Su A2A e Linea Group un mosaico complesso e contraddittorio: a Pavia Lega e Forza Italia votano a favore, il Pd si astiene. Contrari solo i 5 Stelle
Paese che vai, usanza che trovi. Comune che vai, orientamento che trovi, verrebbe da aggiungere guardando alle vicende sulla fusione tra A2A e Linea Group (Lgh), la holding delle ex municipalizzate di Cremona, Crema, Pavia, Lodi e Rovato. Salvo il Movimento 5 Stelle, sempre e ovunque contrario all’operazione, gli schieramenti politici assumono posizioni diverse da un Comune all’altro. Se a Cremona, ad esempio, la Lega si è astenuta sulla cessione di Lgh, a Pavia ha invece votato a favore.
Premessa d’obbligo: a Pavia la Lega è in maggioranza e il sindaco è il leghista Fabrizio Fracassi. Tuttavia, sorprende il diverso atteggiamento dei partiti su questa controversa operazione finanziaria. Il Consiglio Comunale di Pavia ha votato ieri sulla cessione delle restanti quote di Lgh ad A2A e l’oggetto è stato approvato con i voti favorevoli della Lega, ma anche di Forza Italia (anch’essa in maggioranza). Una posizione, quella degli azzurri pavesi, in antitesi con Forza Italia di Cremona, da sempre molto critica sulla fusione.
Non solo: a Pavia il Pd è all’opposizione e sul voto di ieri in Consiglio si è astenuto. A Cremona i democratici sono invece i principali sponsor della fusione. Voto contrario, esattamente come nelle altre realtà locali, infine, dal Movimento 5 Stelle, che sulla vendita ad A2A sta conducendo una battaglia senza sosta ormai dal 2016.
E’ dunque un mosaico politico complesso e per molti versi contraddittorio, quello che si sta delineando sulla fusione oggetto del nuovo esposto all’Anac (l’autorità anticorruzione) e alla Corte dei Conti da parte dei pentastellati. Resta a questo punto da capire come si esprimerà Lodi, che non ha ancora affrontato il voto in Consiglio. Secondo alcuni, dopo il via libera di Pavia, il voto di Lodi sarebbe ininfluente. Secondo altri non è detta l’ultima parola. Sta di fatto che l’operazione, pur con mille dubbi e con il pesante “precedente” di Seregno, dove il Consiglio di Stato ha bocciato un’operazione del tutto simile a quella in campo con Linea Group, procede. A completare il quadro, altri due passaggi formali: giovedì 7 ottobre l’assemblea dei soci di Lgh e venerdì 8 ottobre l’assemblea dei soci di A2A.
Nel frattempo, dal versante bresciano, è tornato sull’argomento il consigliere regionale dei 5 Stelle, Ferdinando Alberti. “La fusione condotta da LgH mediante la vendita delle proprie azioni ad A2A, grazie ad un mio diretto intervento”, spiega Alberti in un articolo pubblicato da QuiBrescia.it proprio oggi, “era stata cassata dall’Anac che, semplicemente applicando le leggi vigenti, aveva ritenuto non possibile la vendita diretta senza una procedura concorsuale. La delibera Anac è stata impugnata da alcuni soci di Lgh ma il Tar aveva confermato quanto scritto dall’anticorruzione nazionale: la cessione è illegittima se avviene senza bando di gara. Queste decisioni sono state di fatto precursori delle due sentenze che hanno bocciato la fusione di AEB (l’ex municipalizzata di Seregno; ndr) in A2A”.
“Che ne è stato però della fusione di LGH in A2A? - si chiede Alberti -. Nonostante quanto detto, nessuno è tornato sui suoi passi. Questo perché le decisioni di Anac non hanno potere vincolante e il Tar si era espresso contro l’impugnazione della decisione di Anac e non contro la fusione. In sostanza, tutto è rimasto com’era. Anzi, in questi mesi i Comuni soci di Lgh stanno addirittura affrontando la fase di decidere se completare o meno il processo di fusione iniziato nel 2016″.
“Insieme ai miei colleghi delle province di Cremona, Pavia e Lodi - ricorda infine il consigliere - stiamo procedendo ad acquisire le delibere e gli atti comunali che autorizzano la cessione definitiva delle quote di LGH ad A2A. Gli enti locali hanno trenta giorni per rispondere scaduti i quali noi procederemo in ogni caso con il deposito di un esposto alla Corte dei Conti chiedendo la responsabilità amministrativa e la quantificazione del possibile danno erariale, ribadendo così l’illegittimità di questa fusione”.
Conclude Alberti: “Alcuni Comuni come Rovato e Cazzago San Martino, i due più importanti soci di Cogeme, hanno già deliberato favorevolmente ma molti altri ancora non lo hanno fatto. Mi appello a tutti gli amministratori locali e ai consiglieri sia di maggioranza che di minoranza a valutare con tutte le attenzioni del caso le loro scelte perché le sentenze e le decisioni assunte dai tribunali amministrativi, dal Consiglio di Stato e dall’Anticorruzione parlano chiaro: non si possono vendere quote di una società pubblica senza gara pubblica. Ignorarle significa perseverare su un cammino molto pericoloso. Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità in piena e totale autonomia e libertà. Però poi, se qualcosa va male, nessuno dica che non sia stato avvertito”.
Nella foto di repertorio, il Consiglio Comunale di Cremona.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti