7 dicembre 2022

Spente le luci sull'anniversario di Tognazzi, resta il desolante vuoto del cinema in centro: sparite cinque sale trasformate in parcheggio o condomini

Ora che le luci si sono spente sul centesimo anniversario della nascita di Ugo Tognazzi, a ricordare il grande Ugo ci sono le vetrine inesorabilmente spente da dodici anni del cinema di via Verdi. Per Cremona e il suo centro storico il quadro della settima arte è oggi drammatico. Sull’asse del corso, su un tragitto di poco più di un centinaio di metri si contavano ancora negli anni Ottanta cinque cinema. L’ultimo a chiudere, in ordine di tempo, è stato il 31 marzo 2011 il cinema Tognazzi. Ma prima ancora era stato il cinema Italia già trasformato peraltro in sala Bingo, quando il proprietario, Francesco Camurri, aveva deciso di chiudere definitivamente i battenti, dopo il fallimento della seconda esperienza nel settore delle scommesse, tanto popolare in Spagna, ma mai molto seguito nel Bel Paese. E così l’ex cinema Italia aveva vissuto l’ennesimo scossone fino a quando non è stato demolito per lasciare il posto ad un avveniristico condominio. In realtà il processo inarrestabile, era iniziato dall’inizio degli anni Novanta. Quando l’imprenditore piacentino Giorgio Leopardi decideva di buttarsi nell’avventura del cinema Tognazzi, era l’autunno del 1993, il cinema Corso, poco lontano, era già stato inserito nel nuovo piano della mobilità comunale per essere trasformato in autorimesse ad uso privato con 155 box a disposizione. E Leopardi aveva fatto rientrare nel suo grande progetto di rilancio del cinema a Cremona anche la riqualificazione dell’Italia. Ma intanto altri 127 posti auto erano già stati individuati nell’ex Supercinema, il cui destino è stato anche forse più sciagurato. La sala cinematografica era stata realizzata nel 1938 su progetto del perito industriale Guido Tarsetti in occasione della riforma di un altro cinema già esistente sul sito, denominato Cinema Reale. La Società AemService, nel 2000, rileva la società proprietaria dell’ex Supercinema e accompagna l'iter amministrativo e progettuale che porterà alla stipula della convenzione fra Comune di Cremona e Ministero dei Beni Culturali, e alla relativa concessione edilizia il 4 maggio 2001, quando l’edificio che ospitava il Supercinema viene ceduto in concessione al Ministero per i beni e le attività culturali per la durata di 99 anni. E’ stata individuata un'area, quella compresa tra via Palestro e via Goito non lontana dalla Biblioteca Governativa, di circa 870 mq. per costruirvi una mediata che non verrà mai realizzata. Fino a quando, la piazzetta frutto delle demolizioni, nel 2019 verrà intitolata a Mario Coppetti. Obiettivamente, dopo la chiusura di tutte le altre sale cinematografiche cittadine, Filodrammatici escluso ma grazie all’intervento comunale negli anni scorsi, solo il cinema Tognazzi era rimasto a presidiare il vuoto serale.

In realtà una volta cessate le proiezioni resta il problema di cosa fare del contenitore. L’ex cinema e teatro Politeama ne è un esempio. Ha chiuso i battenti mezzo secolo fa anche se per molto tempo ancora la locandina dell'ultimo film in programmazione restò, strappata, ad ingiallire sui muro di via Arisi. L'emozione e la reazione alla strage dovuta all'incendio del cinema Statuto a Torino, provocò un giro di vite in molti locali pubblici italiani ed anche ai cremonesi. La locale Commissione Prefettizia di Vigilanza sugli edifici destinati a pubblici spettacoli, per le norme di prevenzione degli incendi, tolse l'agibilità al Politeama Verdi. Era il 1969 e per il vecchio teatro iniziò la fine. Ora si parla di un ritorno della struttura sul mercato immobiliare. L'ultima ipotesi di recupero del glorioso teatro data a qualche anno fa, quando l'impresa Contardi di Fombio, proprietaria dello stabile, aveva iniziato una trattativa con alcuni imprenditori cremonesi sulla base di una valutazione di circa 300 mila euro, tanto valeva l'immobile, oramai del tutto svalutato.  Anche la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia aveva allentato i vincoli, limitandoli alla sola parte superiore comprendente la cupola. Il progetto di recupero dello stabile prevedeva la possibilità di dividere in due ambienti la grande platea con l’inserimento di una soletta in cemento che avrebbe consentito di utilizzare la sala superiore, posta sotto la grande cupola vetrata, come prestigioso ristorante, e quella inferiore come sala polifunzionale da trecento posti: foyer, primo giro di palchetti e platea sono ancora intatti e sotto il palco vi è la possibilità di disporre di sei posti auto con accesso da via Arisi, al secondo piano è situato un appartamento di 130 metri quadrati con accesso diretto dall’attuale ascensore. 

Per il Tognazzi è naufragata l’ipotesi di realizzarvi un supermercato. La trattativa con il gruppo imprenditoriale interessato alla realizzazione è saltata poco più di un anno fa e tutto è tornato in alto mare per le ex sale comprese tra via Verdi e via Gramsci. L'ipotesi del supermercato avrebbe trovato disponibile l’amministrazione comunale che avrebbe visto positivamente l’insediamento di una struttura di vendita in pieno centro, spostando in questo modo il baricentro  commerciale dalla tangenziale o dalla prima periferia nel cuore della città.

Non c’è alternativa: vuoto o parcheggio. Oppure banche. Così è stato ad esempio per l’ex cinema Padus, dove nel 2008 ha aperto la Cassa Padana, riservando la parte superiore ad appartamenti e uffici. E i vecchi cinema parrocchiali? Quello del circolo “Zaccaria” a San Luca era una sala cinematografica che ha rappresentato per anni un punto di riferimento, un cinema ‘parrocchiale’ affidato alla cura dei Barnabiti che nel complesso hanno la loro casa. Per la sala, chiusa dopo l’incendio del cinema Statuto di Torino nel 1983 e le successive regole di sicurezza definite per legge per i locali pubblici, si era parlato di un progetto per farne un polo culturale aperto al pubblico. Una proposta lanciata tre anni fa, ma di mezzo c’è stata poi la pandemia.

Fabrizio Loffi


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