Sempre meno acqua nel Po (-8,58). Di fronte a Casalmaggiore il vescovo di Parma prega per la pioggia. "Basta pensare che sia una risorsa infinita"
Un disastro. Il grande fiume tocca ancora il suo record raggiunto un mese fa nonostante i rilasci dei laghi e dei bacini elettrici: - 8,58. Insomma la situazione sta peggiorando. E dalle fotografie potete vedere lo stato del fiume Po nei dintorni del ponte e del pennello di via del Sale. Una situazione mai vista. Il caldo che cresce e che nel fine settimana toccherà i 40°, la mancanza di pioggia, la neve già sciolta da diverse settimane hanno portato il fiume a questa drammatica emergenza acqua. Non più navigabile il fiume, difficile farlo anche con le barche a remi. Sulla sponda mantovana la Soprintendenza ha addirittura vietato la ricerca archeologica avviata da locali dilettanti Indiana Jones lungo il fiume. Di fronte a Casalmaggiore, a Sacca di Colorno, è stata celebrata una Messa in segno di vicinanza a chi è colpito dalla siccità e per chiedere il dono della pioggia. E' stato il vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi a celebrarla per convidiere le preoccupazioni della sua gente. Al termine della messa una breve processione con la benedizione delle acque e una preghiera per il dono della pioggia. Per condividere le preoccupazioni della sua gente, particolarmente colpita da questi fenomeni, monsignor Enrico Solmi, vescovo della diocesi di Parma ha celebrato una Messa nella piccola chiesa di Sacca, frazione del comune pavese di Colorno. La processione, al termine della celebrazione, si è poi conclusa con la benedizione delle acque e una preghiera per il dono della pioggia che manca oramai da settimane.
‘Quello che stiamo vivendo nella valle del Po non è un episodio isolato, è parte di una tendenza irreversibile alla modificazione dei sistemi idrici, legata al cambiamento climatico, rispetto alla quale dobbiamo urgentemente adattarci in una maniera stutturale e questo non può che passare da un ripensamento degli usi delle acque’. Il monito porta la firma di Giacomo Parrinello, storico dell’ambiente e assistant professor al Centro di storia di Sciences Po, l’istituto di studi politici di Parigi intervistato dall'Agenzia Dire. Questo ripensamento ‘implica un confronto sui modelli economici ma anche su chi e come prenderà le decisioni per la riorganizzazione degli usi delle acqua, necessaria per via della crescente scarsità, così da assicurarsi che sia una riorganizzazione giusta e non ingiusta. Che tenga cioè conto nella maniera migliore possibile degli interessi dei più e non dei pochi’, sottolinea il docente.
"Quello che però ‘è sempre mancato e che in parte manca ancora adesso- sottolinea Parrinello- è l’idea che nella valle padana si possa far fronte in maniera strutturale alla penuria d’acqua. Si è sempre operato con l’idea di una risorsa abbondante, si trattava semplicemente di trovare le forme e i modi per poterla distribuire, ma pensando che fosse disponibile ed abbondante. In parte questa non è un’idea falsa, perchè nel clima dell’Olocene, cioè degli ultimi 6.000-10.000 anni, nella valle del Po l’acqua è stata effettivamente abbondante. Il problema è che adesso una delle conseguenze maggiori del cambiamento climatico è che la quantità di acqua disponibile nel bacino del Po non è più la stessa di un secolo fa e questo è il vero impensato. E’ l’elemento su cui ancora non ci si confronta in maniera adeguata’, perché significherebbe ‘ripensare completamente il modello economico e non mi sembra di vedere ancora segnali che vadano in questa direzione’.
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (Foto Studio B12)
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