonato nel frattempo dalla giovane amante e privato di un importante incarico accademico in America, teme di invecchiare e si rifugia nell'alcol. Il divorzio attraversa le scene successive: lei è inizialmente in una posizione di forza, l’ex-marito è perseguitato da demoni feroci; la tensione cresce, la violenza esplode.
Il racconto di Giovanni e Marianna affronta temi universali, sempre vivi e veri, come la ricerca dell'autenticità nelle relazioni, la necessità di conoscere sé stessi per poter amare, la critica delle convenzioni sociali. I personaggi non capiscono i sentimenti dell'altro, sono fisicamente ed emotivamente distanti o violenti. La loro storia d’amore è una danza complicata e imperfetta di momenti belli e brutti, arricchita dalla presenza-assenza delle figlie, evocate insieme ai bambini mai nati, agli amanti di un tempo, ai nuovi coniugi. Dopotutto, il loro amore potrà sopravvivere da qualche parte nel mondo?
Le otto scene che compongono lo spettacolo hanno tutte un titolo rivelatore. L'adattamento, curato dal (compianto) regista e sceneggiatore cinematografico Alessandro D’Alatri, ha il pregio di mantenere il ritmo serrato, ispirandosi probabilmente alle atmosfere della omonima serie americana, andata in onda quattro anni fa con Oscar Isaac e Jessica Chastain.
Il pubblico del Ponchielli ha seguito con attenzione e interesse le due ore di spettacolo e ha applaudito con convinzione i due eccellenti attori Fausto Cabras e Sara Lazzaro, che hanno saputo trasmettere con profondità, sensibilità e misura le complessità emotive dei loro personaggi. Applausi anche per il regista, Raphael Tobia Vogel, chiamato in ribalta a ringraziare.
Le foto sono di Luca Condorelli
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